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Dazi, è scattata l’ora di Trump: “Miliardi di dollari stanno affluendo negli Usa”


È mezzanotte!!! Miliardi di dollari in dazi stano ora affluendo negli Stati Uniti d’America!“, Donald Trump festeggia così la tanto attesa entrata in vigore dei dazi (quasi) definitivi con decine di Paesi che con gli Usa intrattengono rapporti commercia da decenni. Se il 2 aprile era stato soprannominato il “Liberation Day“, oggi, 7 agosto, sembra essere giunta la data definitiva dell’inizio della cosiddetta “età dell’oro” americana.

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I dazi avrebbero dovuto entrare in vigore lo scorso 1 luglio, come annunciato dallo stesso Tycoon. Eppure, a causa di questioni non ancora adeguatamente definite e della volontà di concludere l’accordo sulle esenzioni con l’Unione europea, il presidente Usa ha posticipato di quasi una settimana il via libera alle tariffe maggiore. Oggi, però, la situazione non sembra eccessivamente cambiata.

L’accordo di Turnberry tra Donald Trump e Ursula Von der Leyen non ha compiuto significativi passi in avanti. Le due delegazioni sono ancora al lavoro nel tentativo di trovare intese che siano produttive per entrambe le sponde dell’Atlantico. Bruxelles spinge per escludere farmaci, vini e prodotti agroalimentari dalla lista di esportazioni sottoposte al 15%. Eppure, Washington potrebbe non essere del tutto d’accordo.

Intanto, già ieri, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato l’intenzione del governo di voler rimanere al fianco di imprese e produttori in questo periodo storico piuttosto complesso. In un’intervista al Tg5, il premier ha infatti chiarito che, mentre la Commissione Ue è al lavoro sull’accordo definitivo, l’Italia tenterà di proteggere i propri interessi nazionali, anche in considerazione dell’insostituibilità di alcuni prodotti italiani con copie americane.

Dazi, Meloni: “Continuiamo a stare al fianco dei nostri produttori”

Quello che dobbiamo fare e che stiamo facendo noi è continuare ad aiutare le nostre imprese e i nostri produttori“, ha spiegato il primo ministro, ricordando come nei giorni scorsi sia stato investito un miliardo di euro sulle fiere agroalimentari, così come sia stato approvato un importante pacchetto di semplificazioni. “Era quello che le nostre aziende chiedevano“, ha specificato il Presidente del Consiglio.

Intanto, su input del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il governo è al lavoro per ampliare le opportunità commerciali italiane su mercati alternativi a quello americano. L’esecutivo è al lavoro su una norma ad hoc nel decreto Economia che permette di agire in mercati extra europei ad alto potenziale. Il pacchetto è targato Simest, ovvero la società del gruppo Cdp per l’internazionalizzazione.

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Questo permetterà di investire 500 milioni destinati all’apertura di un mercato in India, di aprire un dossier di affiancamento strategico su tale Nazione, oltre all’estensione della platea delle imprese che accedono alla finanza agevolata anche alle aziende non esportatrici ma che appartengono a filiere produttive orientate all’export.

Dazi, Trump punta tutto sui semiconduttori

Il Tycoon, intanto, continua ad espandere le sue mire anche a nuovi settori. Donald Trump ha infatti minacciato di imporre dazi del 100% su chip e semi-conduttori dall’estero. Nel caso in cui, però, le aziende producessero negli Usa, allora questi aumenti non scatteranno. Taipei ha quindi precisato che la sua TSMC, tra le più grandi produttrici di semi-conduttori al mondo, sarà esentata da questo aumento in quanto possiede fabbriche negli Stati Uniti.

In ogni caso, aziende e gruppi industriali hanno avvertito che un aumento simile non potrà non danneggiare gravemente le piccole imprese americana. Inoltre, secondo gli economisti, le scelte del presidente alimenteranno l’inflazione e peseranno sulla crescita a lungo termine.

Dazi, cosa cambia da oggi sul fronte dell’export

Sono numerosissimi i Paesi che The Donald ha deciso di colpire con i suoi dazi. Se l’Unione europea e la Corea del Sud sono state colpite con tariffe al 15%, ci sono Nazioni che hanno subito un trattamento ben più duro. L’India da oggi sosterrà dazi al 25%, con la richiesta di fermare l’acquisto di petrolio dalla Russia. Se questo non dovesse accadere, allora nelle prossime settimane i dazi toccheranno l’aliquota del 50%.

Al Brasile tocca già da oggi un dazio al 50%. In questo caso, la decisione è tutta politica e nasce per punire il presidente brasiliano Lula, in quanto “colpevole” di voler indagare sull’ex presidente Bolsonaro. Al Brasile, comunque, spettano esenzioni su diversi prodotti strategici che il Paese esporta negli Usa, come il succo d’arancia e gli aerei. I vicini degli Usa, Canada e Messico, saranno sottoposti rispettivamente a dazi del 35% e del 25%. Uno scossone che però potrebbe ammorbidirsi con negoziati successivi.



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