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Nuovo Giornale Nazionale – DAZI, COSA NON DEVONO FARE GLI STATI EUROPEI


Per quanto io sia stato anticipato da alcuni amici, era un po’ di giorni che volevo scrivere questo articolo. Lo scrivo lo stesso perché ribadire alcuni concetti è sempre utile.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Da più parti, organizzazioni di produttori, imprenditori, politici (e i soliti intellettuali marci) viene chiesto a gran voce un intervento della UE o dei singoli stati affinché si prevedano dei ristori per le imprese o i settori che verranno colpiti dai dazi del narciso di arancio crinito.

Non sono un ultraliberista che vede il male in ogni intervento dello stato nell’economia ma il diavolo, come spesso accade, sta nei dettagli.

Dobbiamo capirci: se per ristori si intendono finanziamenti all’internalizzazione per aprire nuovi mercati o finanziamenti in investimenti in innovazione o tecnologia se ne può anche parlare discutendo di ogni singolo provvedimento nel merito.

Se invece come temo la cosa si risolverà in sussidi all’esportazione per dare la possibilità alle imprese di praticare prezzi inferiori che neutralizzeranno il dazio, allora si tratterebbe di una pessima idea.

Poiché destra e sinistra, come dico sempre, sono molto più simili di quello che si pensa ho paura che questa idea sia popolare in ambedue gli schieramenti. La sinistra sventolerà la necessità di salvaguardare i posti di lavoro e la destra la necessità di difendere le imprese nazionali.

Infatti con le tasse dei cittadini europei noi finanzieremmo sia il tesoro americano, perché non ci sarà nessuna flessione dei prodotti importati, sia i cittadini americani che non conosceranno alcun aumento dei prezzi sui prodotti europei perché la differenza la verseremmo gentilmente noi cittadini del vecchio continente.

Allora sì che Trump avrebbe fatto un vero capolavoro, perché avrà messo dei dazi senza pagarne il costo economico e non avrà nessun motivo per rivedere le sue posizioni.

Il tutto, in sostanza, si risolverebbe in una maggior tassazione negli stati europei o nel levare risorse ad altri capitoli di spesa (sanità, istruzione, sussidi alla disoccupazione, transizione ecologica, ricerca e sviluppo, politiche sociali, scegliete voi quello a cui tenete di più).

Dal punto di vista più “filosofico” esiste poi il rischio d’impresa che non può essere sistematicamente scaricato sui cittadini (Alitalia e le municipalizzate in eterna perdita gestite da politici bifolchi vi dicono qualcosa?) e i sistemi produttivi devono evolversi anche in funzione di stimoli esterni che non possono controllare. Si interviene solo quando le conseguenze sociali sono così impattanti da non potere astenersi da limitati e circoscritti interventi diretti. Si tutelano i lavoratori espulsi dal mondo produttivo investendo in welfare non i singoli posti di lavoro sussidiando la qualunque.

Lo capiranno i nostri eroi? Tra lobby settoriali che spingono in questa direzione, politici sostanzialmente più attenti agli umori che al buongoverno e giornalisti inadeguati e incapaci di informare su qualunque tema, il timore è che non lo capiranno.

Ma si vedrà, speriamo che prevalga il buonsenso.

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