di Stefano Nico
È stato presentato ufficialmente a Grottammare, nella Sala Kursaal, il nuovo Distretto Florovivaistico delle Marche, struttura che punta a valorizzare e strutturare un comparto da sempre presente nel paesaggio e nell’economia regionale. All’incontro erano presenti il Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura Luigi D’Eramo, l’Assessore regionale Andrea Maria Antonini, il Sindaco di Grottammare Alessandro Rocchi, il direttore di Coldiretti Piceno Giordano Nasini e il presidente dell’associazione Vivaisti Grottammare Francesco Balestra. In sala anche produttori, tecnici e rappresentanti istituzionali.
Il distretto coinvolge oltre 150 imprese florovivaistiche del territorio, con un progetto che mira a unire il mondo produttivo con la ricerca, la formazione e la promozione territoriale. Obiettivi dichiarati: favorire l’internazionalizzazione, formare nuove figure professionali, sostenere la digitalizzazione delle aziende e promuovere l’integrazione tra agricoltura, paesaggio e benessere urbano.
Secondo l’Assessore Antonini, «non si tratta solo di fiori e piante, ma di un’economia verde che può diventare trainante, grazie al valore paesaggistico, alla filiera corta, al turismo esperienziale e alla ricerca applicata».
Un settore che cambia, senza perdere radici
Durante la mattinata, diversi vivaisti hanno portato la loro esperienza. Enrico Ciarrocchi, vivaista di terza generazione, ha evidenziato l’importanza di fare rete: «Aderire al distretto significa credere che insieme possiamo affrontare meglio i mercati, condividere esperienze, investire nella qualità».
Interventi anche da parte di esperti ambientali, che hanno evidenziato il ruolo del florovivaismo nella mitigazione del cambiamento climatico e nella rigenerazione degli spazi urbani. Si è parlato, ad esempio, di scuole con orti didattici e giardini pubblici curati da cooperative locali, in un’ottica di partecipazione e sostenibilità.
Un progetto con valore economico, culturale e sociale
L’avvio del Distretto non rappresenta solo una novità dal punto di vista produttivo. Il progetto punta anche a rafforzare l’identità dei territori interni, contribuendo a contrastare fenomeni come lo spopolamento e l’abbandono delle campagne. Secondo gli organizzatori, riscoprire il valore del lavoro florovivaistico significa anche restituire dignità e prospettiva a tante aree marchigiane.
Un modello per il resto del Paese
In un panorama nazionale dove il florovivaismo fatica a trovare riconoscimento istituzionale, le Marche fanno sistema. Il nuovo Distretto è il risultato di anni di confronto e progettazione condivisa, e punta a diventare un riferimento anche per altre realtà italiane.
Il comparto marchigiano, che da Pesaro ad Ascoli Piceno comprende microclimi favorevoli e tradizioni radicate, si presenta oggi con una struttura organizzata, pronta a cogliere le sfide del mercato globale e della transizione ecologica.
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