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Zes, il piano della Regione parte dal Polo chimico di Terni ed Ex Merloni


PERUGIA – Adesso viene il bello. Sì perché la Zes umbra ora va costruita e tocca anche alla Regione individuare le priorità. Idee da cui partire: l’area ex Merloni e il polo chimico di Terni, cui potrebbe essere affiancata anche la zona del cratere del sisma 2016. Ma occorre andare per ordine. Il Consiglio dei ministri ha approvato lunedì sera il disegno di legge ad hoc per Umbria e Marche, però il percorso completo è più lungo. Un dettaglio importante riguarda le somme sulle quali si calcolerà il credito d’imposta, fino al 50 per cento, concesso alle imprese per alcuni investimenti. Precisamente: «per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature e per l’acquisto o l’ampliamento dei beni immobili strumentali», riporta il dettaglio del provvedimento approvato dal governo. 
«La Zes è senza dubbio un’opportunità – dice l’assessore regionale allo sviluppo economico Francesco De Rebotti – può essere un acceleratore per la crescita del nostro territorio, ma certo sarà importante conoscere la quantità precisa delle risorse che saranno a disposizione».
Decreto alla mano, una parte del lavoro spetta proprio alla Regione, che ha 60 giorni di tempo per redigere un “piano strategico” triennale nel quale individuare le priorità della Zona economica speciale «anche in coerenza con il Pnrr e con le programmazioni nazionali e regionali dei fondi strutturali europei», ha fatto sapere Palazzo Chigi. 
Da qui alcune delle priorità cerchiate in rosso sulla cartina del Cuore verde: c’è l’area “ex Merloni”, posizionata proprio tra Umbria e Marche e sulla quale da tempo sono avviati percorsi di reindustrializzazione e poi c’è il polo chimico di Terni, al centro di una lunga “maxi-vertenza” territoriale nella quale è stato coinvolto anche l’indotto. Infine la zona del sisma 2016, della quale la presidente Stefania Proietti aveva parlato con il commissario europeo Raffaele Fitto, nel suo recente viaggio a Bruxelles, ipotizzando proprio un sostegno sul modello della Zona economica speciale. Tre ipotesi sulle quali Palazzo Donini dovrà iniziare a lavorare molto rapidamente.
LE IMPRESE
«La Zes può favorire nuovi investimenti, rilanciare la competitività delle imprese e attrarre capitali – spiega il presidente di Confindustria Umbria Vincenzo Briziarelli – un’occasione che va colta con determinazione, valorizzando competenze industriali e capacità di innovazione del nostro territorio, ma questo risultato arriva perché l’Umbria è una regione in transizione, con un’economia che, negli ultimi anni, ha manifestato criticità irrisolte, sarà fondamentale che l’ingresso nella Zes unica sia accompagnato da una visione strategica di lungo periodo, che aiuti a colmare divari, stimoli politiche industriali mirate e rafforzi il dialogo tra istituzioni, imprese e territorio. Dobbiamo cambiare marcia».
«Un’opportunità concreta per costruire un ambiente attrattivo per i giovani e più competitivo per le imprese – rimarca il presidente di Legacoop Umbria Danilo Valenti – un’occasione da cogliere attraverso investimenti mirati in infrastrutture materiali e immateriali, la nostra attenzione è rivolta in particolare alle aree interne, che devono superare non solo l’isolamento fisico ma anche quello tecnologico e dei servizi».
I SINDACATI
«Da tempo tutti gli indicatori economici segnalano lo scivolamento verso sud dell’economia regionale, bene la Zes, ora chiediamo che si apra al più presto un confronto serio e serrato sulle scelte da attuare con la definizione di tempi e risorse certe», il messaggio della segretaria regionale della Cgil Maria Rita Paggio.
«Avevamo indicato la Zes come strumento ideale per il rilancio dell’economia regionale in tempi non sospetti – prosegue il segretario Cisl Angelo Manzotti – ma non è un punto di arrivo, bensì un punto di partenza: serve un patto per il lavoro, è tempo di adeguare le retribuzioni, rinnovando i contratti in tempo utile con contrattazione di secondo livello e contratti a tempo indeterminato e bisogna favorire la permanenza dei giovani in una regione che invecchia sempre di più».

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