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“Tim avanti sul piano 2027, spazio per migliorare”


Tim “a metà anno è esattamente dove avevamo pianificato e saldamente sulla giusta strada per raggiungere gli obiettivi annuali”. Lo ha detto Pietro Labriola, amministratore delegato di Tim, presentando i conti del secondo trimestre agli analisti.

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“Una solida performance sia in Italia che in Brasile”, ha aggiunto Labriola, ma nessun facile entusiasmo: il gruppo italiano delle Tlc resta cauto anche se i conti del semestre sono positivi.

La Relazione finanziaria semestrale al 30 giugno evidenzia per Tim un aumento dei ricavi totali pari a 6,6 miliardi di euro, con un incremento del 2,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La performance si è riflessa anche sull’ebitda, che è salito del 5% a 1,7 miliardi di euro.

Labriola: “Tim non alza la guidance. Ma può migliorare”

“Non possiamo fare errori perché stiamo cercando di riguadagnarci la fiducia del mercato: siamo ottimisti ma non vogliamo alzare la guidance” sul 2025, ha affermato Labriola, ricordando che “stiamo correndo una maratona e non i 100 metri, vogliamo portare la società nel 2027 dove abbiamo dichiarato nel nostro piano“.

Con tutta cautela, però, “c’è spazio – secondo il manager – per un ulteriore miglioramento, soprattutto per l’equity free cash flow”.

L’ottimismo viene ribadito più volte nel confronto con gli analisti. “Abbiamo ricominciato a generare cash flow e per il quarto anno consecutivo Tim conferma la guidance. Siamo ottimisti – ripete Labriola – e possiamo fare meglio, ci sono tantissime opportunità che ancora non sono contemplate nei piani. Restiamo cauti ma siamo ottimisti di poter migliorare i risultati della nostra azienda“.

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Il direttore finanziario Adrian Calaza ha ribadito: “Non siamo in posizione per migliorare la guidance, ma siamo sopra il budget; abbiamo ancora 6 mesi e la seconda metà dell’anno normalmente ha un peso maggiore. Oggi diciamo che siamo in linea e abbiamo un piccolo vantaggio rispetto a quanto dichiarato precedentemente”, ha sottolineato.

I risultati di Tim nel primo semestre

“I risultati del primo semestre sono in linea con le previsioni, mentre l’ebitda after lease è leggermente inferiore, ma il piano prevede un’accelerazione dell’ebitda nella seconda metà dell’anno e in particolare nel quarto trimestre”, ha commentato Labriola in merito ai conti del periodo gennaio-giugno.

Questa accelerazione del margine operativo, ha spiegato, è dovuto a “diversi fattori positivi che entreranno progressivamente in gioco”: “Il pieno effetto degli aumenti di prezzo attuati nel primo e nel secondo trimestre, la stagionalità del business di Tim Enterprise, che tipicamente accelera nel quarto trimestre e che quest’anno sarà accentuato dal più forte contributo del polo strategico nazionale, in terzo luogo la riduzione ulteriore delle spese operative del programma di trasformazione dei costi e, in quarto, i risparmi sui costi del lavoro”.

Il manager ha quindi concluso che nel terzo trimestre l’ebitda after lease deve affrontare un confronto più difficile e quindi “la maggior parte della crescita sarà concentrata nel quarto trimestre”.

Per quanto riguarda i flussi di cassa, ha aggiunto, “siamo leggermente in anticipo rispetto al piano”.

Nel primo semestre Tim ha registrato in Italia ricavi per 4,5 miliardi di euro, in crescita dell’1,6% rispetto al primo semestre del 2024. Questo risultato è dovuto principalmente alla crescita dei ricavi della divisione Tim Enterprise, che ha visto un incremento del 4,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La divisione Tim Consumer, invece, ha mantenuto ricavi stabili, ma con un miglioramento significativo nei principali indicatori di performance, come il churn mobile e l’Arpu, che hanno mostrato segni di crescita.

Per Tim Brasil, i ricavi sono aumentati del 4,8%, raggiungendo i 2,1 miliardi di euro. L’Ebitda ha visto una crescita significativa, attestandosi a 0,8 miliardi di euro, con un incremento del 6,1%.

