La Defence, Security and Resilience Bank (Dsr) ha scelto il gruppo di banche che sosterrà i primi investimenti nel settore della difesa e degli armamenti in Europa, dopo l’avvio del piano europeo per il riarmo. Un nucleo di cinque istituti di credito continentali e americani, che dovrebbe espandersi già nei prossimi mesi.
Al suo interno però non c’è nessuna banca italiana. La possibilità che gli istituti di credito del nostro Paese entrino a far parte di questo progetto rimane aperta. Al momento però, in una fase molto delicata del cosiddetto Risiko bancario, nessuna di loro è stata scelta.
Le banche della Dsr
Sono in totale cinque le banche di investimento che accompagneranno la Dsr nella sua opera di finanziamento dei progetti di riarmo europeo, sia all’interno delle iniziative dell’Ue, sia nel nuovo obiettivo del 5% del Pil indicato dalla Nato. Si tratta di:
- Commerzbank (Germania);
- Ing Group (Paesi Bassi);
- JP Morgan Chase (Stati Uniti);
- Landesbank Baden-Württemberg (Germania);
- Rbc Capital Markets (Canada).
Questi istituti di credito forniranno contributi al progetto attraverso strumenti di debito sovrano e strutturazione del capitale, coinvolgendo gli investitori e dando loro maggior accesso al mercato dei capitali. Si occuperanno quindi di tutta la parte dedicata alla mobilitazione dei capitali privati, su cui l’Europa punta molto per il suo progetto di riarmo.
Nell’elenco non sono però incluse le banche italiane. Nonostante gli istituti di credito del nostro Paese siano tra i più grandi e importanti del continente europeo, per il momento nessuno di loro fa parte del progetto, comunque in espansione. Unicredit, però, è parte dell’azionariato di Commerzbank, e sta puntando da tempo ad acquisirla.
Cos’è la Defence, Security and Resilience Bank
Il progetto della Defence, Security and Resilience Bank è nato con il sostegno non solo dei Paesi dell’Ue, ma anche di Regno Unito, Norvegia, Giappone, Canada e Australia. Paesi alleati degli Stati Uniti e in molti casi impegnati ad aumentare la propria spesa militare al 5% del Pil, come richiesto da Washington ai membri della Nato.
L’iniziativa ha ricevuto slancio con una recente risoluzione votata dal Parlamento europeo, che ne chiedeva la creazione. Ha una dotazione iniziale di 20 miliardi di sterline, quasi 23 miliardi di euro, ma ha anche un ruolo di coordinamento. Il riarmo europeo infatti non punta soltanto a migliorare i singoli eserciti nazionali, ma anche a dotarli di un equipaggiamento integrato, che favorisca la collaborazione in caso di attacco.
Le spese militari e il debito pubblico
Uno dei problemi del piano di riarmo europeo e dell’aumento della spesa militare chiesto dalla Nato è il peso che queste spese avranno sui Paesi con un debito pubblico molto alto, come l’Italia. Per investire nella difesa bisogna spendere denaro pubblico e quindi chiedere prestiti. Per il nostro Paese però, questa è un’operazione molto costosa. Basti pensare che a oggi i soli interessi sul debito costano all’Italia ogni anno tra gli 80 e i 100 miliardi di euro.
La Dsr potrà però emettere obbligazioni garantite da tutti gli Stati che la sostengono, con rating AAA e interessi bassissimi. In questo modo potrà garantire un flusso di crediti a basso costo, facendo diminuire la spesa sugli investimenti militari.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link