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Restare per ricostruire – Italia Caritas




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C’è un passaggio, in un documento ministeriale, a pagina 45 del nuovo Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne 2021-2027 (PSNAI) che parla di “accompagnamento in un percorso di spopolamento irreversibile” in quanto “queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le accompagni in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento”. Quella che appare una resa incondizionata interessa oltre 4.000 comuni italiani lontani dai centri. A pochi mesi dalla sua scomparsa, fa eco la voce di papa Francesco che il 20 gennaio 2024, ricevendo l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, ha tra l’altro affermato: “I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette Aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza” sottolineando con forza come sia “necessario partire dalle periferie”. Una di queste periferie si trova nel profondo sud del meridione, nel Capo di Leuca, in provincia di Lecce.

Microcredito e sviluppo locale. Area Interna Sud Salento

Convegno a Tricase. Istituzioni, accademia e terzo settore a confronto per immaginare nuovi modelli economici e sociali nei territori marginali

Il 28 luglio a Tricase, presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone, si è svolto il convegno ”Microcredito e sviluppo locale: nuove opportunità per l’imprenditoria nelle Aree Interne del Sud”. L’incontro ha posto al centro del dibattito il ruolo del microcredito, della microimpresa e della “restanza” giovanile come strumenti concreti per contrastare lo spopolamento e promuovere sviluppo nei territori periferici.

L’iniziativa è stata organizzata dalla diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca, dalla fondazione Mons. Vito De Grisantis ONLUS, braccio operativo della Caritas di Ugento-S. Maria di Leuca e dalla Rete Italiana di Microfinanza (RITMI), con il supporto del Microfinance Centre e del programma europeo SIFTA – Social Inclusive Finance Technical Assistance.

Studiosi, rappresentanti istituzionali, imprenditori e attori del Terzo settore si sono confrontati sull’importanza di un approccio integrato allo sviluppo locale, tra politiche pubbliche e iniziative dal basso, rimarcando la necessità di un reale confronto, tra istituzioni, terzo settore e parti sociali per avviare progettazioni condivise.

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Lo studio dell’Associazione Studentesca della Scuola di Economia di Lione sull’impatto della fondazione De Grisantis

Uno dei momenti centrali è stato la presentazione dello studio d’impatto sociale realizzato da cinque studentesse della Scuola di Economia di Lione, membri dell’associazione Noise Lyon. La ricerca, condotta su 20 delle 90 microimprese, nate tra il 2012 e il 2024 grazie al sostegno della fondazione De Grisantis, ha evidenziato un alto livello di soddisfazione tra i beneficiari, che hanno sottolineato il valore dell’accompagnamento ricevuto.

Non è emerso un profilo “tipo” di imprenditore, a conferma della natura inclusiva del microcredito promosso dalla Fondazione e nessuna prevaricazione di genere. Tuttavia, lo studio ha anche segnalato una criticità significativa: la mancanza di un accompagnamento nel tempo delle piccole imprese, suggerendo una strutturazione più solida del supporto post-avvio, programmi di formazione dedicati e lo sviluppo di nuovi canali di comunicazione.

Tavola rotonda. Lavoro, impresa e restanza

Nel corso del pomeriggio si è svolta una tavola rotonda sul tema “Lavoro e imprese nelle aree interne per la restanza dei giovani”, moderata dalla prof.ssa Ada Manfreda (Unipegaso–EspérO). Sono intervenuti rappresentanti di enti locali, mondo imprenditoriale e associazioni, tra cui Giacomo Cazzato (Presidente Area Interna Sud-Salento), Vito Genco (Mestieri Puglia), Gianluca Budano (ARPAL Puglia), don Lucio Ciardo (Fondazione De Grisantis), Antonio Ciriolo (GAL Capo di Leuca), Pantaleo Greco (Ordine dei Commercialisti di Lecce), Ada Chirizzi (CISL Lecce-Fondazione di Comunità del Salento) e Raffaele Santoro (ACLI Lecce).

Il confronto ha evidenziato problematiche strutturali legate al lavoro: nei territori interni mancano competenze specifiche e al tempo stesso forza lavoro generica. Intanto, i giovani continuano a lasciare questi territori, spesso senza fare ritorno. Tra le risposte più recenti, l’iniziativa del Camper del Lavoro di ARPAL Puglia, che mira a portare servizi di orientamento e collocamento nelle aree non coperte dai centri per l’impiego. Inoltre è stato evidenziato, da parte del terzo settore, delle parti sociali presenti e del mondo giovanile, la mancanza di coinvolgimento nella programmazione degli interventi nell’Area interna Sud Salento, auspicando che ciò avvenga nella nuova programmazione, per un maggiore sviluppo di servizi reali che facciano crescere il territorio affinché le nuove generazioni si sentano protagoniste.

