Era stata introdotta con la legge di Bilancio per il 2025, ma serviva il varo di un apposito decreto ministeriale per farla entrare in vigore. E finalmente è arrivato con la firma del Ministero di economia e finanze di ieri. L’IRES premiale è legge. Soddisfatto il viceministro Maurizio Leo, che ha parlato di premio in favore delle imprese che scommettono sugli investimenti e la produttività. Si stima che la misura riguarderà investimenti per 11 miliardi di euro nel biennio 2025/2026.
Imposta sui Redditi delle Società
Prima di spiegare cosa sia l’IRES premiale, partiamo dal concetto basilare: cos’è l’IRES. E’ l’Imposta sui Redditi delle Società, che colpisce quelli che definiamo utili o profitti. Per farla breve, nel corso dell’esercizio società di capitali (spa, srl, sapa, srls), cooperative e di mutua assicurazione sostengono costi e producono fatturato.
La differenza tra le due voci è il margine di guadagno, che sconta attualmente in Italia un’imposizione fiscale del 24%.
IRES premiale, come funziona
Con l’IRES premiale lo stato dice all’impresa che potrà pagare il 20%, cioè 4 punti percentuali in meno. Ma la condizione è che debba accantonare almeno l’80% degli utili a riserva. Di questi, non meno del 30% deve essere investito in beni strumentali 4.0 e 5.0. In buona sostanza, stiamo parlando di macchinari interconnessi e software. Inoltre, l’impresa deve assumere nuovi lavoratori per almeno l’1% dei dipendenti che già ha e, in ogni caso, dovrà assumerne almeno uno.
Ricordate la scorsa campagna elettorale? Uno degli slogan più efficaci dell’allora leader di Fratelli d’Italia e oggi premier Giorgia Meloni fu “più assumi e meno paghi”.
L’idea alla base dell’IRES premiale è proprio questa. Vengono incentivate sul piano fiscale le imprese che investono e creano occupazione. I dati ISTAT ci dicono che il numero degli occupati in Italia non è mai stato così alto, superando i 24,3 milioni. Nel confronto europeo, però, restiamo fanalino di coda con un tasso inferiore alla media di ben dieci punti percentuali.
Bassa produttività freno per occupazione
Cosa frena l’occupazione italiana? La bassa produttività. Gli investimenti nei capitoli di spesa rientranti in Industria 4.0 e 5.0 possono favorire la crescita della produttività, per cui anche dell’occupazione stessa. Sembrerebbe, quindi, che l’IRES premiale vada nella giusta direzione. C’è un elemento disturbante, dato proprio dal vincolo alle assunzioni. Se obblighi un’impresa che investe ad assumere per ricevere un beneficio fiscale, c’è il rischio che la crescita della produttività svanisca o si affievolisca.
Facciamo un esempio: un’impresa punta sull’innovazione tecnologica e grazie all’uso di un macchinario riesce a produrre di più con gli stessi lavoratori o persino con meno. Questa impresa risulterà più produttiva. Grazie ai minori costi unitari, potrà permettersi di abbassare i prezzi, avvantaggiando i consumatori. O farà più utili, che prima o poi reinvestirà. O entrambe le cose. Questa innovazione crea le basi per la crescita dell’economia italiana nel suo complesso, ergo della stessa occupazione.
Tuttavia, se accompagniamo l’aumento atteso della produttività al vincolo delle assunzioni, stiamo riducendo in partenza il beneficio netto.
IRES premiale buona idea sbiadita da vincolo alle assunzioni
L’IRES premiale non è certo un’idea sbagliata. Anzi, risorse permettendo sarebbe opportuno abbassare l’imposta a tutte le imprese incondizionatamente. Gli scarsi margini di bilancio costringono a concentrare le poche risorse su una platea ridotta di beneficiari. E qui spuntano le condizioni che fissano limiti all’accesso. Si attendono oltre 100.000 assunzioni in due anni grazie alla misura. Ma gli italiani hanno da tempo un problema ben più grave dell’inoccupazione, cioè gli stipendi bassi. E questi dipendono dalla scarsa produttività. Crescono i posti di lavoro, ma la torta sfornata resta grosso modo la stessa. Serve ingrandire la torta, non porre condizioni a chi la sforna.
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