La Zes Unica del Mezzogiorno si allarga verso il Centro Italia. Sfruttando lo stesso meccanismo utilizzato per l’Abruzzo – cioè la classificazione come territorio in transizione – il governo è riuscito ad ottenere dalla Ue l’ingresso nella Zona economica speciale anche di Marche e Umbria. Cioè due regioni che negli ultimi anni hanno registrato livelli di crescita più bassi rispetto ai media nazionali, anche per lo spopolamento, la crisi dei distretti industriali e gli strascichi della ricostruzione post sisma.
Ieri pomeriggio in Consiglio dei ministri è stato approvato un apposito disegno di legge per allargare il perimetro della Zes. Che diventerà operativa anche nelle Marche e in Umbria dopo la via libera del Parlamento. Questi territori potranno accedere ad agevolazioni quali fondi per gli investimenti, credito d’imposta per l’acquisto di macchinari, semplificazioni autorizzative per l’insediamento e la riconversione di imprese, fino a decontribuzioni e defiscalizzazioni sulle assunzioni.
La crescita
Come ha auspicato la premier Giorgia Meloni, si spera di ripetere anche in questi due territori le performance registrate nel Mezzogiorno: lo scorso anno sono state rilasciate 425 autorizzazioni uniche per finanziare investimenti di circa 2,4 miliardi, sono stati erogati sotto forma di credito d’imposta 2,5 miliardi per esempio per l’acquisto di macchinari, sono stati creati 8 mila posti di lavoro. Secondo l’European House Ambrosetti nelle Zes si è creato un giro d’affari da 26,7 miliardi di euro, con un moltiplicatore di 2,6 per ogni euro.
Il vicepremier, e ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha parlato di «un provvedimento, voluto fortemente da Forza Italia, che dedichiamo al territorio, alle imprese e ai lavoratori». Mentre Guido Castelli, commissario alla ricostruzione del Cratere sismico, propone «di inserire nella Zes anche i Comuni del Lazio colpiti dal terremoto del 2016 per evitare gap con i territori limitrofi». Tema rilanciato anche dal leader della Cgil Lazio, Natale Di Cola, e che si porrà durante il passaggio parlamentare.
Intanto, ieri il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge Semplificazioni. «Continua – ha spiegato il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo – il nostro percorso di semplificazione per dare risposte concrete a cittadini e imprese. Vogliamo ridurre gli ostacoli burocratici che rallentano l’attività di chi produce, investe e lavora in Italia».
Nei venti articoli del testo, sul fiscale fronte, viene permesso di ripresentare le dichiarazioni trasmesse telematicamente e scartate. Si riducono a un terzo le sanzioni per gli eredi che accettano di chiudere i contenziosi in materia successoria. Minori oneri sulla privacy per le imprese fino a 5 dipendenti. Per le nuove assunzioni, le pubbliche amministrazioni – visto il principio dell’“once only” – non potranno chiedere dati e documenti già in possesso di altri enti. Saltano una serie di «adempimenti arcaici» come la dichiarazione di industria insalubre che risale al 1934: d’ora in avanti basteranno le normali autorizzazioni ambientali. Gli autotrasportatori potranno sia sostenere l’esame di idoneità in una provincia della Regione di residenza sia utilizzare un unico mezzo per l’attività in conto proprio e quella in conto terzi.
Ambiente
Sul fronte dei rifiuti vengono facilitate le attività di bonifica dei materiali speciali sversati in strada. La spazzatura trasportata via nave sarà considerata una merce come le altre. Semplificate poi le autorizzazioni amministrative per i distributori di cibi e bevande (basterà una comunicazione al Comune) e per installare le insegne luminose (sarà sufficiente la Scia). La formazione sarà garantita anche agli addetti in cassa integrazione. Uniformata la normativa sulle certificazioni per i tecnici che installano e fanno manutenzione sugli impianti alimentati da fonti rinnovabili. Gli infermieri affiancheranno i medici nella formazione degli addetti di primo soccorso. Gli suoi potranno formare i dipendenti delle imprese. Alleggerire le procedure su bonifiche o riutilizzo delle acque reflue per uso industriale. Il calcare industriale rientrerà tra le materie critiche prime.
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