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la Lega torni alle radici locali e spinga su un’altra Europa


Fra scadenze elettorali decisive e la necessità di riscoprire le proprie fondamenta federaliste, la Lega si prepara a mesi cruciali, guidata dalle riflessioni dell’assessore lombardo Guido Guidesi, che invita il partito a ricostruire il legame con i territori e a incidere su un’Europa ritenuta distante.

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Una Lega alla ricerca della propria identità

Per l’assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia, Guido Guidesi, il movimento che fu di Umberto Bossi e che oggi vede in Matteo Salvini il principale volto nazionale deve, prima di ogni altra cosa, riconquistare la sensazione di «casa». L’analisi di Guidesi parte da un’ammissione: gli esiti elettorali lusinghieri ottenuti negli ultimi cicli hanno talvolta cullato il Carroccio in un atteggiamento di autocompiacimento, riducendo la capacità di mantenere un contatto vivo con le comunità locali. Servono radici salde per fronteggiare ogni burrasca politica, ribadisce l’assessore, indicando nella prossimità territoriale l’unica garanzia di credibilità.

La presa di coscienza, sottolinea ancora Guidesi, non è esercizio di nostalgia ma premessa strategica a un rinnovamento che passi per la formazione di nuovi quadri militanti, capaci di parlare alle generazioni che non hanno vissuto le battaglie originarie sul federalismo e sull’autonomia. Quando questi concetti restano confinati nei convegni, diventano astrazioni; se invece vengono declinati in servizi concreti – dalla gestione della sanità al sostegno alle imprese – si trasformano in linguaggio quotidiano. La sfida, dunque, consiste nel rimettere al centro il territorio, facendo della partecipazione dal basso il motore di ogni proposta.

Valori federalisti da rilanciare fra i giovani

Il responsabile lombardo spiega che la Lega «esiste per restituire competenze, risorse e decisioni alle comunità che le generano». Per questo chiede un impegno più strutturato nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro, affinché gli studenti e i neoassunti comprendano che la prossimità amministrativa garantisce tempi più rapidi e scelte più attente. L’autonomia, afferma, non è un privilegio per pochi ma un metodo per avvicinare la politica alla vita reale. Solo così chi si avvicina al partito potrà farlo abbracciandone intimamente l’identità.

In quest’ottica, chi assume incarichi interni o cariche pubbliche nel Carroccio deve dimostrare di condividerne l’impianto valoriale prima ancora di esibire competenze manageriali. La presenza di figure come Roberto Vannacci o Sylvia Sardone ai vertici nazionali ha indubbiamente suscitato attenzione mediatica, ma per Guidesi la vera posta in gioco non è la collocazione personale bensì il messaggio collettivo: un movimento nato per parlare al Nord produttivo rischia di smarrire se stesso se si allontana dai temi che lo hanno forgiato. Rimanere coerenti, insiste, è la migliore forma di attrattività.

L’assetto dei vertici e il dibattito interno

Il confronto sulla leadership, tuttavia, non può essere ridotto a una questione di nomi, puntualizza l’assessore lombardo. A suo avviso, un partito che ambisce a incidere tanto a Milano quanto a Bruxelles deve rendere chiaro «chi fa cosa» soltanto dopo aver definito «cosa vuole rappresentare». Non è il manuale Cencelli a rendere forte un’organizzazione, bensì la condivisione di obiettivi misurabili e verificabili sui territori. Da qui l’invito a concentrarsi su un’agenda che riporti in primo piano la difesa del tessuto produttivo e l’efficienza amministrativa locale.

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Oltre ai ruoli federali, Guidesi rivendica una sorta di «sindacalizzazione territoriale» nell’interesse delle imprese lombarde. Alle aziende, spiega, non servono slogan ma infrastrutture, iter autorizzativi snelli e un quadro normativo stabile. Se la Lega saprà tornare a essere il portavoce delle PMI, potrà riconquistare consenso anche al di là della storica base di artigiani e commercianti. Un partito di governo, rimarca, si giudica dalla concretezza dei risultati, non dal numero dei like.

Region-centric vision dell’Europa

Accanto alla riorganizzazione interna, l’altra grande sfida riguarda l’Unione Europea. Guidesi ribadisce che l’Europa studiata sui libri, costruita sulle «regioni d’Europa» di spinelliana memoria, è stata tradita da un assetto dominato dagli Stati nazionali. In questa prospettiva, rilancia la necessità di un’inversione di marcia della prossima Commissione: se le politiche comunitarie non premieranno la competitività dei territori, la deindustrializzazione diventerà irreversibile. Il rischio è già visibile in filiere cruciali come chimica, automotive e siderurgia.

Per scongiurare tale scenario, l’assessore indica la strada delle alleanze fra le regioni più produttive, dalla Lombardia al Baden-Württemberg, passando per l’Auvergne-Rhône-Alpes. Un fronte che, a suo avviso, potrebbe sostenere la proposta di una nuova strategia europea sulla competitività, sul modello del documento coordinato da Mario Draghi. I tempi, però, stringono: l’arrivo massiccio di prodotti cinesi e la spada di Damocle dei dazi statunitensi mettono a rischio quote di mercato faticosamente conquistate.

