L’Italia è un Paese che cresce poco (+ 0,6% il Pil atteso per il 2025) e dove le retribuzioni sono al di sotto della media europea, perché la produttività è bassa, anche per lo scarso livello di adozione delle tecnologie soprattutto nelle piccole e medie impese. L’innovazione, quindi, dovrebbe essere l’ossessione di ogni leader, nella politica come nelle aziende, soprattutto adesso che ci troviamo di fronte alla sfida delle sfide: l’intelligenza artificiale generativa, che presto diventerà generale.
Ma che cosa significa fare innovazione nel 2025? Dopo la Digital Transformation, è il momento dell’AI Transformation, ovvero la trasformazione di modelli organizzativi, processi e prodotti guidata dall’intelligenza artificiale, che cambierà radicalmente il modo in cui le imprese operano, competono e innovano.
Dopo la Digital Transformation, è il momento dell’AI Transformation
La Digital Transformation è stata la sfida degli scorsi decenni, determinata dalla diffusione di internet e delle tecnologie collegate. Il 2025 vede un’accelerazione verso l’introduzione dell’intelligenza artificiale nelle strategie aziendali. Anche le PMI, tradizionali motori dell’economia italiana, stanno cominciando a esplorare – in molti casi inconsapevolmente – applicazioni avanzate dell’AI, dalla gestione finanziaria al miglioramento dei processi aziendali, grazie anche alle proposte di startup nate proprio per “servire” l’AI Transformation delle piccole e medie imprese. Le aziende più grandi e lungimiranti, intanto, stanno testando e implementando sistemi di AI per ottimizzare la produzione, ridurre i costi operativi e creare nuovi modelli di business.
In ogni caso, le aziende che non hanno affrontato con decisione o non hanno completato la digital transformation, avranno difficoltà a cogliere le opportunità di sviluppo del business e di ottimizzazione delle risorse offerte dai sistemi di intelligenza artificiale, perché i dati e la loro corretta organizzazione e gestione sono il carburante dell’AI transformation.
L’AI Transformation, un cambiamento tecnologico e culturale
L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle imprese italiane sta accelerando, ma con dinamiche differenziate tra grandi aziende e PMI. Secondo l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano, nel 2024 il mercato dell’AI in Italia ha raggiunto 1,2 miliardi di euro, segnando una crescita del 58% rispetto all’anno precedente. Di questa cifra il 43% è attribuibile alla Generative AI, mentre il restante 57% riguarda soluzioni tradizionali di AI.
Le PMI italiane mostrano un ritardo significativo: meno di una su sette ha avviato progetti di AI. Le principali barriere all’adozione includono la carenza di competenze digitali, la difficoltà nell’integrazione con i processi esistenti e la mancanza di una strategia chiara. C’è ancora una diffusa resistenza all’innovazione in generale: un’indagine dell’Osservatorio Startup Thinking e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano evidenzia che solo l’8% delle imprese ha definito metriche consolidate per valutare l’impatto delle attività di innovazione digitale, inclusa l’AI.
L’equilibrio tra intelligenza artificiale e umana definirà il nuovo modo di lavorare. La tendenza è forte è chiara: secondo il rapporto UNCTAD di aprile 2025, il mercato globale dell’IA passerà da 189 miliardi di dollari nel 2023 a 4,8 trilioni entro il 2033. L’intelligenza artificiale si configura sempre più come un alleato che amplifica il potenziale umano, ridefinendo il modo di lavorare e il ruolo stesso del lavoro.
Un cambiamento del genere non si affronta solo con scelte tecnologiche. Richiede un’innovazione culturale profonda negli imprenditori, nei manager e in tutte le figure aziendali. Bisogna, quindi, cominciare da modelli organizzative e dalla cultura del lavoro. In questo scenario, le strutture “meccaniche”, rigide e gerarchiche dovranno spazio a modelli “organici”, agili e adattivi, basati su fiducia, trasparenza e dialogo continuo. Creare ambienti di lavoro stimolanti e sicuri, in cui sperimentare, sbagliare e imparare diventa la condizione imprescindibile per innovare e crescere.
In sintesi, l’AI transformation nelle aziende italiane non riguarda solo l’adozione di nuove tecnologie, ma implica una profonda evoluzione culturale e organizzativa. Le aziende che sapranno integrare l’intelligenza artificiale in modo strategico e umano saranno quelle in grado di affrontare con successo le sfide del futuro.
Prima di vedere quali sono tre passaggi fondamentali per affrontare l’AI Transformation, vediamo velocemente lo stato dell’innovazione digitale in Italia.
L’innovazione digitale in Italia: un confronto con l’Europa
L’Italia resta un “innovatore moderato” ma sta mostrando segni di recupero nelle classifiche europee. La digitalizzazione ha fatto passi avanti notevoli, con un miglioramento del 97% nell’accesso a internet ad alta velocità dal 2018, ma le competenze digitali di base sono ancora inferiori alla media europea. Solo il 78,1% della popolazione possiede competenze digitali, un dato che evidenzia una delle principali debolezze del Paese.
Secondo l’European Innovation Scoreboard 2025 l’Italia si posiziona al quattordicesimo posto tra i paesi membri dell’Unione Europea. Sebbene il punteggio raggiunga il 93% della media europea, l’adozione di AI rimane in fase embrionale, con un gap significativo in termini di investimenti in ricerca e sviluppo (R&D) e nelle competenze digitali della popolazione. La sfida per l’Italia è quella di non rimanere indietro nella corsa all’AI, che vede Paesi come la Germania e il Regno Unito decisamente avanti.
