Nel secondo trimestre del 2025, il trasporto stradale europeo delle merci continua a riflettere le incertezze dell’economia continentale, tra tentativi di ripartenza e persistenti criticità. Il rapporto “The European Road Freight Rate Development Benchmark Q2 2025”, pubblicato ad agosto, traccia un quadro chiaro: le tariffe spot e quelle a contratto si sono allineate, entrambe a 132,2 punti, ma per motivi opposti. Mentre i noli spot sono calati – toccando i livelli più bassi dal 2023 – quelli a contratto hanno registrato una leggera crescita. L’elemento dominante resta la domanda, che continua a dettare il ritmo del mercato più dei costi, che mostrano segnali contrastanti.
Il prezzo del gasolio è diminuito del 6,4% rispetto al trimestre precedente, un dato che potrebbe suggerire un allentamento delle pressioni sui margini. Tuttavia, il calo è stato attenuato da nuove tensioni geopolitiche che hanno riportato i prezzi a salire verso la fine di giugno. A complicare il quadro, i salari nel settore sono cresciuti del 4,5% su base annua e molti Paesi europei hanno introdotto o aumentato i pedaggi autostradali, in alcuni casi con una componente legata alle emissioni di CO2. Le imprese, quindi, si trovano a gestire costi di esercizio ancora elevati e in parte imprevedibili.
Dal punto di vista dei volumi, i dati mostrano un graduale miglioramento rispetto ai minimi toccati alla fine del 2024. Gli scambi tra le grandi economie europee, come Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia, sono in risalita, anche se i livelli restano inferiori a quelli dello scorso anno. La produzione industriale ha registrato un andamento irregolare, con un calo ad aprile seguito da un rimbalzo a maggio. Le previsioni per il resto dell’anno sono improntate all’ottimismo: l’inflazione più contenuta e il recupero del potere d’acquisto dovrebbero sostenere la domanda interna e spingere i volumi di trasporto verso i livelli del 2022.
Sul fronte dell’offerta, però, le difficoltà restano gravi. La carenza di autisti ha raggiunto livelli record, con oltre 426mila posizioni vacanti in Europa. Il problema non è solo quantitativo ma anche demografico: il 36% dei conducenti ha più di 55 anni, mentre appena il 4% ha meno di 25. Per contrastare questa tendenza, le istituzioni europee hanno deciso di abbassare l’età minima per la guida professionale a 18 anni, con possibilità di iniziare la formazione già a 17. Intanto, il mercato registra un calo del 15,4% nelle immatricolazioni di nuovi camion rispetto allo stesso periodo del 2024, segno di una certa prudenza negli investimenti da parte degli operatori.
Un altro aspetto interessante del rapporto riguarda l’evoluzione delle tariffe sulle principali tratte internazionali. La rotta tra Duisburg e Lilla ha visto un brusco calo dei noli spot, penalizzata dalla debolezza dell’export industriale tedesco e dal calo dei carburanti. Al contrario, sulla tratta Lione-Birmingham, i noli a contratto sono aumentati grazie alla ripresa delle importazioni britanniche, ma quelli spot sono crollati, in linea con il rallentamento dei consumi in Gran Bretagna. Tra Milano e Varsavia le tariffe a contratto hanno registrato una lieve flessione, riflettendo la debolezza della domanda industriale in Polonia. Sui collegamenti con i grandi porti del Nord Europa, come Rotterdam e Anversa, le tariffe di esportazione sono in forte crescita, spinte dall’aumento delle spedizioni UE, mentre quelle di importazione spot sono in netta diminuzione, a causa di una domanda interna ancora stagnante.
Anche le tratte nazionali mostrano una marcata disomogeneità tra i Paesi europei. In Spagna si registra una crescita sostenuta dei noli, alimentata da una domanda interna vivace e da una buona performance industriale. L’Italia segue un trend simile, con tariffe in aumento sia su base trimestrale che annua, trainate da investimenti in settori come la meccanica e le costruzioni. La situazione è ben diversa in Germania, dove le tariffe spot sono in netto calo, mentre quelle a contratto restano stabili grazie a una lieve ripresa della produzione e dei consumi. In Francia, infine, la domanda debole e il rallentamento della manifattura hanno spinto al ribasso entrambe le componenti tariffarie, nonostante un contenimento dei costi.
L’indice di fiducia degli operatori si è attestato a 8,2 punti, in lieve flessione rispetto al trimestre precedente. La maggioranza degli intervistati prevede un lieve aumento dei noli, mentre una quota significativa non si aspetta cambiamenti rilevanti. Questo indica una percezione di maggiore stabilità, ma anche l’assenza di segnali chiari di ripartenza. La debole fiducia delle imprese e dei consumatori continua a influenzare le dinamiche del mercato, rendendo difficile qualsiasi previsione a breve termine.
Nel complesso, il secondo trimestre del 2025 mostra un mercato in equilibrio instabile, dove la flessione dei costi energetici è compensata da nuovi oneri e dove la ripresa della domanda fatica a consolidarsi. Le imprese del trasporto stradale si trovano a operare in un contesto frammentato e incerto, dove la capacità di adattamento, la gestione attenta dei costi e la lettura delle dinamiche macroeconomiche saranno determinanti per affrontare le sfide della seconda metà dell’anno.
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