Dalle relazioni con il Maghreb alla riforma della sanità, passando per il Green Deal, il bilancio UE e le strategie digitali. Gli impegni che attendono il Parlamento europeo dopo la pausa estiva sono numerosi e complessi, soprattutto per i territori più fragili come il Mezzogiorno. Con uno sguardo attento alla dimensione geopolitica e alle ricadute locali, l’eurodeputato Ruggero Razza traccia un bilancio di metà mandato e individua le priorità su cui concentrare l’azione politica nei prossimi mesi. Lo fa con l’esperienza di chi ha vissuto la macchina amministrativa da vicino – anche da assessore regionale alla Salute in Sicilia – e oggi lavora da Bruxelles alla costruzione delle politiche europee che incidono direttamente sui territori.
Il Mezzogiorno, e la Sicilia in particolare, sono il filo conduttore di molte delle sue analisi. A preoccupare sono la capacità di spesa dei fondi europei, le incognite legate alla riforma del bilancio pluriennale e una transizione ecologica che, avverte, “non può essere ideologica, ma concreta e sostenibile”. Sullo sfondo, una cooperazione euromediterranea che torna ad avere un ruolo strategico, in un contesto globale segnato da instabilità e nuovi equilibri.
Nel mirino anche la tenuta del sistema sanitario: dalla rete ospedaliera siciliana ai servizi nei territori più isolati, fino al nodo strutturale delle risorse umane. In Europa mancano oltre un milione di professionisti e servono soluzioni condivise. Digitalizzazione, intelligenza artificiale e tutela dei dati diventano leve fondamentali per affrontare questa sfida.
Settembre si apre con un’agenda fitta: audizioni sul personale sanitario, il rilancio del Cancer Plan, nuovi passaggi diplomatici con i Paesi del Maghreb. In tutto questo, per Razza, una parola resta centrale: sinergia. “Sulla sanità servono sinergie, non contrapposizioni”, ribadisce. Una linea che vale ben oltre il solo ambito sanitario.
L’intervista
Onorevole Razza, il bilancio 2025 dell’Unione europea prevede impegni per circa 199 miliardi di euro, con un rafforzamento di programmi strategici come sanità, ricerca, formazione, clima e aiuti umanitari. Quali aspetti di questa ripartizione ritiene cruciali per l’Italia e, in particolare, per il Mezzogiorno?
“Nella struttura del bilancio è importante distinguere tra le risorse già assegnate agli Stati membri, come quelle destinate alla coesione e alla PAC, e quelle invece accessibili tramite fondi diretti, che devono essere ‘conquistati’ partecipando ai bandi europei, sia da parte degli Stati che delle imprese. Nel biennio 2025-2026 — bilancio, il 2026, su cui intervengo come relatore ombra per il mio gruppo — le principali risorse per l’Italia, e in particolare per il Mezzogiorno, provengono dalla politica di coesione e dal PNRR. Se guardiamo alla nostra Regione, la mole di fondi a disposizione è davvero significativa“.
Accanto alle opportunità non mancano le criticità. L’Italia rischia ancora una volta di rimanere indietro sull’attuazione, la spesa certificata e la capacità di programmazione. Qual è il suo giudizio? E quali ripercussioni per territori come la Sicilia, troppo spesso esclusi dalla governance reale dei fondi?
“Le risorse sono ingenti, i progetti si contano a migliaia e sono destinati sia a enti pubblici, in primis i comuni, sia a soggetti privati. In Sicilia, la somma complessiva tra fondi di coesione, PNRR e FSC raggiunge i 40 miliardi di euro, con scadenze che vanno dal 2026 al 2027 (e spesa certificabile fino al 2028). Questo mette alla prova le nostre amministrazioni, che negli anni sono state costrette a ridurre la loro capacità di spesa. Oggi, invece, viene richiesto l’esatto opposto, ed è inevitabile incontrare difficoltà che però vanno affrontate e superate”.
Quali tra i programmi europei potenziati nel bilancio 2025 meritano, a suo avviso, un impegno parlamentare specifico per garantire ricadute concrete nei territori più fragili, come alcune aree della Sicilia?
“Il Parlamento europeo non ha competenze dirette sulle scelte amministrative, ma svolge un ruolo programmatico e lo fa con anni di anticipo. In questo momento, ad esempio, siamo molto preoccupati per la struttura proposta dalla Commissione per il quadro finanziario pluriennale 2028-2034. Ci restano due anni per evitare impatti potenzialmente devastanti su agricoltura e crescita economica del Mezzogiorno, che grazie al governo Meloni ha ripreso slancio“.
Sono entrati in vigore i dazi previsti dall’accordo USA-UE, giudicati una sconfitta per l’Europa. Quali saranno le ricadute?
“Era necessario uscire da una situazione di incertezza, evitando dazi del 30%, per tutelare le esigenze del mercato e delle nostre imprese. La politica dei dazi non è una novità per gli Stati Uniti, né per l’Europa, che li applica anch’essa verso altri Stati. Al di là dei tecnicismi, ritengo che questa sia una sfida per la Commissione Ue: è il momento di liberare le nostre economie dalla burocrazia e dai dazi interni, che spesso gravano più di quelli esterni. Speriamo che siano all’altezza del compito”.
Parliamo di transizione ecologica: quali misure concrete sostiene per rafforzare il Green Deal nelle Regioni del Sud, ancora in ritardo su infrastrutture ed energia?
