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Mps studia il contrattacco a Mediobanca: le mosse di Lovaglio per bloccare l’ops su Banca Generali


Mentre il blitz di Nagel accelera i tempi sull’offerta per Banca Generali, a Rocca Salimbeni si ragiona su un piano per non restare a guardare. Rilanciare l’ops o tentare la mossa politica sul cda di Mediobanca? Giovedì la prima risposta potrebbe arrivare da Generali

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Mentre molti italiani si godono le ferie estive, a Milano si gioca una delle partite più delicate e sorprendenti del risiko bancario 2025. Protagonisti: Mediobanca, Banca Generali, Montepaschi e – dietro le quinte – Generali e Caltagirone. Un intreccio che promette colpi di scena e che, secondo quanto ricostruito da Milano Finanza, potrebbe vedere la banca di Siena muoversi presto per non lasciare tutto il campo libero ad Alberto Nagel.

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Il blitz di Nagel: assemblea anticipata per l’ops su Banca Generali

Il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, ha sparigliato le carte anticipando al 21 agosto l’assemblea straordinaria per approvare l’ops (offerta pubblica di scambio) su Banca Generali. Si tratta di un’accelerazione di oltre un mese rispetto alle attese, che sembra pensata per bloccare sul tempo Mps.

L’ops, però, non è semplice. Per essere efficace deve soddisfare diverse condizioni: il sì dell’assemblea di Piazzetta Cuccia, il via libera regolatorio – con l’ultima autorizzazione della Bce attesa per il 18 agosto -, l’adesione di almeno il 51% degli azionisti di Banca Generali, la sottoscrizione di un accordo industriale di lungo termine tra Generali, Mediobanca e Banca Generali nei settori della bancassurance e del risparmio gestito. Infine, c’è l’impegno di Generali a un lock-up di 12 mesi sul 6,5% delle azioni proprie che riceverebbe: ciò significa che non potrà rivenderle sul mercato per un anno, a meno che non le ceda tutte in blocco a un acquirente unico.

Solo se tutte queste condizioni saranno rispettate, l’ops diventerà “vincolante e irrevocabile” – anche nel caso in cui Mediobanca venga in futuro inglobata da Montepaschi – come sottolineato dallo stesso Nagel durante una recente call con gli analisti.

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Generali sotto pressione, Caltagirone sul piede di guerra

Un tassello fondamentale del piano passa per Generali, che il 6 agosto non solo dovrà approvare i conti semestrali, ma anche esprimersi sui nuovi accordi distributivi con Banca Generali e sulla loro estensione a Mediobanca. Una delle condizioni essenziali per tenere valida l’assemblea del 21 agosto è proprio che vi sia un primo via libera – anche solo indicativo – a questi accordi tripartiti.

Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di peso del Leone e da tempo critico verso l’attuale governance, ha già alzato la voce. Il costruttore romano ha minacciato azioni di responsabilità contro i consiglieri che dovessero approvare gli accordi con Mediobanca, ritenuti contrari agli interessi della compagnia.

Se Generali non darà almeno un via libera di massima all’accordo tripartito, anche l’assemblea di Mediobanca potrebbe perdere legittimità. L’intera operazione, quindi, cammina su un filo sottile.

Il cambio di clima tra i soci Mediobanca

Rispetto al flop di giugno – quando Piazzetta Cuccia fu costretta a cancellare l’assemblea all’ultimo minuto per timori di una bocciatura – Nagel spera in un nuovo orientamento favorevole dei soci.

Unicredit (azionista con l’1,9%) sembrerebbe più aperta, e le casse di previdenza (che rappresentano circa il 5,5%) si sarebbero ricompattate in favore del progetto. Se l’assemblea del 21 agosto darà il via libera, l’ops potrà partire immediatamente – e con essa anche il cambio di passo strategico di Mediobanca. Questo lascia intendere che Rocca Salimbeni non può fermare direttamente il piano?

Mps pronta a reagire: le possibili contromosse per fermare Mediobanca

Per ora il suo amministratore delegato Luigi Lovaglio mantiene una posizione attendista. Nessuna dichiarazione ufficiale, nessuna presa di posizione netta: l’ex Unicredit ha rimandato ogni valutazione al termine dell’offerta senese. Ma dietro le quinte, le analisi strategiche sono già iniziate.

Secondo le indiscrezioni riportate da MF, Rocca Salimbeni starebbe valutando due contromosse concrete per ostacolare o almeno rallentare il piano di Piazzetta Cuccia.

Rilancio sul prezzo

La prima ipotesi è la più semplice: rilanciare sul prezzo dell’offerta. Se la banca senese presentasse una proposta più generosa alla vigilia dell’assemblea Mediobanca, potrebbe far vacillare alcuni voti.

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Va detto però che se le azioni Mps dovessero salire (superando i 7,80 euro) o se Mediobanca perdesse quota in Borsa, lo sconto implicito si ridurrebbe naturalmente. In assenza di questi movimenti di mercato, Luigi Lovaglio potrebbe decidere di incrementare il valore offerto sfruttando le risorse extra a disposizione.

Calcoli alla mano: per azzerare lo sconto implicito del 3,92% rispetto ai valori attuali (Mps a 7,5 euro per azione, Mediobanca a 19,75 euro), servirebbero circa 527 milioni in più. Per offrire un premio del 10%, invece, l’esborso salirebbe a circa 1,82 miliardi. Il totale supererebbe i 2 miliardi di euro, una cifra impegnativa ma ancora gestibile per Mps, che vanta 2,8 miliardi di capitale in eccesso.

Rinnovare il cda di Mediobanca

La seconda strada sarebbe più politica e complessa: forzare il rinnovo anticipato del consiglio di amministrazione di Mediobanca. Se uno o più soci presentassero richiesta per convocare un’assemblea straordinaria entro fine agosto, potrebbero mettere in discussione l’attuale governance. Il nuovo board potrebbe modificare alcune condizioni del prospetto – come il lock-up, le soglie minime di adesione o gli accordi con Generali – rimescolando le carte in tavola.

Il problema? I tempi. L’ops di Piazzetta Cuccia potrebbe chiudersi entro fine settembre, lasciando al Monte dei Paschi uno spazio di manovra strettissimo.

Crédit Agricole avanza su Banco Bpm: la quota supera il 20%

Nel frattempo, non è solo l’Italia a muovere le pedine nel grande scacchiere bancario. Proprio ieri, Crédit Agricole ha ufficializzato di aver superato la soglia del 20% nel capitale di Banco Bpm, aggiungendo un ulteriore 0,3% tramite derivati. Anche se manca ancora il via libera della Bce per consolidare la partecipazione, la strategia è chiara: rafforzare la propria presenza nel mercato bancario italiano, specialmente dopo il tentativo fallito di scalata di Unicredit su Banco Bpm.

Crédit Agricole, però, tiene a precisare che non ha intenzione di prendere il controllo della banca né di superare la soglia che obbligherebbe a un’opa, né di mettere mano alla governance attuale. Secondo fonti Reuters, però, il piano a medio termine potrebbe essere ambizioso: puntare a una quota prossima al 25%.

Nel frattempo, Banco Bpm si prepara a presentare i risultati del secondo trimestre 2025, il primo dopo il consolidamento completo di Anima Holding.

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Tra blitz, contromosse tattiche e avanzate silenziose, il risiko bancario di agosto 2025 a Milano entra nel vivo: il prossimo capitolo si scriverà tra il 6 e il 21 agosto.



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