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La rivoluzione della Zona economica speciale (Zes) in Umbria: farà crescere il Pil di 4 punti


L’impatto della Zona economica speciale in Umbria potrebbe equivalere a un incremento del Pil contenuto entro una forbice che va dal +2,5% al +4,5%. E’ la proiezione elaborata sui dati Ambrosetti (The European House) che aveva stimato l’impatto su Campania e Calabria delle Zes. E’ previsto anche un range tra il +10% e il +18%. Occupati tra il +5 e il +8%. Si tratta di stime, è vero, ma comunque basate su incrementi già registrati nelle regioni che hanno sperimentato agevolazioni fiscali (su tutti il credito d’imposta per gli investimento produttivi), sgravi e procedure semplificate. Certo va ora compreso se il tetto massimo di contribuzione previsto dello Stato (2,2 miliardi) per la Zes unica del Mezzogiorno sarà incrementato per Umbria e Marche oppure le regioni si divideranno quello che resta.

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L’amministratore unico di Sviluppumbria e docente di economia all’Università degli studi di Perugia, Luca Ferrucci, analizza sia dal punto di vista politico che economico. “Qualcuno ha interpretato l’allargamento della Zes all’Umbria come un atto di generosità della premier Meloni nei confronti della regione. Io vorrei evidenziare che la premier Meloni – afferma Ferrucci – in modo tempestivo, in campagna elettorale per le Marche, ha annunciato questo disegno di legge che dovrà essere convertito dalle camere entro 60 giorni. E non poteva annunciare un provvedimento come la Zes per le Marche ignorando l’Umbria, perché se la Zes ha un fondamento su alcuni indicatori economici e sociali, non si può estendere dal Mezzogiorno alle sole Marche che hanno indicatori economici e sociali in qualche misura migliori dell’Umbria, ignorando l’Umbria. Sarebbe stata una discriminazione politica inaccettabile dal punto di vista dei fondamenti economici. Quindi non è un atto di generosità, ma di intelligenza politica, veicolata sulle Marche, non potendo però più a quel punto ignorare la realtà della nostra regione. Dopodiché sarà interessante, sotto il profilo della scienza politica, osservare se i marchigiani si sentiranno liberi di decidere chi li governerà a prescindere da questo risultato ormai acquisito”.

Sul piano economico per Ferrucci “è chiaro che il disegno di legge dovrà essere convertito dalle Camere e quindi l’Umbria avrà a disposizione degli strumenti in più per guidare alcuni percorsi, indirizzare alcuni percorsi delle politiche industriali, in particolar modo per le imprese che abbiamo, ma anche per potenziare filiere esistenti in Umbria riguarda delle politiche di attrazione, di investimenti esogeni, quindi imprese che vorranno investire in Umbria. Anche perché nel quadro geopolitico ed economico mondiale con l’emergere dei sovranismi e con la lacerazione dei legami tra paesi – non solo per i dazi – c’è in alcune imprese il desiderio di tornare tra virgolette a casa e tornare a investire nel nostro Paese. Ed è chiaro che l’Umbria può candidarsi a ospitare investimenti produttivi di qualità, magari capaci di dar lavoro a nostri giovani ad alta istruzione, grazie anche a una politica di back reshoring. L’Umbria saprà mettere in atto politiche per attrarre questi investimenti di qualità nella nostra regione, anche grazie agli strumenti della Zes, magari rafforzati da politiche che il governo regionale saprà apprestare adeguatamente”.



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