Non mancano i segnali rassicuranti: le piccole e medie imprese italiane stanno mostrando un dinamismo significativo, con una forte capacità di innovazione nei processi e nei prodotti, spesso in contesti di grande incertezza. Alcune regioni del nord Italia, come Lombardia e Emilia-Romagna, spiccano per la loro capacità di attrarre investimenti e talenti, mentre il Sud del Paese continua a soffrire di un gap infrastrutturale e di mobilità professionale. Ma c’è ancora molto da fare.
Gli investimenti delle aziende italiane su digitale e tecnologie
Le aziende italiane, nonostante il contesto economico spesso sfavorevole, stanno incrementando gli investimenti in tecnologie digitali, con tassi superiori al PIL: +3,7% nel 2024 per un importo di circa 81 miliardi. La new wave è proprio l’intelligenza artificiale, rileva Anitec-Assinform nel suo rapporto annuale: “Il 2025 è l’anno in cui l’Intelligenza Artificiale ha smesso di essere soltanto un’ambizione tecnologica e ha iniziato a ridefinire concretamente il nostro presente”, dice il presidente Massimo Dal Checco.
Sono invece ancora scarsi gli investimenti delle aziende italiane sull’innovazione che arriva dalle nuove imprese. L’innovazione aperta si è diffusa, le collaborazioni con starp son frequenti ma le acquisizioni no. Tanto è vero che le exit più significative, come quella di Prima Assicurazioni vedono protagonisti player europei o internazionali. Gli investimenti di corporate venture capital in Italia non raggiungono i 70 milioni, all’interno di un mercato del capitale di rischio che in Italia è ancora asfittico. Siamo, infatti, lontani dai livelli di investimento sulle startup delle principali economie europee: circa 1 miliardo, solo lo 0,1% del PIL, molto al di sotto della media europea (0,3%).
AI-First Company, una strategia fondata sull’intelligenza artificiale
Vediamo adesso tre punti fondamentali per affrontare l’AI transformation.
Diventare un’AI-first company significa integrare l’intelligenza artificiale al centro della strategia aziendale, non come un semplice strumento, ma come un principio guida che permea ogni aspetto dell’organizzazione.
Le aziende AI-first ripensano i loro processi, prodotti e cultura per sfruttare appieno le potenzialità dell’AI. Ma ancora solo il 28% delle aziende – secondo un’indagine McKinsey – è riuscito a accogliere l’AI in modo sistemico, superando la fase sperimentale. Il vantaggio di farlo? Secondo Microsoft, le aziende che hanno integrato l’AI generativa hanno registrato un ritorno sugli investimenti di 3,7 dollari per ogni dollaro investito.
Per diventare un’AI-first company, è fondamentale:
- Definire una visione chiara: L’AI deve essere al centro della strategia aziendale, guidando decisioni e processi.
- Investire in talenti: Assumere professionisti con competenze trasversali in tecnologia, business e etica.
- Adottare modelli di AI personalizzati: Sviluppare o adottare modelli linguistici e predittivi su misura per le esigenze aziendali.
L’Agent Boss: il nuovo leader aziendale nell’era dell’AI
Con l’integrazione dell’AI nei processi aziendali, emerge una nuova figura di leadership: l’Agent Boss. Questa figura non solo gestisce i team umani, ma supervisiona anche gli agenti intelligenti, assicurando una collaborazione efficace tra persone e macchine.
Le competenze chiave per un Agent Boss includono:
- Leadership ibrida: Gestire team misti di esseri umani e AI.
- Competenze digitali avanzate: Comprendere e applicare tecnologie emergenti.
- Capacità decisionali rapide: Prendere decisioni informate in tempo reale, sfruttando l’AI.
- Gestione del cambiamento: Guidare l’organizzazione attraverso le trasformazioni digitali.
L’innovazione del modello di business
L’innovazione aziendale abilitata dall’AI porta alla business transformation, alla revisione del modello di business o alla creazione di nuovi modelli di business. Su questo fronte è fondamentale l’apertura agli stimoli e alle proposte che arrivano dall’ecosistema delle startup.
Come fare la business transformation? Alcuni approcci efficaci sono:
- Open Innovation: Collaborare con startup e partner esterni per accelerare l’innovazione.
- Sostenibilità: Integrare pratiche sostenibili nei processi aziendali.
- Digitalizzazione dei processi: Automatizzare e ottimizzare le operazioni attraverso l’uso dell’AI.
- Personalizzazione dell’offerta: Utilizzare l’AI per offrire prodotti e servizi su misura per i clienti.
L’Italia davanti a un bivio: innovazione o declino
L’Italia si trova a un bivio. Se da un lato la digitalizzazione ha fatto enormi progressi, dall’altro il Paese sta faticando a cogliere appieno le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale. Le aziende italiane, pur mostrando una crescente attenzione verso l’innovazione, devono fare i conti con limiti culturali, organizzativi e strutturali che ne ostacolano la crescita. Serve un impegno maggiore negli investimenti in AI, un miglioramento delle competenze digitali e il rafforzamento dell’ecosistema delle startup, che rappresentano il vero motore della crescita e della competitività di un Paese.
Fare innovazione aziendale nel 2025 significa adottare l’AI come motore strategico, sviluppare una leadership capace di integrare persone e macchine, e adattare continuamente il modello di business alle nuove realtà digitali. Le aziende che sapranno intraprendere questo percorso saranno quelle in grado di restare competitive nell’era dell’AI
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