Dal 2024 le imprese venete avanzano tra gli 800 milioni e un miliardo di euro dalle amministrazioni pubbliche del Sud, a causa dei ritardi e dei mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA). Lo rileva l’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i dati nazionali del Ministero dell’Economia e delle Finanze. A livello nazionale, lo scorso anno sono state presentate richieste di pagamento per 198 miliardi di euro, ma entro marzo 2025 ne sono stati liquidati poco meno di 190 miliardi, lasciando un ammanco di 8,15 miliardi.
La situazione preoccupa gli imprenditori veneti, che soffrono non solo per le tensioni internazionali, ma anche per i problemi interni all’Italia. In particolare, la difficoltà nasce dal fatto che alcune amministrazioni pubbliche, specie nel Mezzogiorno, ritardano i pagamenti o non rispettano gli impegni contrattuali. Sebbene in Veneto si siano fatti importanti progressi negli ultimi anni, con tempi di pagamento tra i più rapidi d’Italia, questa criticità resta diffusa al Sud.
Secondo i dati Eurostat aggiornati ad aprile 2025, l’Italia è il paese europeo con la situazione peggiore riguardo ai debiti commerciali della PA, che ammontano a 58,7 miliardi di euro, pari al 2,7% del Pil. Nessun altro Stato membro registra valori più negativi: la Germania si attesta all’1,8%, la Francia all’1,5%, la Spagna allo 0,7% e la media UE27 è all’1,6%.
Sul fronte dei tempi di pagamento, però, il quadro è migliorato: per la prima volta dal 2013 la media nazionale è scesa sotto i 30 giorni, grazie anche alle disposizioni europee contro i ritardi, al PNRR e all’introduzione della Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC), che ha aumentato la trasparenza e la responsabilità degli enti pubblici.
Nonostante ciò, la CGIA segnala due pratiche scorrette ormai diffuse. La prima consiste nel pagare puntualmente le fatture di importo maggiore, mentre vengono ritardate intenzionalmente quelle di importi minori, danneggiando soprattutto le piccole imprese. La seconda riguarda la decisione unilaterale di molti funzionari pubblici su quando le imprese possano emettere le fatture, condizionando di fatto i fornitori e “aggirando” i limiti di legge sui tempi di pagamento. Questi comportamenti, definiti dalla Corte dei Conti come “diabolici”, compromettono la regolarità dei rapporti commerciali con la PA.
Per affrontare questa situazione, la CGIA propone di introdurre per legge la compensazione diretta e universale tra crediti certi e debiti fiscali delle imprese verso lo Stato, strumento che potrebbe stabilizzare la situazione finanziaria di molte PMI.
Tra le amministrazioni più in difficoltà spiccano diverse realtà del Mezzogiorno, come la Risorse Ambiente Palermo (RAP) e l’Azienda Sanitaria di Crotone, entrambe con ritardi medi di circa 88 giorni nei pagamenti, seguite dal Comune di Cosenza, ATAC Roma, AMAT Palermo e ANAS, con ritardi fino a 48 giorni. Anche alcuni ministeri, come Lavoro e Salute, hanno registrato ritardi medi di 13 giorni nel 2024.
In Veneto, invece, il quadro descritto da CGIA rimane migliore rispetto al resto del Paese, grazie a una gestione più efficiente dei pagamenti pubblici, ma la regione non è immune dalle conseguenze di questo sistema ancora fragile e caratterizzato da disparità territoriali.
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