Le centrali Enel di Brindisi e Civitavecchia non torneranno a produrre ma resteranno in riserva fredda mentre tutti i progetti di investimento sul fronte della reindustrializzazione andranno avanti, nonostante lo slittamento del phase out del carbone fino al 2038. Ad assicurarlo, ieri durante il question time alla Camera dei deputati, è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso rispondendo ad una interrogazione degli onorevoli di Forza Italia Mauro D’Attis e Alessandro Battilocchio.
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I due parlamentari, in particolare, hanno chiesto «a che punto è l’analisi delle progettualità portata avanti dal ministero e da Invitalia». Percorsi, ha ribadito Battilocchio, «molto attesi dai territori e che devo proseguire spediti». Il ministro Urso, dal canto suo, ha confermato «l’impegno di concludere al più presto il percorso già individuato per giungere ai due accordi di programma per Brindisi e Civitavecchia. Peraltro, il Piano nazionale integrato per l’energia ed il clima prevede la cessazione della produzione di energia elettrica da carbone. Impegno che è stato rispettato». Il 31 luglio, ha aggiunto, «la Camera ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a proporre la revisione del Piano, prevedendo solo il posticipo del phase out del carbone al 2038. Sarà realizzata una fermata a freddo delle centrali, finalizzata a garantire la sicurezza energetica nazionale, senza arrecare alcun pregiudizio all’ambiente, in linea con quanto fatto anche dalla Germania che ha mantenuto in riserva alcuni impianti a carbone. Ciò significa che gli impianti saranno tenuti in manutenzione ai fini di garantire l’utilizzo in riserva nel caso di esigenza nazionale, ove la situazione geopolitica, piuttosto gravida di rischi, ne determinasse la necessità». Nessun riferimento, dunque, alla produzione di 30 terawatt all’anno tra Brindisi e Civitavecchia prevista dai parlamentari di Azione che hanno presentato l’ordine del giorno.
Nessun ritardo sull’iter per la reindustrializzazione
Per quanto riguarda, invece, i progetti di riconversione delle aree delle due centrali, il ministro ha assicurato che «il differimento del phase out non inficia l’attività dei due comitati di coordinamento istituiti a tale scopo presso il ministero, che prosegue con celerità, potendo comunque contare sulla disponibilità di aree idonee, indipendentemente dalle immediate dismissioni, soprattutto a Brindisi». Urso ha confermato che per il capoluogo messapico sono giunte 46 proposte di investimento, mentre per Civitavecchia 28. «In gran parte – ha specificato – relative a energie rinnovabili, economia circolare e logistica. Di cui nove già presentate nella riunione del 20 settembre 2024 presso la Prefettura e meglio dettagliate nell’incontro del comitato dello scorso 29 maggio. Per il coordinamento delle attività di riconversione è stato nominato commissario straordinario l’attuale prefetto Luigi Carnevale». L’elaborazione delle manifestazioni d’interesse, ha concluso il ministro delle Imprese e del Made in Italy, «è nelle fasi conclusive, con il supporto tecnico di Invitalia, al fine di realizzare poi, d’intesa con gli enti locali, due distinti accordi di programma che renderanno espliciti progetti, tempi e modalità degli investimenti produttivi».
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Esulta, dopo la risposta di Urso, l’onorevole D’Attis, tra i firmatari dell’ordine del giorno sul rinvio del phase out. Rinvio che, sottolinea, «non blocca la fase di insediamento di nuove industrie innovative» mentre, a differenza di quanto sostenuto dai parlamentari di Azione, «per le centrali sarà realizzata una fermata “a freddo”, con buona pace di chi aveva inondato giornali e social di attacchi e offese. Peccato che molti di quelli che oggi protestano, quando erano al governo neanche si erano preoccupati di fare qualcosa in previsione del passaggio dal carbone ad altro», ha incalzato D’Attis facendo riferimento in particolare al Just Transition Fund che all’epoca del governo Pd-5 Stelle fu destinato tutto a Taranto e Sulcis. «Pensiamo – ha concluso il parlamentare azzurro – con ottimismo al futuro e soprattutto con la coscienza di chi vuole bene alla propria comunità e non ha timore di guardarla negli occhi».
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