“Il Governo intende continuare a sostenere in maniera concreta un settore fondamentale per l’economia italiana e che non possiamo permetterci di disperdere. L’Italia è leader mondiale nella produzione di vino e ha raggiunto nel 2024 la cifra record di 8,1 miliardi di euro nell’export, con un incremento del 5,5% rispetto al 2023. Un traguardo straordinario che dimostra la forza, la qualità e la competitività del vino italiano. Con ColtivaItalia il Governo ha messo in campo un miliardo per rafforzare l’autonomia produttiva dell’agricoltura italiana e sostenere in modo strutturale settori chiave come quello del vino. Siamo determinati a difendere le nostre eccellenze a fianco dei produttori che ogni giorno contribuiscono alla crescita economica dell’intera Nazione”. Parole del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, arrivate in tarda serata dopo la riunione di ieri del Tavolo Vino voluto a Palazzo Chigi dallo stesso Lollobrigida, che si è concluso con l’intervento del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e al quale hanno partecipato anche il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, il Sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato, il Presidente Ice, Matteo Zoppas e il presidente VeronaFiere Federico Bricolo, oltre alle rappresentanze della filiera come Alleanza Cooperative Agroalimentari, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Unione Italiana Vini – Uiv e la Fivi-Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (come abbiamo riportato qui).
“L’obiettivo dell’incontro, come ha evidenziato il Ministro Lollobrigida in apertura – spiega la nota del Ministero – è stato quello di rispondere in maniera puntuale alle richieste sollevate dalla filiera vitivinicola e di affrontare le questioni che riguardano il settore. Un tavolo di ascolto, in cui le rappresentanze della filiera del vino e le associazioni di categoria hanno apprezzato l’operato del Governo in questi anni e hanno espresso all’unanimità preoccupazioni per la tendenza alla criminalizzazione del vino, spesso associato all’abuso in modo semplicistico, e per le pressioni sui mercati esteri per effetto delle tariffe doganali imposte dagli Stati Uniti”.
Parole che fanno eco a quelle pronunciate, ieri, da Giorgia Meloni, presente in maniera significativa al termine dell’incontro: “sono venuta per dimostrare ancora una volta l’attenzione che il Governo rivolge al settore dell’agricoltura nel suo complesso e, in particolare, di quello vitivinicolo. Il vino è un pezzo cardine della dieta mediterranea ed è fondamentale fare la distinzione tra uso e abuso”, ha detto il Premier, come riportato dalle agenzie di stampa. Meloni che ha parlato anche di dazi: “sono sempre stata convinta che noi dovessimo fare del nostro meglio per arrivare ad un accordo quadro, ad una cornice entro la quale giocare alcune partite su alcuni settori, su alcune filiere, spiegando ai nostri amici e alleati americani che c’è una serie di prodotti che difficilmente possono essere rimpiazzati da produzioni nazionali. Questo vale molto per alcuni prodotti italiani, anche per quello del vino. Sul Governo – ha detto ai rappresentanti dei produttori – potete sempre contare. Siamo consapevoli di quanto il vostro lavoro sia fondamentale non solo per l’economia italiana, ma anche per la reputazione della nostra Nazione”.
Sul tavolo tanti temi e proposte: da una campagna istituzionale di comunicazione sul vino ed i suoi valori positivi per cultura, economia, socialità e paesaggio, a misure urgenti in vista di una vendemmia che si preannuncia buona anche in quantità e che arriva con tante scorte in cantina e un mercato che non vola di certo, alla necessità di una visione a lungo termine sul settore da creare insieme, ma in fretta, come hanno sottolineato diverse associazioni di categoria. Alle quali, sempre nella tarda serata di ieri, si è aggiunto il commento di Assoenologi, secondo cui è necessario “ridurre la produzione in modo selettivo. Basta squilibri, altrimenti il sistema crolla”, ha detto il presidente Riccardo Cotarella. “Ogni singolo territorio dovrà gestire la propria produzione di uve in funzione della richiesta del mercato. Una regola fondamentale di ogni mercato è che l’offerta non deve mai superare la domanda, altrimenti il sistema non regge”. Cotarella ha anche sottolineato come il tema della gestione delle rese non possa più essere rimandato: “la qualità è fondamentale, ma va accompagnata da una corretta analisi della domanda e dell’offerta. È la regola più elementare di qualunque mercato”.
“Il vino italiano è molto più di un prodotto agricolo: è cultura, storia, territorio e un elemento distintivo della nostra identità agroalimentare, oltre ad essere una componente essenziale della nostra economia nazionale. In un momento storico così complesso – ha aggiunto, tra gli altri, il presidente Crea, Andrea Rocchi – è fondamentale riaffermare il suo valore profondo, anche attraverso una risposta unitaria, fondata su conoscenze scientifiche solide e su una comunicazione trasparente e responsabile. Il Crea come l’ente pubblico italiano di ricerca sull’agricoltura e l’agroalimentare, ribadisce il proprio impegno a supportare il settore vitivinicolo con dati, studi e innovazioni scientifiche che ne garantiscano la competitività, la sostenibilità e la qualità, in coerenza con i principi della Dieta Mediterranea e della biodiversità territoriale e a sostenere un modello produttivo che ha saputo coniugare tradizione e innovazione, valorizzando i territori e le denominazioni. Condividiamo pienamente la visione e il piano d’azione emerso a Palazzo Chigi: solo attraverso un fronte comune tra istituzioni, mondo produttivo e comunità scientifica sarà possibile tutelare il valore autentico del nostro vino, contrastare derive allarmistiche e promuovere una narrazione coerente con la nostra storia, la nostra qualità e la nostra capacità di innovazione”.
A dire la sua anche Angelo Radica, presidente dell’Associazione Nazionale Città del Vino, di cui fanno parte oltre 500 comuni a vocazione vitivinicola, che ha partecipato al percorso di stesura del documento preliminare con le altre organizzazioni che hanno preso parte al confronto con il Governo: “accogliamo con favore l’orientamento del governo di definire una strategia unitaria di tutela del settore vitivinicolo. Città del Vino ha chiesto che nel documento trovassero spazio non solo il sostegno contro i dazi ma soprattutto la richiesta di investimenti per infrastrutture idriche e viabilità rurale. Poi incentivi per il ricambio generazionale alla guida delle aziende, semplificazione amministrativa, aiuti al credito, supporto ai consorzi per l’accesso ai mercati esteri, sgravi a vantaggio della concentrazione dell’offerta cooperativa, potenziamento del fondo per le calamità naturali, riduzione dei tempi di erogazione delle indennità assicurative”.
Insomma, l’unità di intenti è dichiarata da tutti, e la presenza delle massimi istituzioni nazionali conferma la vicinanza del Governo al settore. Un segnale positivo, in un momento difficile, in attesa di azioni concrete.
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