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investe 100 miliardi per evitare i dazi


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Il presidente Donald Trump con il Ceo di Apple, Tim Cook, alla Casa Bianca – Reuters

Donald Trump l’ha presentata come una vittoria del suo “America First”. Per Apple si tratta di un ripiego necessario, ma non di un cambio radicale di strategia.
In un evento alla Casa Bianca, l’azienda dell’iPhone e dei Mac ha annunciato ieri un investimento di altri 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti, portando così il suo impegno complessivo a 600 miliardi nei prossimi quattro anni.
A febbraio Apple aveva già dichiarato che avrebbe speso più di 500 miliardi di dollari negli Usa, assunto 20.000 americani e aperto una fabbrica in Texas per produrre le macchine che alimenteranno la ricerca dell’azienda nell’intelligenza artificiale. Le promesse del gigante dell’high tech non avevano però placato l’irritazione del presidente repubblicano per il contemporaneo ampliamento della produzione di iPhone in India. Sebbene Apple dia lavoro a oltre 450.000 persone grazie a migliaia di fornitori nei 50 stati americani, l’impresa ha infatti da tempo riallineato le sue esportazioni dall’India per servire quasi esclusivamente il mercato statunitense di telefoni cellulari, con il risultato che l’India tra aprile e giugno ha fornito il 71% di tutti gli iPhone venduti negli Usa, rispetto al 31% dell’anno precedente.
Per questo a maggio Trump ha minacciato Apple e altri produttori di telefoni di dazi del 25% sui prodotti realizzati al di fuori degli Stati Uniti. E ieri il presidente Usa ha celebrato la decisione di Apple come un effetto della sua politica protezionistica, con la quale sta spingendo le aziende americane a riportare la produzione in patria. «Il programma economico America First ha garantito migliaia di miliardi di dollari di investimenti a sostegno dell’occupazione e delle imprese americane — ha detto ieri la Casa Bianca —. L’annuncio di Apple rappresenta un’ulteriore vittoria per la nostra industria manifatturiera, che contribuirà a riportare in patria la produzione di componenti essenziali per proteggere l’economia e la sicurezza nazionale degli Stati Uniti».
Ma la mossa di Apple, così come la dichiarazione del Ceo Tim Cook di voler trasferire una parte maggiore della supply chain negli Stati Uniti, assomiglia più a una diversificazione tesa a mantenere buoni rapporti con la Casa Bianca che a una vera svolta nei piani prodittivi. Stando agli analisti del settore, infatti, gli investimenti di Apple negli Usa non rallenteranno il ruolo dell’India come polo chiave per la produzione di iPhone.
A fine luglio Apple aveva comunque dimostrato la sua resilienza ai dazi, registrando un utile trimestrale di 23,4 miliardi di dollari, superando le previsioni nonostante i costi più elevati dovuti alle tariffe trumpiane.
Intanto ci si aspetta che «molto presto» le auto e i farmaci che l’Ue esporta negli Stati Uniti verranno sottoposti al balzello “omnicomprensivo” del 15% concordato il mese scorso da Ursula von der Leyen e Trump sui campi di golf affacciati sul mare d’Irlanda.
Attualmente le auto europee negli Usa subiscono una tassa del 27,5%: passare al 15% sarebbe un sollievo immediato per il settore. Il discorso è diverso per i farmaci Ue, attualmente a dazio zero negli States. Per quanto riguarda l’acciaio e l’alluminio europei, a parte alcune eccezioni, attualmente il prezzo delle loro esportazioni dall’Europa è aumentato da tariffe al 50%, ma la Commissione europea avvierà presto negoziati per ottenere quote di importazione con tariffe al 15%, facendo leva sul fatto che le industrie Usa hanno bisogno di alcuni acciai speciali che negli States non vengono prodotti e che vengono importati dall’Ue.
Nessun accordo in vista invece per il Brasile, che ieri ha avviato un ricorso presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) sull’aumento dei dazi al 50% imposto dall’Amministrazione Trump, al via da ieri.
Ma il ministro delle Finanze brasiliano, Fernando Haddad, ha annunciato che avrà un incontro online con il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, la settimana prossima nella speranza di «trovare un’intesa tra i due Paesi», ha dichiarato Haddad.
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