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“Nell’era dell’AI la PA ha bisogno di 5G


Reti resilienti, 5G, edge computing, reti private per garantire latenza minima e continuità: sono questi i pilastri della “infrastruttura dell’intelligenza” che occorre alla Pubblica amministrazione italiana nell’era dell’intelligenza artificiale. Lo afferma Massimiliano De Carolis, amministratore delegato di Sirti Digital Solutions, la tech company del Gruppo Sirti che abilita la trasformazione digitale di aziende pubbliche e private.

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L’Ai ha innescato una nuova transizione tecnologica“, dichiara l’AD. “La sfida non è più solo digitalizzare i processi, ma rendere l’intelligenza artificiale un abilitatore concreto di servizi pubblici più efficienti, predittivi, sicuri. L’Ai non è un software. Non vive nel cloud. Vive dove ci sono dati, reti, calcolo, sicurezza. Vive dove c’è infrastruttura. E quella che serve alla PA non è un’infrastruttura qualsiasi, ma una “infrastruttura dell’intelligenza”, con quattro caratteristiche fondamentali: connessa, distribuita, sicura e sovrana, sostenibile”.

“È su questa infrastruttura che si potrà far scalare l’Ai nella PA: dal monitoraggio predittivo degli asset pubblici, alla semplificazione amministrativa, alla tutela del cittadino”, afferma l’AD di Sirti Digital.

Sulla connettività i pilastri sono reti resilienti e il 5G. Quali le sfide?

I sistemi di telecomunicazioni attuali dovranno evolvere in modo significativo per stare dietro ai mutati profili di utilizzo delle infrastrutture a seguito dello sviluppo dell’Ai. A livello globale, lo sviluppo dei soli datacenter prevede un investimento in infrastrutture di networking di 150 miliardi di dollari entro il 2030. Questo significa installare qualcosa come 5 milioni di Km di cavi in fibra, abbastanza per fare il giro della terra 120 volte. Le nostre infrastrutture di telecomunicazioni che sono state costruite sostituendo la fibra al rame, dovranno prepararsi al passaggio dalla economia del Gigabit alla economia del Terabit. Lo sforzo non sarà solo quello di fare fronte ad una crescente domanda di dati, che continua a crescere a ritmi del 20% anno su anno, ma al cambiamento dei profili di utilizzo delle nostre reti. Negli ultimi 20 anni il numero dei device connessi alle nostre reti per una utenza domestica è passato da 2-3 a circa 20.

L’arrivo della Agentic AI porterà ad un ulteriore cambiamento della nostra esperienza di fruizione della rete. Oltre ai 20 oggetti domestici attualmente connessi alla rete, avremo a disposizione una serie di collaboratori “agentici” che creeranno per noi un’esperienza di consumo della rete iper-personalizzata. Questa evoluzione, vista dal lato dell’operatore di infrastruttura, cambierà i profili e le caratteristiche del traffico che gira sulle reti. Il cambiamento andrà indirizzato con soluzioni sempre più avanzate di gestione ed analisi dei dati, di “ascolto della rete”, automazione nella gestione delle reti per “riconfigurarle” in tempo reale al cambiare dei profili di utilizzo.

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Perché serve un’infrastruttura distribuita?

Elaborare il dato in una infrastruttura centralizzata, spesso su un datacenter basato all’estero, non è sempre il modello migliore. Serve elaborarlo vicino alla fonte. Il modello centralizzato non regge sempre la velocità dell’Ai. Inoltre, l’infrastruttura della PA deve essere sicura e sovrana, perché gestisce dati pubblici: cittadini, sanità, mobilità. Tutto ciò richiede governance, trasparenza e architetture con un elevato livello di sicurezza.

Quali sono i benefici del 5G per la PA?

La trasformazione digitale è già in corso e anche la Pubblica Amministrazione è chiamata ad accelerare il proprio percorso di innovazione per rispondere alle esigenze di un Paese sempre più connesso. In questo scenario, il 5G emerge come una leva fondamentale per compiere un vero salto di qualità, offrendo un’infrastruttura moderna, affidabile e sicura in grado di abilitare servizi pubblici più efficienti, capillari e orientati al cittadino. Il 5G non rappresenta soltanto un’evoluzione in termini di velocità di connessione, ma una vera e propria rivoluzione tecnologica, grazie alla sua capacità di ridurre drasticamente la latenza e supportare un numero elevatissimo di dispositivi connessi in simultanea. Quando applicato in modalità privata, consente alle Pubbliche Amministrazioni di progettare reti su misura, calibrate sulle esigenze del territorio e dei servizi locali, anche laddove le infrastrutture pubbliche non siano ancora adeguate. Un altro aspetto cruciale è quello della sicurezza. La gestione autonoma della rete permette alla PA di mantenere il pieno controllo sui dati sensibili, garantendo standard elevati di protezione e riservatezza — un elemento essenziale in settori critici come difesa, sanità, giustizia, emergenza, mobilità o anagrafe.

Il potenziale del 5G si estende anche allo sviluppo di progetti di smart city e, in generale, trasforma anche il modo in cui la PA gestisce il proprio patrimonio fisico. Grazie alla combinazione tra 5G e Internet of Things, oggi è possibile monitorare in tempo reale lo stato di salute di ponti, edifici pubblici, reti idriche ed elettriche, migliorando prevenzione, manutenzione e sicurezza. In sintesi, il 5G — potenziato dall’IoT — rappresenta un’alleanza strategica per una Pubblica Amministrazione più autonoma, reattiva e vicina ai bisogni concreti dei cittadini.