Gli interventi del convegno

Il convegno ha dato spazio a numerosi interventi, dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Tricase, Antonio De Donno e di mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – Santa Maria di Leuca, che ha richiamato prima di tutto a un cambiamento culturale, necessario per uno sviluppo complessivo di tutta l’area, a lavorare per superare la logica del campanilismo che molto spesso va a discapito del Bene Comune: prof. Leonardo Becchetti (Tor Vergata), dott. Mario Vadrucci (Camera di Commercio di Lecce), dott. Sergio Stamerra (BPP), dott. Andrea Gaetani (PerMicro), dott. Giampietro Pizzo (Presidente RITMI), avv. Michele Sperti (ANCI Puglia), don Antonio Morciano (Fondazione Mons. De Grisantis), dott. Luciano De Francesco (DFV), prof. Salvatore Colazzo (Università Mercatorum).

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Lo stimolo emerso con forza nel dibattito riguarda la necessità di cambiare prospettiva. Il problema di molte aree interne è anzitutto una questione di visione: serve la capacità collettiva di leggere gli ostacoli, comprenderne le cause profonde e attivare risposte innovative.

I dati sulle migrazioni – sia verso l’estero che all’interno del Paese – ci pongono davanti a un fenomeno strutturale. Oltre un milione di persone hanno lasciato l’Italia nell’ultimo decennio, e meno della metà è rientrata. Tra questi, molti sono giovani laureati, un capitale umano prezioso che troppo spesso trova altrove le opportunità che il territorio non offre. Così le aree interne, al nord come al sud, perdono sistematicamente popolazione, competenze e capacità di visione.

È urgente ricostruire la coesione sociale e la capacità di essere comunità. Non basta la vivacità imprenditoriale se non si traduce in impatto occupazionale significativo. Occorre immaginare modelli di sviluppo nuovi, diversificati, che puntino su una differenziazione delle catene del valore. Agricoltura, artigianato e filiere locali possono costituire un asse portante alternativo al turismo (settore talvolta troppo instabile), capace di generare economia, valorizzare saperi locali e produrre nuovi legami territoriali.

Il microcredito ci dimostra come l’inclusione finanziaria possa diventare uno strumento cruciale per sostenere lo sviluppo locale: mettere in rete banche, cooperative, istituzioni di microfinanza, confidi e terzo settore, per rispondere in modo coordinato ai bisogni del territorio, ma anche per favorire il ritorno dei giovani. Misure fiscali agevolate, incentivi all’insediamento nelle aree interne, luoghi di produzione del sapere decentralizzati possono essere alcuni strumenti da sperimentare per costruire l’attrattività del territorio. Perché, come ha ricordato a più riprese il dott. Giampietro Pizzo, senza una popolazione insediata, non ci sarà economia, né futuro.

I giovani si allontanano dalle aree interne non solo per cercare lavoro, ma anche stimoli, relazioni, opportunità. Sta a noi – come territori – creare le condizioni affinché restare o tornare diventi una scelta possibile e desiderabile. Leggere in modo critico le difficoltà può diventare il primo passo per ripensare profondamente i modelli di sviluppo locale e costruire un progetto collettivo capace di futuro.

Conclusioni. Un patto per il territorio
In particolare, è emersa con forza l’importanza del microcredito come strumento di inclusione economica per soggetti non bancabili, e della microimpresa come presidio di sviluppo. Ma la questione non si riduce solo ai fabbisogni economici: riguarda la capacità di visione dei cittadini, il desiderio di partecipare, le possibilità di immaginare un futuro diverso per sé e per la propria comunità. Come ha ricordato il prof. Salvatore Colazzo nelle sue conclusioni, “serve immaginazione collettiva e resistenza, ma anche volontà di rilancio, per generare un cambiamento evolutivo”. Lo sviluppo locale non è solo una questione locale. È una questione europea, nazionale, provinciale e infine locale. Le politiche locali devono incontrare le politiche nazionali e europee, armonizzarsi e coordinarsi per dare forma a una visione condivisa. La politica è, in questo senso, prima di tutto visione, non semplice amministrazione. È impegno collettivo per un progetto comune.
Il messaggio che resta è chiaro: immaginare un futuro di crescita nei luoghi marginali è possibile. Ma ciò richiede visione, continuità e un’idea di comunità centrata sulla persona. È questo lo spirito con cui nacque la fondazione Mons. Vito De Grisantis, fondata dal vescovo, mons. Vito Angiuli, accogliendo le ultime volontà del suo predecessore, mons. Vito De Grisantis, vescovo che fece della solidarietà concreta e del sostegno al lavoro una scelta di campo, convinto che nessuno dovesse restare indietro.

  • Ascolta gli interventi nella loro forma integrale:

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Aggiornato il 06/08/25 alle ore 16:51



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