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Vino, a palazzo Chigi l’incontro con il sistema produttivo di settore, al centro l’effetto dazi e strategie di mercato


Il governo ha convocato il sistema produttivo del settore vitivinicolo a Palazzo Chigi per un punto sugli effetti dei dazi al 15% che entreranno in vigore a partire dal 7 agosto, ma per segnare l’avvio di un percorso condiviso per definire una strategia nazionale a tutela e rilancio del vino italiano. Presenti il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, i ministero delle Imprese e della Salute e la presidenza del Consiglio; per la filiera del vino Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini. Partecipano anche Coldiretti e il presidente di Veronafiere Federico Bricolo, come Vinitaly quale player per la promozione.

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La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto partecipare personalmente per testimoniare il sostegno del governo a un comparto considerato fondamentale per l’economia nazionale e la promozione dell’identità italiana nel mondo. “Sono venuta per dimostrare ancora una volta l’attenzione che il governo rivolge al settore dell’agricoltura nel suo complesso e, in particolare, di quello vitivinicolo. Il vino è un pezzo cardine della dieta mediterranea ed è fondamentale fare la distinzione tra uso e abuso”, ha detto la premier.

Riguardo al tema dei dazi e alla trattativa Ue-Usa, il presidente del Consiglio ha richiamato l’impegno costante dell’esecutivo nel difendere i prodotti italiani: “Sono sempre stata convinta che noi dovessimo fare del nostro meglio per arrivare ad un accordo quadro, a una cornice entro la quale giocare alcune partite su alcuni settori, su alcune filiere, spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino”.

Il confronto si inserisce in un contesto di forte preoccupazione per il futuro del comparto vitivinicolo italiano, che, nonostante una vendemmia 2025 promettente – con circa 45 milioni di quintali di uva e una qualità elevata grazie a condizioni climatiche favorevoli – si trova a fare i conti con scorte ai massimi storici, pari a oltre 46 milioni di ettolitri, e con consumi in crescente diminuzione. Una situazione che, secondo Coldiretti, rischia di compromettere la stabilità del mercato, deprimere i prezzi e disincentivare gli investimenti futuri, frenando la crescita e la qualità che il settore ha saputo costruire nel tempo. L’ultima campagna di investimenti e ristrutturazione dei vigneti ha registrato oltre 8.500 domande per un totale di più di 220 milioni di euro richiesti, segno di un comparto ancora vitale, ma oggi esposto a rischi senza precedenti.

Preoccupano inoltre i fattori esterni: dall’esclusione del vino dal premio accoppiato nella proposta di riforma della PAC – che lo equipara a prodotti nocivi – alla crescente demonizzazione mediatica del vino come alimento nocivo, fino all’annunciato aumento dei dazi statunitensi sulle importazioni, che potrebbe causare un danno stimato di oltre 317 milioni di euro sull’export italiano, con gravi ripercussioni sulle produzioni di nicchia e sulle piccole imprese.

Coldiretti ha presentato al tavolo una serie di proposte concrete per sostenere il settore: finanziare in modo equo e immediato la distillazione straordinaria; rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione attraverso la valorizzazione delle agenzie italiane all’estero; valutare l’opportunità di una moratoria sui finanziamenti per le imprese in difficoltà; prevedere sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità; includere misure a sostegno dell’enoturismo e istituire un tavolo permanente presso il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste dedicato alla promozione e comunicazione.

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“Siamo di fronte a un momento spartiacque per il futuro del vino italiano – ha dichiarato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, accompagnato al tavolo dai delegati di Giunta Francesco Ferreri e Dominga Cotarella – e servono misure straordinarie, rapide e coordinate per evitare che una difficoltà congiunturale si trasformi in una crisi strutturale. Chiediamo di finanziare in modo equo la distillazione straordinaria per ridurre le giacenze e ristabilire l’equilibrio di mercato, e di rafforzare i fondi per l’internazionalizzazione, valorizzando il ruolo delle agenzie italiane che operano all’estero. È fondamentale introdurre sgravi fiscali per gli investimenti in sostenibilità ambientale e valutare una moratoria sui finanziamenti per le aziende vitivinicole in difficoltà, affinché possano superare questa fase critica senza rinunciare a progetti di crescita e innovazione. Serve inoltre un sostegno concreto all’enoturismo, che rappresenta una leva strategica per la promozione del vino nei territori, favorisce un consumo consapevole e crea valore aggiunto per le imprese e per l’intero sistema Paese. Un altro tema cruciale è quello della sburocratizzazione: le procedure per la produzione, la promozione e, soprattutto, per l’export del vino possono essere notevolmente semplificate, affidando un ruolo centrale a un unico ente pubblico di riferimento, capace di ridurre tempi, costi e incertezze per le imprese.”

Prandini ha infine posto l’accento sulla necessità di rilanciare l’immagine del vino attraverso una narrazione positiva, legata alla cultura e alla tradizione italiana: “È inaccettabile che il vino venga assimilato a prodotti nocivi per la salute. Il vino, consumato in modo responsabile, è parte integrante della Dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco come patrimonio immateriale dell’umanità. È un alimento simbolico, che unisce convivialità, paesaggio e benessere. Riavvicinare le nuove generazioni al vino significa educarle al gusto, alla responsabilità, alla conoscenza del territorio. Difendere il vino – ha concluso – significa difendere milioni di imprese, famiglie e una cultura millenaria che ha fatto grande l’Italia nel mondo.



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