Un comunicato diffuso in redazione da Unioncamere e InfoCamere racconta un mercato del lavoro in trasformazione. Tra il 2023 e il 2025, i cambiamenti hanno coinvolto settori diversi, ridisegnando la mappa delle attività artigiane. I numeri mettono in evidenza una tendenza precisa: da una parte crescono le imprese legate alla tecnologia e ai servizi per la persona, dall’altra si riducono quelle legate ai mestieri manuali più tradizionali.
Benessere, mobilità e digitale: i mestieri in ascesa
Tra i mestieri che registrano l’aumento più significativo ci sono gli estetisti, con un +10,4% di imprese in due anni. Seguono i tassisti (+7,2%) e i tecnici informatici (+5,4%). La crescita riguarda anche il numero di nuove aperture: 4.629 imprese nel settore estetico, oltre mille per i tassisti, quasi 700 in ambito informatico.
Si tratta di attività che rispecchiano le nuove esigenze dei consumatori, orientati sempre più verso servizi personalizzati e flessibili. A confermarlo anche i dati Istat: calano i piccoli negozi fisici (-1,7%) mentre aumentano il commercio online (+4,1%) e la grande distribuzione (+3,4%).
A guidare questa trasformazione ci sono soprattutto:
- giovani, con un incremento del 15,6% tra gli specialisti informatici e dell’11,1% tra i tassisti;
- donne, protagoniste nella crescita delle imprese di estetisti (+11%) e tassisti (+14,8%);
- imprenditori stranieri, in aumento tra tassisti (+28,4%) e informatici (+29,2%).
I mestieri che perdono terreno
Parallelamente, alcuni mestieri storici mostrano segnali di difficoltà. I falegnami registrano il calo più marcato, con una riduzione del 10,9%. In perdita anche trasportatori (-8,9%), lavanderie (-8,8%), imbianchini (-8,5%) e calzolai (-7,5%).
In termini assoluti:
- sono spariti 3.687 trasportatori;
- 1.677 elettricisti hanno chiuso l’attività;
- 1.630 falegnami non risultano più attivi;
- anche panettieri (-1.445), meccanici (-1.237) e idraulici (-1.227) registrano un saldo negativo.
Un declino che sembra legato sia ai cambiamenti nella domanda, sia alla difficoltà di trovare ricambio generazionale in professioni spesso trasmesse per tradizione familiare.
Uno sguardo al futuro: competenze, innovazione e instabilità
Secondo Unioncamere, tra il 2024 e il 2028 il mercato del lavoro italiano richiederà tra 3,1 e 3,6 milioni di lavoratori. La gran parte di questo fabbisogno sarà dovuta alla sostituzione di chi lascerà il lavoro (2,9 milioni), più che alla creazione di nuove posizioni.
A crescere saranno soprattutto:
- dirigenti, tecnici e specialisti, che copriranno il 41% del fabbisogno;
- professioni impiegatizie e dei servizi;
- competenze legate alla sostenibilità e alla digitalizzazione.
Le stime parlano di oltre 2,3 milioni di lavoratori che dovranno acquisire competenze green, mentre più di 2,1 milioni avranno bisogno di competenze digitali entro il 2028.
L’intelligenza artificiale, intanto, non sembra destinata a sostituire in blocco figure professionali, ma ad affiancarsi alle competenze già esistenti, almeno nelle professioni più qualificate.
Una transizione che lascia indietro i lavori manuali
Il passaggio verso un lavoro sempre più “digitale, leggero e urbano” – così viene definito nel comunicato – non è uniforme. Alcune figure tradizionali continuano a perdere visibilità e spazio nel mercato. Il settore artigianale, pur nella sua capacità di adattamento, resta esposto alle dinamiche globali e alle tensioni internazionali. Come ha dichiarato Andrea Prete, presidente di Unioncamere, le incertezze commerciali pesano, e peseranno ancora.
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