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settore strategico, ora misure concrete


Bene l’incontro promosso dalla Presidenza del Consiglio, che ha riconosciuto il valore strategico della filiera vitivinicola e ribadito la sua centralità all’interno dell’intero sistema enogastronomico nazionale. La partecipazione del premier Meloni è un segnale importante in un momento complesso per il comparto, che necessita di misure tempestive e strutturate”, commenta il presidente di Coldiretti Ettore Prandini a margine del Tavolo vino convocato oggi pomeriggio dal Governo a Palazzo Chigi, alla presenza del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, dei rappresentanti del Ministero delle Imprese e della Salute e della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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Le proposte di Coldiretti per rilanciare il comparto

Coldiretti ha presentato al tavolo una serie di proposte concrete per sostenere il settore: finanziare in modo equo e immediato la distillazione straordinaria; rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione attraverso la valorizzazione delle agenzie italiane all’estero; valutare l’opportunità di una moratoria sui finanziamenti per le imprese in difficoltà; prevedere sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità; includere misure a sostegno dell’enoturismo e istituire un tavolo permanente presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste dedicato alla promozione e comunicazione.

Produzione buona, ma giacenze record e consumi in calo

Il confronto si inserisce in un contesto di forte preoccupazione per il futuro del comparto vitivinicolo italiano, che, nonostante una vendemmia 2025 promettente – con circa 45 milioni di quintali di uva e una qualità elevata grazie a condizioni climatiche favorevoli – si trova a fare i conti con scorte ai massimi storici, pari a oltre 46 milioni di ettolitri, e con consumi in crescente diminuzione. Una situazione che, secondo Coldiretti, rischia di compromettere la stabilità del mercato, deprimere i prezzi e disincentivare gli investimenti futuri, frenando la crescita e la qualità che il settore ha saputo costruire nel tempo.

Un comparto ancora vitale ma esposto a rischi senza precedenti

L’ultima campagna di investimenti e ristrutturazione dei vigneti ha registrato oltre 8.500 domande per un totale di più di 220 milioni di euro richiesti, segno di un comparto ancora vitale, ma oggi esposto a rischi senza precedenti.

Fattori esterni minacciano il vino italiano

Preoccupano inoltre i fattori esterni: dall’esclusione del vino dal premio accoppiato nella proposta di riforma della PAC – che lo equipara a prodotti nocivi – alla crescente demonizzazione mediatica del vino come alimento nocivo, fino all’annunciato aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni, che potrebbe causare un danno stimato di oltre 317 milioni di euro sull’export italiano, con gravi ripercussioni sulle produzioni di nicchia e sulle piccole imprese.

Serve un’azione coordinata per evitare una crisi strutturale

Siamo di fronte a un momento spartiacque per il futuro del vino italiano – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, accompagnato al tavolo dai delegati di Giunta Francesco Ferreri e Dominga Cotarella – e servono misure straordinarie, rapide e coordinate per evitare che una difficoltà congiunturale si trasformi in una crisi strutturale. Chiediamo di finanziare in modo equo la distillazione straordinaria per ridurre le giacenze e ristabilire l’equilibrio di mercato, e di rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione, valorizzando il ruolo delle agenzie italiane che operano all’estero.”

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Sostenibilità, enoturismo e semplificazione al centro delle priorità

È fondamentale introdurre sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità ambientale e valutare una moratoria sui finanziamenti per le aziende vitivinicole in difficoltà, affinché possano superare questa fase critica senza rinunciare a progetti di crescita e innovazione. Serve inoltre un sostegno concreto all’enoturismo, che rappresenta una leva strategica per la promozione del vino nei territori, favorisce un consumo consapevole e crea valore aggiunto per le imprese e per l’intero sistema Paese.”

Un altro tema cruciale è quello della sburocratizzazione: le procedure per la produzione, la promozione e, soprattutto, per l’export del vino possono essere notevolmente semplificate, affidando un ruolo centrale a un unico ente pubblico di riferimento, capace di ridurre tempi, costi e incertezze per le imprese.”

Difendere il vino italiano significa difendere la cultura del Paese

Prandini ha infine posto l’accento sulla necessità di rilanciare l’immagine del vino attraverso una narrazione positiva, legata alla cultura e alla tradizione italiana: “È inaccettabile che il vino venga assimilato a prodotti nocivi per la salute. Il vino, consumato in modo responsabile, è parte integrante della Dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. È un alimento simbolico, che unisce convivialità, paesaggio e benessere. Riavvicinare le nuove generazioni al vino significa educarle al gusto, alla responsabilità, alla conoscenza del territorio. Difendere il vino – ha concluso – significa difendere milioni di imprese, famiglie e una cultura millenaria che ha fatto grande l’Italia nel mondo.”



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