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Mini-Ires al via.Sconto di 4 punti per chi investe


Era la misura più attesa dalle imprese. Con la firma posta dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, al decreto mini-Ires si sblocca la possibilità per le aziende di beneficiare di un’aliquota agevolata al 20 per cento per l’imposta sui redditi societari. Una misura prevista dall’ultima manovra, che ora trova piena attuazione con la precisa definizione dei criteri per accedere allo sconto del 4 per cento. Un premio per agevolare le imprese che assumono e investono.

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«Con questo provvedimento diamo concreta attuazione a un principio semplice e chiaro: chi più assume e investe, meno paga», ha commentato il viceministro, sottolineando la natura temporanea della misura. L’intenzione è comunque rendere permanente l’agevolazione. «Si tratta di un intervento sperimentale, che verrà valutato attentamente al fine di renderlo strutturale», ha spiegato ancora Leo. «Puntiamo a dare alle imprese strumenti utili per crescere e innovare, creando nuova occupazione e rafforzando la competitività del sistema Italia».

Concetti che Confindustria aveva sottolineato a suo tempo, perorando la causa e chiedendo di mettere le imprese nelle condizioni di essere competitive rispetto alle altre aziende europee. Tanto più in un’epoca di dazi e incertezze commerciali.

I BENEFICIARI

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La misura è aperta a tutti i soggetti Ires, a patto che rispettino quattro condizioni, che quindi limitano la platea, stimata in circa 18mila aziende.

I possibili beneficiari della misura dovranno attenersi ad alcuni paletti patrimoniali, fare investimenti, assumere e non licenziare. Condizioni che dovrebbero permettere alle imprese di effettuare investimenti nel biennio 2025-2026 per circa 11 miliardi e portare a 109mila nuove assunzioni, secondo le stime previste durante l’iter parlamentare della legge di Bilancio.

Il decreto firmato da Leo e la relazione illustrativa che lo accompagna spiegano che potranno usufruire dello sconto anche le aziende che aderiscono al concordato preventivo biennale e quelle che si trovano in una procedura «che abbia finalità di risanamento», ovviamente a determinate condizioni.

Sono invece escluse le società in liquidazione ordinaria o assoggettate a procedure concorsuali, i soggetti Ires che applicano regimi forfettari e le imprese che nel 2023 hanno chiuso in perdita.

GLI INVESTIMENTI

La prima condizione della mini-Ires è aver realizzato, dal primo gennaio di quest’anno (ed entro il 31 ottobre del prossimo), investimenti in beni strumentali – quindi macchinari – relativi ai piani Transizione 4.0 e 5.0, permettendone l’interconnessione, oppure finalizzati a ridurre i consumi energetici. Il testo disciplina anche l’ammontare minimo da investire affinché gli interventi siano considerati rilevanti: 20mila euro, oppure il 24% degli utili 2023, oppure ancora il 30% degli utili accantonati.

Quest’ultima condizione è legata a un altro paletto: la mini-Ires presuppone infatti che le imprese mettano a riserva almeno l’80% degli utili 2024, che quindi non potranno essere distribuiti ai soci.

La seconda priorità, oltre a favorire gli investimenti, è quella di far crescere l’occupazione. Ecco perché, per poter godere dello sconto, gli imprenditori non dovranno aver fatto ricorso alla cassa integrazione nel 2024 o nel 2025.

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La regola numero uno sarà assumere. E i nuovi innesti dovranno essere a tempo indeterminato. C’è anche una percentuale di aumento dell’occupazione precisa: l’1% in più rispetto al 2024.

Il mantenimento dei livelli occupazionali presuppone poi che non ci siano licenziamenti. Infatti, è necessario che il numero di unità lavorative annue relative al periodo d’imposta 2025 sia almeno pari o superiore alla media del triennio precedente (2022-2024).

Eventuali dismissioni o delocalizzazioni faranno invece perdere i benefici, e questo entro cinque periodi d’imposta da quando l’investimento è stato realizzato. Chi dovesse decadere dalla misura dovrà versare la quota mancante al Fisco.


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