L’allarme della First Cisl sulla base dei dati aggiornati al 30 giugno 2025: «Nei piccoli centri e tra le fasce più anziane l’home banking poco diffuso»
In regione avanza la desertificazione bancaria, con più di 35mila cittadini che vivono in comuni completamente privi di sportelli bancari. A loro si aggiungono circa 214mila residenti che vivono in territori serviti da una sola filiale, salito di oltre 17mila unità solo nell’ultimo anno. A lanciare l’allarme è la First Cisl Emilia-Romagna, sulla base dei dati aggiornati al 30 giugno 2025. Una situazione che può avere ripercussioni non solo sui cittadini, ma anche sul tessuto economico locale: sono infatti 2.400 le imprese che operano in comuni senza sportelli bancari, mentre altre 15mila si trovano in aree dove è presente un’unica filiale.
Tra i fattori che alimentano la desertificazione bancaria vi sono la crescente digitalizzazione dei servizi, i tagli dei costi le fusioni bancarie e il calo demografico. La dinamica nazionale conferma la gravità del fenomeno: nei primi sei mesi del 2025 sono stati chiusi 261 sportelli e 34 nuovi comuni si sono aggiunti alla mappa della desertificazione. «Sebbene la digitalizzazione dei servizi bancari avanzi con ritmo sostenuto, essa non può sostituire in modo inclusivo la presenza fisica sul territorio, soprattutto nei piccoli centri e tra le fasce più anziane della popolazione, dove l’home banking resta poco diffuso», sottolinea Stefano Manzi, segretario generale dei bancari Cisl Emilia-Romagna.
Con la chiusura degli sportelli, aumentano le operazioni svolte in maniera digitale: i clienti che hanno attivo un servizio di home banking sono cresciuti dal 2021 al 2024 dal 53% al 64%. Stando ai dati, l’8,2% dei comuni emiliano-romagnoli non ha più sportelli bancari sul suo territorio. Ma è una percentuale che potrebbe aumentare e coinvolgere oltre un quarto dei comuni; quelli con un solo sportello nel proprio territorio sono infatti il 21% del totale. In questo contesto, l’Emilia Romagna è tra le regioni migliori italiane, grazie ad un radicamento territoriale che ha saputo, in alcuni casi, attenuare l’impatto delle chiusure. «Il ruolo delle banche di Credito cooperativo (Bcc) si rivela qui ambivalente: da un lato partecipano, seppur marginalmente, al trend di razionalizzazione; dall’altro, conservano una presenza capillare e, in taluni contesti, offrono un presidio attivo contro la desertificazione bancaria», spiega Manzi.
Tra i comuni bolognesi non più serviti ci sono Grizzana Morandi, Castel di Casio e Fontanelice. Ma il problema c’è anche nelle altre province come nelle forlivesi Borghi e Verghereto o nel parmense, come Terenzo e Compiano. Tra i centri più popolosi rimasti con solo uno sportello c’è Sala Bolognese, seguito da Torrile e Vigarano Mainarda, rispettivamente nel parmense e nel ferrarese. Anche Riva del Po (FE) e Marzabotto rientrano in questa classifica. «Quello della desertificazione bancaria, resta un fenomeno grave che continueremo a monitorare costantemente — conclude Manzi — e non solo per intervenire in caso di tensioni occupazionali o forzata mobilità territoriale, ma anche per essere pronti a schierarci con le comunità montane e le fasce più fragili della popolazione, le più colpite dall’abbandono dei territori da parte di chi eroga servizi di primaria importanza».
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