Le partite regionali di Veneto e Lombardia

Se lo scenario comunitario impone riflessioni macro, la quotidianità politica presenta scadenze altrettanto delicate. Il Veneto, dopo l’era di Luca Zaia, dovrà scegliere un nuovo governatore; la Lombardia, guidata da Attilio Fontana, è oggetto di speculazioni su ipotetiche elezioni anticipate. Guidesi smonta quest’ultima ipotesi definendola politicamente insensata per una coalizione che ha fatto della stabilità un proprio marchio. Bloccare progetti in corso per un calcolo elettorale – avverte – sarebbe un messaggio devastante per imprese e cittadini.

Per quanto riguarda il Veneto, l’assessore rivendica il patrimonio amministrativo costruito da Zaia e dalla sua squadra, convinto che la continuità sia pressoché scontata e debba essere garantita da un esponente leghista. Il successo ottenuto in quella Regione dimostra, a suo dire, che l’ideale federalista può tradursi in risultati tangibili: riduzione dei tempi burocratici, sanità efficiente, gestione oculata delle emergenze. Gli esempi concreti sono il miglior manifesto programmatico per il futuro.

Continuità amministrativa e stabilità di coalizione

Guidesi ricorda che, in Lombardia, l’esecutivo attuale sta lavorando su due fronti prioritari: sostegno all’economia locale e rafforzamento del sistema di welfare. Interrompere il mandato significherebbe congelare investimenti e rallentare misure attese da famiglie e imprese. La buona politica, insiste, non si misura dalla durata dei mandati ma dalla coerenza nel portarli a termine. Da qui la convinzione che Fontana resterà in carica fino alla naturale scadenza, lasciando al voto del 2028 il compito di scrivere una nuova pagina.

Allo stesso tempo, l’assessore puntualizza che un centrodestra compatto potrà affrontare con credibilità anche il passaggio veneto, presentandosi non solo come alleanza elettorale ma come coalizione capace di ereditare e difendere progetti già avviati. La collaborazione tra Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, conclude, sarà tanto più solida quanto più saprà anteporre il risultato amministrativo agli appetiti di parte. Stabilità non significa immobilismo, significa fiducia reciproca fondata su obiettivi condivisi.

Europa, competitività e rischio deindustrializzazione

La partita europea, per Guidesi, si gioca soprattutto sul terreno della competitività. L’assessore cita gli ostacoli che le imprese italiane devono affrontare: energia cara, eccessi regolatori, concorrenza cinese e, da ultimo, i dazi statunitensi che appesantiscono l’export verso Washington. Ogni sovratassa doganale è un freno aggiuntivo che il nostro manifatturiero non può permettersi. Da qui l’appello a un centrodestra europeo capace di imporre alla nuova Commissione un’agenda pro-industria, antitetica rispetto a quella che – a suo giudizio – ha favorito un clima di incertezza nel quinquennio che si sta chiudendo.

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Un capitolo cruciale riguarda i fondi comunitari destinati alle Regioni: in Lombardia rappresentano il 98 per cento delle leve finanziarie utilizzate per sostenere le imprese. Il disegno di ricondurre tali risorse a una cabina di regia statale, denuncia Guidesi, equivarrebbe a premiare un sovranismo centralista capace di azzerare la logica stessa dei programmi europei. Se dovessimo perdere l’autonomia nella gestione di quei fondi, il motore economico del Paese subirebbe un brusco rallentamento, avverte, promettendo mobilitazioni di piazza insieme a tutto il comparto manifatturiero qualora la minaccia si concretizzasse.

Fondi regionali e pericolo di centralizzazione statale

L’assessore lombardo insiste sul fatto che la sottrazione di potere gestionale alle Regioni tradirebbe non soltanto lo spirito dei trattati europei ma anche quel principio di sussidiarietà che l’Italia ha inserito in Costituzione. Le decisioni devono essere prese il più vicino possibile ai cittadini, ribadisce, ricordando che proprio grazie a una governance locale dei fondi europei la Lombardia ha potuto sviluppare politiche di innovazione, digitalizzazione e transizione ecologica in tempi più rapidi rispetto alla media nazionale.

Se il controllo dovesse passare agli Stati membri, i criteri di riparto potrebbero cambiare da un anno all’altro, rallentando bandi, progetti e rendicontazioni. Tale incertezza, avverte Guidesi, scoraggerebbe gli investimenti privati e ridurrebbe l’attrattività del «sistema Paese». Di conseguenza, il rischio di deindustrializzazione non si limiterebbe alle grandi metropoli ma si estenderebbe alle province manifatturiere, generando nuove disuguaglianze territoriali. L’Europa potrà ritrovare la propria missione solo se tornerà a considerare le Regioni come partner, non come semplici beneficiarie.



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