Nonostante la recente uscita dal nucleare, la Germania scommette sulla fusione con quattro aziende all’avanguardia che attirano ingenti investimenti privati. Mentre la competizione globale si intensifica, l’industria tedesca e la politica nazionale puntano a non restare indietro nella rivoluzione per l’energia pulita e inesauribile.
Negli ultimi anni, l’interesse per la fusione nucleare ha conosciuto un’impennata senza precedenti, con un forte incremento degli investimenti privati e pubblici nel settore. L’Handelsblatt ha recentemente analizzato la situazione tedesca in questo contesto globale in fermento, offrendo uno sguardo su come l’industria e la politica nazionale stiano rispondendo alla crescente competizione internazionale. La Germania, nonostante la sua prudenza storica rispetto all’energia nucleare e al completamento del programma di fuoriuscita dall’atomo avvenuto nella primavera 2023, ospita quattro aziende attive nella ricerca sulla fusione, che stanno attirando sempre più capitali e attenzioni.
BOOM DI INVESTIMENTI E PROMESSE DELLA FUSIONE
Secondo un’analisi della società di consulenza Arthur D. Little, tra il 2021 e il 2024 gli investimenti nelle aziende di fusione nucleare sono aumentati del 300%, senza contare i finanziamenti pubblici destinati agli istituti di ricerca. Stephan Ruehl, autore dello studio, sottolinea come “l’interesse dell’industria e dell’economia sia grande”. Complessivamente, le start-up del settore hanno raccolto oltre 7,5 miliardi di dollari. Questo trend è alimentato dalla promessa della fusione nucleare: una fonte di energia pulita, inesauribile e con una produzione di rifiuti radioattivi drasticamente ridotta rispetto alla fissione. Inoltre, aggiunge il quotidiano economico, il rischio di incidenti catastrofici viene praticamente azzerato.
LE QUATTRO PUNTE DI DIAMANTE TEDESCHE
Le grandi aziende tecnologiche ed energetiche stanno spostando la fusione dal mondo della ricerca a quello dell’industria. Tra gli investitori figurano nomi di spicco come Jeff Bezos, Sam Altman, Alphabet, Equinor, Eni, Chevron e Shell. In Germania, le quattro principali aziende attive nel settore – Proxima, Marvel, Gauss e Focused Energy – stanno ottenendo risultati notevoli, nonostante la crisi economica generale. Marvel Fusion, ad esempio, ha recentemente raccolto quasi 63 milioni di euro, con Deutsche Telekom tra i principali investitori.
L’azienda di Monaco sta collaborando con Siemens Energy per sviluppare un primo concept di centrale elettrica. Anche Proxima Fusion, sempre con base a Monaco, ha recentemente pubblicato un progetto per un impianto commerciale. Secondo Francisco Sciortino, CEO di Proxima, “tutti in Germania hanno ormai capito che abbiamo bisogno della fusione, anche la politica”. La corsa ora è per chi riuscirà per primo a connettere un impianto funzionante alla rete elettrica.
L’energia da fusione è un traguardo che i ricercatori inseguono da oltre 70 anni. Tuttavia, ora gli investimenti sono cresciuti in modo esponenziale, spinti anche dalle tensioni geopolitiche e dalla necessità di una fonte energetica sicura e indipendente da regimi instabili.
LA COLLABORAZIONE EUROPEA
A livello europeo, nota ancora l’Handelsblatt, a Bruxelles è nata la European Fusion Association, che riunisce aziende di primo piano come il colosso dei laser Trumpf, il gruppo energetico italiano Enel e l’azienda francese di difesa Thales. Milena Roveda, CEO di Gauss Fusion, spiega al quotidiano di Düsseldorf che “ora è il momento di portare la fusione fuori dai laboratori e renderla una realtà industriale”. La sua start-up, con base a Monaco, è frutto di un consorzio di imprese franco-italo-tedesco-spagnole.
Ma nonostante l’ottimismo, l’applicazione su scala commerciale della fusione nucleare rimane una sfida aperta. Gli esperti ritengono improbabile la realizzazione di una centrale operativa prima del 2050. Tuttavia, la politica tedesca sembra intenzionata a scommettere su questa tecnologia. Fin dalla campagna elettorale, Friedrich Merz aveva proposto la costruzione di due grandi reattori sperimentali in Germania. La Cdu sostiene che il paese debba guidare questa rivoluzione energetica, evitando di lasciare il primato a Stati Uniti o Cina.
I DUE APPROCCI TECNOLOGICI E LE SFIDE DA SUPERARE
Parallelamente, la ricerca sta esplorando due approcci principali alla fusione nucleare. Il primo è quello basato su potenti magneti, utilizzati per confinare il plasma ad altissime temperature. Proxima e Gauss Fusion stanno lavorando su questa tecnologia, con l’obiettivo di costruire i primi prototipi entro il 2027. Il secondo approccio prevede l’uso di laser ad alta potenza per innescare la fusione. Marvel Fusion e Focused Energy sono le principali aziende tedesche impegnate in questo campo. Focused Energy ha annunciato l’intenzione di costruire un impianto di fusione entro il 2035 nel sito nucleare dismesso di Biblis, con il supporto di Trumpf, RWE, l’Università Tecnica di Darmstadt e il GSI Helmholtz Center.
Ciononostante, le sfide tecnologiche rimangono enormi. Per realizzare una centrale a fusione commerciale, servono laser molto più potenti di quelli attualmente disponibili. “Stiamo costruendo i nostri primi due laser per un impianto di prova negli Stati Uniti e prevediamo le prime dimostrazioni entro il 2026”, afferma Heike Freund, CEO di Marvel Fusion. Anche la stabilità del plasma rimane una delle questioni più complesse. In Francia, nell’impianto West di Cadarache, i ricercatori sono riusciti a mantenere il plasma per 1337 secondi, stabilendo un nuovo record mondiale.
In Germania, Marvel e Proxima puntano a costruire un primo impianto dimostrativo all’inizio degli anni 2030. Tuttavia, la fusione non ha ancora dimostrato di poter generare più energia di quanta ne consumi, un traguardo raggiunto solo tre anni fa negli Stati Uniti dal National Ignition Facility, ma con un rendimento ancora insufficiente per applicazioni industriali.
L’Handelsblatt conclude il suo articolato reportage nel mondo della ricerca tedesca sottolineando come un aspetto cruciale rimanga il finanziamento: realizzare un primo impianto dimostrativo richiede quasi un miliardo di euro. Per il momento, il settore privato sta trainando la corsa, ma affinché la Germania possa restare competitiva nella rivoluzione della fusione nucleare, sarà necessario un maggiore supporto da parte dello Stato. Il futuro energetico del paese potrebbe dipendere proprio da questa scommessa.
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