La PA può essere il catalizzatore della nuova AI economy? Come?

Attivando partnership industriali di lungo termine, usando la leva degli appalti pubblici innovativi, puntando su infrastrutture critiche come abilitatori di servizio, lavorando con trasparenza e facendo co-creazione con l’ecosistema tech. Il nostro Paese ha bisogno di una PA intelligente, moderna, protetta. Ma ha anche bisogno di una visione industriale dell’Ai, fondata su infrastrutture che garantiscano sovranità, resilienza, accesso equo e sostenibilità.

E gli impatti sulla sostenibilità? Come difendere gli obiettivi di decarbonizzazione?

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La crescita esponenziale della domanda di datacenter e del calcolo guidato dall’Ai, unita alle politiche di elettrificazione della mobilità, presentano importanti sfide per le nostre infrastrutture elettriche. Nel 2025 a livello globale la domanda di capacità dei datacenter è di 82 Gigawatt. Da qui al 2030 questo valore crescerà fino a 219 guidato dalle applicazioni Ai che cresceranno di 3,5 volte, dagli attuali 44 Gigawatt a 156 Gigawatt. Nvidia stima che la capacità computazionale crescerà di un milione di volte nei prossimi 10 anni. L’investimento previsto nei datacenter entro il 2030 è di circa 7 trilioni di dollari, di cui 1,5 è quello previsto per far girare le applicazioni IT tradizionali. Ma il grosso servirà per alimentare la nuova Ai economy. Guardando all’Italia, da noi si contano circa 186 strutture datacenter operative a fine 2024. In Italia si sono investiti 5 miliardi di euro in datacenter nel biennio 2023-24 mentre questo dato raddoppierà nel 2025-26 (10,1 miliardi). I trend emergenti su protezione e sovranità del dato contribuiranno ad una accelerazione di questa crescita.

Il consumo energetico ne risente: nel 2022 le richieste di allacciamento alla rete Terna da parte dei gestori di datacenter erano state di 2GW, nel 2023 erano triplicate a 6.2 GW e nel 2024 sono cresciute di 5 volte raggiungendo i 30GW. Questo forte aumento della domanda porta al rischio di saturazione della rete elettrica in determinate aree del paese a causa delle ingenti aperture di Infrastrutture estremamente energivore. L’impatto del consumo dei datacenter sui sistemi nazionali è ancora limitato ma il problema è la concentrazione geografica. In alcune città europee sono stati posti vincoli molto stringenti all’apertura di nuovi datacenter per un tema di impatto sulla infrastruttura energetica. Una risposta di breve termine qui viene sicuramente dalle rinnovabili e dalla collaborazione ed integrazione delle società di gestione dei datacenter con le utilities energetiche. A questo proposito, per esempio, ci sono tecnologie molto interessanti che “riciclano” il calore prodotto dai datacenter nelle infrastrutture di teleriscaldamento.

Un’altra direttrice su cui stiamo lavorando è l’ottimizzazione dei consumi energetici e anche qui vi sono sviluppi molto promettenti sul fronte della tecnologia.

Lei ha ribadito, in un recente intervento presso la Camera dei Deputati sulla Ai economy, l’importanza del ruolo degli operatori infrastructure & integration tech.

Costruiamo e gestiamo reti dati e sicurezza, datacenter e edge node, sensoristica IoT per città intelligenti, trasporti ed energia, piattaforme di controllo e interoperabilità. Questo comparto può rappresentare un moltiplicatore di valore per i grandi obiettivi della PA (Pnrr, interoperabilità, accessibilità digitale, smart services). Sul fronte specifico della crescita di capacità computazionale stiamo lavorando molto con gli operatori di infrastrutture e con diverse aziende per sviluppare soluzioni di mini-datacenter (edge) da installare sulle dorsali delle nostre infrastrutture di trasporto o di trasmissione energetica, o per recuperare aree industriali dismesse, un modello che riteniamo più funzionale alle esigenze di sviluppo economico e industriale dell’Italia rispetto alle grandi gigafactories. Questa differenziazione vale in modo significativo quando si passa dal training dei grandi modelli (che necessariamente richiede la capacità computazionale di una gigafactory) all’inferenza, che rappresenta l’utilizzo invece può essere gestita in datacenter di minori dimensioni fino all’edge.

In tema di resilienza, vorrei soffermarmi anche su quanto Sirti sta facendo per abilitare la transizione verso la Ai economy. Stiamo lavorando per affrontare i due maggiori rischi, quelli cibernetici e quelli connessi ai danni climatici. Da persona che fino a pochi mesi fa lavorava nel corporate center di un grosso gruppo assicurativo internazionale, posso dirvi che questi 2 rischi sono una classica area di fallimento dei meccanismi di mercato in quanto sono ad elevatissima severità e con forte concentrazione. La risposta può venire solo da una collaborazione pubblico/privato e soprattutto da una accelerazione delle tecnologie di protezione del territorio. Su questo fronte Sirti Digital sta lavorando molto con le amministrazioni locali piccole e grandi per portare tecnologie per la prevenzione da danni atmosferici, monitoraggio del territorio, sicurezza e videosorveglianza, eccetera. Sempre sul fronte della resilienza stiamo facendo importanti progetti con gli operatori delle nostre principali infrastrutture, per creare soluzioni molto avanzate di monitoraggio delle infrastrutture di trasmissione elettrica. 



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