Fa rumore l’intervista a La Nazione. ll deputato dem Marco Furfaro rilancia l’azione del Pd dopo il ‘terremoto’ amministrativo e lancia una serie di gravi accuse al centrodestra. Alcune su questioni che riguardano i cittadini e le imprese (gestione del post alluvione) altre su polemiche più strettamente politiche. Bordate da campagna elettorale, toni aspri e forti. Risponde punto su punto Chiara La Porta, deputata pratese di Fratelli d’Italia.
Onorevole La Porta, il Pd in crisi cerca di uscire dall’angolo attaccando a 360 gradi in casa altrui. Non le sembra? “Non entro nelle dinamiche interne degli altri partiti, ma francamente trovo curioso che chi dovrebbe fare un serio esame di coscienza al proprio interno continui invece ad attaccare con la solita arroganza. Un atteggiamento che ha contraddistinto soprattutto l’ultimo anno del centrosinistra e in particolare del Pd a Prato. Prima di puntare il dito contro l’operato altrui, sarebbe più credibile fare una riflessione vera, profonda e sincera sul proprio operato senza provare a dare la colpa ad altri di quanto di grave è accaduto”.
Alluvione 2023. Furfaro risponde alla domanda sugli interventi sul territorio accusando il governo di non aver fatto arrivare un euro a famiglie e imprese. FdI ha sempre contestato questa ricostruzione che il Pd ha invece rilanciato da mesi. “A rispondere non è Fratelli d’Italia, ma la Regione Toscana stessa, attraverso una risposta ufficiale a un’interrogazione della consigliera regionale Tozzi. Il governo Meloni ha stanziato ben 66 milioni di euro a luglio 2024 per i ristori immediati. Eppure, a distanza di un anno, la struttura commissariale regionale – guidata proprio da Giani – ha erogato contributi solo a 269 soggetti su oltre 8.500 domande presentate. I fondi ci sono, sono arrivati puntualmente da Roma. È la Regione di cui è la competenza, che non è riuscita a erogarli e a trasformarli in aiuti concreti per cittadini e imprese. Forse Furfaro non è stato aggiornato dal suo candidato governatore, nonché commissario all’alluvione e attuale presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani”.
Come stanno effettivamente le cose? “Il governo Meloni ha fatto la sua parte: 66 milioni di euro stanziati per le urgenze più di un anno fa. La struttura commissariale, che ribadisco è la Regione Toscana, non è stata in grado di assolvere ai propri compiti. I ristori della lettera C, che la regione non è riuscita a gestire, sono stati completamente scaricati sugli enti locali, molti dei quali piccoli o poco organizzati che non sono ancora riusciti a vagliare una mole simile di pratiche e non hanno avuto aiuto dalla Regione che ha addirittura disattivato il numero di assistenza ai cittadini. E mentre la Regione continuava a dare la colpa ai Comuni per giustificarsi, i mesi passavano, le domande restavano inevase, le famiglie aspettavano. Sono passati due anni e siamo ancora in proroga per la presentazione delle richieste. Una mala gestione che ha penalizzato proprio chi ha subito danni”.
Quindi i soldi sono arrivati da Roma, ma la struttura commissariale ha rallentato? “Esattamente. I fondi ci sono e sono stati stanziati con urgenza. Ma la struttura commissariale, che è guidata dal commissario e presidente Eugenio Giani, non ha saputo gestirli. Hanno avuto un anno di tempo e sono riusciti a liquidare appena il 3% delle richieste. I soldi sono lì, fermi, e chi ha subito danni è ancora vergognosamente in attesa”.
Biffoni, Faggi, Barberis e Calamai tra coloro per cui c’è richiesta di rinvio a giudizio per l’alluvione ‘23. Che effetto le fa? “Per rispetto delle vittime che ci sono state non entro nel merito giudiziario della vicenda. Sicuramente colpisce leggere di 11 richieste di rinvio a giudizio tra amministratori e tecnici. La riflessione che posso fare è politica: la Regione Toscana ha speso solo il 30% delle risorse stanziate da Roma negli ultimi 10 anni per il contenimento del rischio idrogeologico. Forse, se si fosse intervenuti prima con opere di prevenzione, alcuni danni si sarebbero potuti evitare o almeno ridurre. Quando parliamo di prevenzione, parliamo anche di responsabilità e scelte concrete, non di slogan. Un lavoro di prevenzione che oltretutto ha un costo esponenzialmente più basso rispetto ad un lavoro di messa in sicurezza post calamità”.
Argomento giustizia e politica. Furfaro dice che siete avvoltoi con gli avversari e tolleranti con i vostri.. “Questa accusa dovrebbe rivolgerla ai Cinque Stelle, i suoi alleati del campo largo, che sono garantisti a targhe alterne, a seconda della convenienza politica e lo hanno dimostrato in questi ultimi giorni per i posizionamenti e le poltrone delle prossime elezioni regionali nelle regioni che vanno al voto. Quando le inchieste toccano i propri esponenti, regna il silenzio o si ergono addirittura a giudici ipotizzando sentenze. Quando riguardano gli avversari, si scatenano con toni da pubblico ministero. Questo non è senso dello Stato, è solo opportunismo travestito da morale. Quelle che sono state le nostre valutazioni sul caso Bugetti sono di natura politica, non giudiziaria”.
Furfaro non è contento della visita del ministro Piantedosi a Prato. Accusa il centrodestra di passerelle infruttuose. Come definisce le sue parole: sgarbo istituzionale o reazione stizzita di fronte alla mobilitazione del governo? “La visita del ministro Piantedosi è un segnale forte: lo Stato è tornato protagonista anche a Prato, grazie al lavoro del governo Meloni. Finalmente, dopo troppi anni, si è riusciti ad accendere i riflettori sulla criminalità organizzata orientale e su quella che è la situazione di illegalità diffusa e radicata del distretto parallelo cinese. Lo conferma la convocazione in città, per la prima volta, della Commissione parlamentare antimafia, di quella sulle ecomafie e di quella sul lavoro. E poi il recente blitz delle Forze dell’ordine in tutta Italia coordinato proprio dal Ministero degli Interni contro l’illegalità cinese che ha visto 3 arresti anche a Prato. Furfaro dovrebbe gioire per la presenza dello Stato, anziché criticare. Le sue dichiarazioni contro il Viminale sono scomposte ed esecrabili, essendo Furfaro un parlamentare, quindi rappresentante delle istituzioni. Avrebbe fatto più bella figura nell’ammettere che aveva già prenotato le ferie e non aveva intenzione di disdirle. Qualsiasi altra ipotesi sulle motivazioni di tali dichiarazioni irrispettose alla luce del ruolo istituzionale che ricopriamo voglio escluderla”.
Luigi Caroppo
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