Consolidamento Tlc, non ci sono solo le fusioni

Sul consolidamento per le Tlc, Labriola ha ribadito che non è più un tabù, ma “sta diventando una realtà per tutti, se in Spagna e in Francia succederà qualcosa, questo segnerà il percorso per tutti anche in Italia, dove per il consumer servono sinergie“.

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L’Ad d Tim ha proseguito: “Il consolidamento si può avere sia con M&A che con il consolidamento della rete”, ovvero con “sinergie industriali, riduzione di costi e maggior efficientamento”. E ha chiarito: “Ci sono tante alternative a quelle della classica fusione su cui lavoriamo”.

Una fusione a cui gli analisti pensano, perché potrebbe far scattare gli earn out contrattati in occasione della vendita di Netco, è quella tra Fibercop e Open Fiber. “Stiamo alla finestra e cerchiamo di capire cosa succederà, le discussioni sono in corso e le indiscrezioni di stampa ci portano a pensare che qualcosa succederà”, ha affermato Labriola, “Come si dice: Tanto tuonò, che piovve”.

Accordo commerciale in vista con Poste

Quanto a Tim e Poste, le due aziende stanno lavorando “per finalizzare un accordo commerciale che nulla ha a che vedere con il fatto che siano azionisti”, ha anticipato l’Ad. Si tratta di quello sull’operatore virtuale e sulla vendita di energia, ha chiarito Labriola.

Invece, “Per valutare ulteriori sinergie, prima attenderemo il sì dell’antitrust, abbiamo in mente quali opportunità ma vi daremo informazioni in seguito. Vogliamo sorprendere tutti con risultati migliori”.

Tim ha ceduto alle banche il credito del canone

La nota di Tim su conti del secondo trimestre indica che l’azienda ha ceduto a un pool di banche il credito che aveva con il governo sul canone non dovuto da 1 miliardo. L’operazione, avvenuta a luglio con l’incasso di 995,4 milioni di euro, non ha alcun impatto sull’indebitamento finanziario netto.

L’accordo di Tim con le banche sul canone è in pratica un finanziamento vantaggioso, “una fonte di finanziamento a un costo ben inferiore a quello di un normale finanziamento”, ha spiegato il direttore finanziario Calaza agli analisti che chiedevano cosa succederebbe se la Cassazione non dovesse dar ragione a Tim. “Se la sentenza risulterà negativa per Tim dovremo restituire il denaro alle banche – che è l’unica conseguenza. Calcolato l’intero importo del debito questo ci porta a un vantaggio sui costi finanziari, 200 punti base al di sotto del costo di un finanziamento sul mercato, quindi è importante sottolineare che questo credito ha un valore per tutti”. Sulle tempistiche, ha risposto Calaza, “speriamo possa arrivare la sentenza nella seconda metà dell’anno”.

Remunerazione degli azionisti, avanti col piano

Tim ha anche confermato la volontà di remunerare gli azionisti sugli esercizi 2026 e 2027 se raggiungerà gli obiettivi del piano.

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“Stiamo realizzando il nostro piano e, se lo realizzeremo anche nel 2026 e nel 2027, avremo sicuramente una forte flessibilità finanziaria”, ha detto il cfo Calaza rispondendo a un analista sulle strategie di allocazione del capitale. “Ma su come la utilizzeremo è già chiaro e abbiamo già detto quale sarà la remunerazione degli azionisti per il 2026 e per il 2027. Poi vedremo se ci saranno opportunità per la nostra azienda, ma questa è la nostra posizione. Abbiamo bisogno di realizzare il nostro piano”.

In occasione del piano strategico al 2027, il gruppo aveva indicato di voler remunerare i soci per gli esercizi 2026 e 2027 distribuendo circa il 70% dell’equity free cash flow after lease generato, al netto dei dividendi per le minoranze di Tim Brasil, per una remunerazione di circa 0,5 miliardi di euro nel 2027 e circa 0,6 miliardi di euro nel 2028. Nel 2026 la società intende riconoscere agli azionisti una remunerazione legata alla vendita di Sparkle.



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