Il Decreto Bollette 2025 è finalmente diventato legge, apportando modifiche sostanziali. Ecco quale sarà l’impatto
Modifiche e novità che riguardano non solo i consumatori privati, ma anche le imprese italiane, in particolare le PMI e le grandi realtà industriali. Il decreto si propone di alleggerire l’impatto dei costi energetici, incentivare la transizione ecologica e stimolare la competitività del tessuto imprenditoriale italiano.
Il Decreto Bollette 2025 si inserisce in un contesto di crescente volatilità dei mercati energetici e di forte pressione sul settore industriale a causa dei costi dell’energia. L’azzeramento degli oneri di sistema per le PMI e la conferma delle agevolazioni per le imprese energivore sono segnali chiari di un governo che intende proteggere e rafforzare il proprio tessuto produttivo.
Decreto Bollette: tutte le novità
Una delle novità più significative del decreto riguarda le piccole, micro e medie imprese (PMI) che dispongono di una potenza impegnata pari o superiore a 16,5 kilowatt. Per queste aziende, il decreto prevede l’azzeramento, per sei mesi, degli oneri di sistema, inclusi quelli destinati al supporto delle fonti rinnovabili e alla cogenerazione ad alto rendimento. Questo intervento permette di ridurre concretamente le bollette energetiche, offrendo un sostegno tangibile per affrontare l’aumento dei costi operativi.
Inoltre, la misura ha un impatto diretto sulla competitività delle PMI italiane, creando un ambiente più favorevole per gli investimenti e la crescita del settore produttivo. A tal fine, il governo ha stanziato ben 800 milioni di euro per finanziare questa iniziativa, segno dell’impegno a sostenere le imprese più vulnerabili agli aumenti dei costi energetici.
Il decreto non dimentica nemmeno le grandi imprese ad alta intensità energetica, note come imprese energivore. Per queste realtà industriali, il decreto conferma le misure di supporto già in essere, destinando un fondo da 600 milioni di euro per contenere l’impatto dei costi energetici. Settori strategici come l’acciaio, il cemento e la carta, che richiedono grandi quantità di energia, potranno così continuare a operare in un contesto economico complesso senza compromettere la loro competitività internazionale.
L’obiettivo è sostenere queste imprese in modo che possano mantenere la loro presenza sui mercati globali e proteggere l’occupazione, evitando che l’aumento dei costi energetici possa indebolirne la posizione. Queste agevolazioni sono dunque fondamentali per garantire la continuità produttiva delle grandi realtà industriali italiane.
Le risorse necessarie per finanziare il decreto provengono dal fondo per la transizione energetica, alimentato dai proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2 relative all’anno 2024. Questo meccanismo fa parte della strategia dell’Unione Europea per ridurre le emissioni climalteranti, mentre l’Italia ha scelto di reinvestire una parte di questi ricavi per sostenere direttamente le imprese.
Il fondo, quindi, non solo contribuisce a incentivare l’adozione di tecnologie a basso impatto ambientale, ma rappresenta anche un’opportunità per promuovere una transizione energetica più giusta e sostenibile, supportando le imprese nella sfida della decarbonizzazione.
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