“Stiamo conducendo una battaglia molto determinata, guidata da Nicola Procaccini e Carlo Fidanza, che sta dando risultati insperati. Abbiamo rovesciato l’impostazione della Commissione Von der Leyen-Timmermans, che nella scorsa legislatura aveva incluso nel Green Deal misure ideologiche, devastanti per molte imprese. Questo non significa essere contrari alla transizione energetica o alla decarbonizzazione: invocare la neutralità tecnologica e valorizzare le energie pulite è buon senso. In Sicilia, per esempio, sono previsti investimenti consistenti su rinnovabili e idrogeno. Questa è la direzione giusta”.
Presiede la Delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con i Paesi del Maghreb e l’Unione del Maghreb Arabo. Quali risultati sono stati raggiunti?
“Abbiamo rimesso in moto la diplomazia parlamentare, centrando in un anno l’obiettivo di rilanciare la cooperazione con il Maghreb. In Tunisia, abbiamo ricucito lo strappo del 2023 — quando fu respinta una delegazione europea — incontrando il presidente del parlamento insieme al collega Giorgio Gori. Abbiamo così posto le basi per convocare nel 2026 la commissione parlamentare mista UE-Tunisia. A inizio ottobre riceveremo a Bruxelles la delegazione algerina, e a fine ottobre saremo a Rabat per una missione altamente simbolica: riprendono ufficialmente le relazioni con il Marocco, nel segno della lealtà e della trasparenza. Tra novembre e dicembre ospiteremo anche i colleghi della Mauritania. Resta la Libia, dove spero di poter andare entro fine anno, se le condizioni lo permetteranno“.
In che modo l’Europa può rafforzare la cooperazione su sicurezza, migrazioni e clima, garantendo il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto nei Paesi partner?
Il Patto europeo per la Salute e il programma EU4Health rappresentano leve importanti per il rilancio dei sistemi sanitari nazionali. Qual è la sua visione?
“Le risorse europee offrono grandi opportunità di modernizzazione tecnologica e infrastrutturale. Quest’anno a Bruxelles discuteremo la revisione del Cancer Plan, poi sarà il turno del Cardiovascular Plan. Seguiranno interventi sulla legislazione farmaceutica e sui medicinali critici. Ma ciò che mi sta più a cuore è completare il lavoro sulle risorse umane in sanità, di cui sono co-relatore. In Europa mancano oltre un milione di professionisti, e serve una strategia urgente. A settembre inizieremo le audizioni, e conto di presentare il testo base entro la fine dell’anno”.
La digitalizzazione dei servizi sanitari, con strumenti come il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0, è una priorità. Come conciliare privacy e innovazione?
“Le regole europee, incluso il GDPR, garantiscono un elevato livello di tutela. Ma innovare è necessario, e non dobbiamo averne paura. I big data, se ben utilizzati, grazie anche all’intelligenza artificiale, possono accelerare le ricerche e favorire percorsi di cura più efficaci”.
Da mesi si parla di una revisione della rete ospedaliera siciliana, ma manca chiarezza sui criteri. Ci sono territori a rischio penalizzazione? Qual è la sua opinione, da ex assessore alla Salute?
“La valutazione spetta ai nostri deputati in commissione salute, Pino Galluzzo e Giuseppe Zitelli, e ovviamente alla Giunta dopo il passaggio dei pareri. Da quel che ho letto, mi pare che l’impianto che avevo disegnato nel 2018 sia stato in gran parte confermato. Tuttavia, noto alcune criticità nella riduzione dei posti letto, che andrebbero discusse con il Ministero per dare una mano alla Sicilia. La validità della rete vigente si è vista, ad esempio, nel caso di Barcellona PG, dove lo scorso weekend si è potuto riaprire un Pronto soccorso, anche grazie a un modello pubblico-privato innovativo, proprio perché nel 2018 lo avevamo inserito nella rete. Un documento ancora efficace, migliorabile certo, ma solido. Sulla sanità servono sinergie, non contrapposizioni. E in questa logica il nostro commissario regionale, on. Luca Sbardella, sta lavorando per rafforzare le proposte politiche di Fratelli d’Italia nell’agenda delle riforme, nel rispetto del mandato elettorale e degli equilibri tra le forze in campo”.
È possibile coniugare razionalizzazione della rete e garanzia dei LEA, soprattutto in aree periferiche e montane?
“È una sfida difficile, che non si risolve solo con i modelli territoriali, per quanto importanti. Servono più risorse umane e un’azione sul contratto di lavoro: il diritto alla salute, se vogliamo continuare a considerarlo davvero universale, non può dipendere da concorsi deserti che di fatto negano l’assistenza sanitaria nelle zone lontane dalle grandi città. E non è un problema solo italiano o siciliano: è un fenomeno che riguarda tutta l’Europa”.
Con la sua esperienza regionale ora al servizio dell’Europa, quali strumenti ritiene cruciali per rafforzare il dialogo tra Parlamento UE, governo nazionale e Regioni su salute, coesione e resilienza?
“Una domanda importante. Esiste il Comitato delle Regioni, organo istituzionale che raccoglie rappresentanti eletti di Regioni e città. Con loro stiamo lavorando su diversi dossier, in particolare su Green Deal e politica di coesione. Ad esempio, collaboriamo con il relatore del Comitato che segue l’iter del nuovo quadro finanziario pluriennale. La Sicilia è rappresentata anche dal presidente Galvagno, che è di recente intervenuto sui temi dell’insularità. Anche su questo fronte sono possibili sinergie e, anzi, sono auspicabili”.
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