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Export in calo del 25%, l’occhialeria bellunese nel mirino dei dazi Usa: allarme tra le pmi


Il nuovo accordo tra Stati Uniti e Commissione Europea che introduce dazi al 15% sulle importazioni rischia di colpire duramente il sistema produttivo bellunese, già messo alla prova da un calo significativo dell’export. A lanciare l’allarme è Appia Cna Belluno, che monitora con crescente preoccupazione gli effetti di questa stretta commerciale sul comparto dell’occhialeria, vero motore dell’economia provinciale.

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A fine 2024 l’export della provincia di Belluno verso gli Stati Uniti segnava già una contrazione del 24% rispetto all’anno precedente. Una tendenza negativa che ora potrebbe aggravarsi ulteriormente con i nuovi dazi, incidendo pesantemente su un settore che rappresenta il 95% dell’export bellunese diretto oltreoceano.

«Premesso che la cosa che più danneggia le nostre imprese bellunesi è l’incertezza, e che l’accordo del 15% raggiunto in questo momento non ci soddisfa, possiamo partire da alcuni dati per fare un ragionamento e cercare possibili soluzioni», dichiara Andrea Cerentin, presidente di Appia Cna Belluno. «Il Bellunese esporta verso gli Stati Uniti 1,2 miliardi l’anno e il settore dell’occhialeria fa la parte del leone».

Secondo un’analisi dell’Area Studi e Ricerche di Cna, l’export bellunese verso gli Stati Uniti potrebbe subire un’ulteriore contrazione del 25%, con gravi ripercussioni non solo per le aziende esportatrici dirette, ma anche per quelle che operano come terziste all’interno della filiera produttiva. «Le nostre imprese artigiane hanno già dimostrato in passato di sapersi adattare con flessibilità ai cambiamenti del mercato», sottolinea Cerentin. «Una strada possibile è quella di cercare nuovi mercati alternativi, visto che quello statunitense ha già oggi un peso relativo nel complesso dei dati export. Tuttavia, auspichiamo che le trattative internazionali non siano ancora chiuse del tutto, e che si possano aprire spiragli per salvaguardare le imprese».

Sul fronte interno, Appia Cna Belluno chiede al Governo strumenti concreti per sostenere le imprese più esposte, in particolare le realtà artigiane e le piccole aziende che potrebbero subire gli effetti più gravi di questa nuova fase di incertezza commerciale.

L’impatto dei dazi non si limita all’occhialeria. Anche altri comparti del territorio, come la meccanica, risultano fortemente attivi sul fronte export verso gli Stati Uniti. Un ulteriore rischio è legato all’export indiretto, attraverso paesi partner come la Germania, che a loro volta esportano in America. «Anche in questo caso – prosegue Cerentin – le possibili soluzioni sono due: cercare mercati alternativi oppure lavorare fino all’ultimo per ottenere esenzioni per i settori strategici del nostro territorio».

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A livello regionale, il Veneto è tra le aree italiane più esposte verso il mercato statunitense, che rappresenta l’11,2% dell’export regionale – il terzo mercato dopo Germania e Francia. Tuttavia, considerando il peso dell’export verso gli Usa sul totale delle vendite all’estero, l’esposizione veneta si mantiene su livelli contenuti: il 9,1%, contro il 17,1% dell’Abruzzo, o i livelli ancora più alti registrati in Toscana e Molise. Un dato che, secondo Cna, riflette la capacità del sistema veneto di diversificare i mercati di sbocco e di innovare, pur in uno scenario economico globale sempre più complesso e instabile.



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