Continua ancora senza sbocchi il braccio di ferro alla Gruppo8 di Forlì, società nel settore dell’imbottito da oltre un mese al centro di una protesta sindacale molto accesa. L’ultimo comunicato di Sudd Cobas, la sigla che segue dall’inizio l’agitazione, è molto duro per gli impegni della proprietà che, denuncia il sindacato, già nei giorni scorsi erano stati disattesi.
Il comunicato
Nulla di fatto al tavolo per l’assenza di Gruppo 8. Solo chi ha costruito questa crisi può risolverla. Altro che “completamente estranei alla vertenza”, come piace autodefinirsi a Gruppo 8:
1. Gruppo 8 continua a dichiararsi “completamente estranea alla vertenza”. Nel farlo prende in giro tutti: operai, istituzioni e tutto il territorio. Ma non solo. Vuole mettersi al di sopra della legge (la l. 30/2003) che stabilisce la responsabilità dei committenti su stipendi, contributi e condizioni di lavoro delle aziende a cui viene esternalizzata la produzione.
2. Sofalegname è una società fittizia, creata ad hoc da Gruppo8 e che ha sempre lavorato esclusivamente per Gruppo8 all’interno di stabilimenti di Gruppo8 sotto la direzione ed il controllo quotidiano di personale di Gruppo8. Siamo di fronte ad un caso eclatante di intermediazione fittizia di manodopera e di caporalato. Su questo nessuno deve prendere in giro se stesso. Lo diciamo in particolare alle istituzioni. Il sistema è identico a quello rivelato dalle inchieste della Procura di Milano e che hanno portato al commissariamento delle società dei piu importanti brand della moda di lusso (Dior, Giorgio Armani e in ultimo Loro Piana). Quello che in questi casi ha avuto bisogno di lunghe e difficili indagini è stato fatto emergere – nel caso Gruppo8 – in tutta la sua chiarezza e drammaticità direttamente dagli operai sfruttati. Il sistema è identico: un’azienda multinazionale che esternalizza la produzione ad aziende a conduzione cinese che sono semplici “serbatoi di manodopera” e che garantiscono bassisimi costi di produzione imponendo turni di 12 ore al giorno agli operai e condizioni degradanti di vita con dormitori interni alle fabbriche. Questo sistema – in questo come negli altri casi – funziona anche come escamotage per evasione di tasse e contributi INPS. Ed infatti i lavoratori Sofalegname si trovano non solo senza stipendi, ma anche senza contributi versati. Oltra al danno, una beffa non solo per loro ma per tutta la comunità.
3. Nei casi trattati dalla Procura di Milano i brand della moda si sono fatto schermo del “non sapevamo”. La Procura ha provato che si trattava di una menzogna. Non solo perché nei laboratori “cinesi” dello sfruttamento la produzione era quotidianamente controllata da funzionari degli stessi brand, ma perché erano le stesse tariffe che venivano corrisposte a queste società a rendede impossibile lavorare nel rispetto delle regole: puoi “starci dentro” solo sfruttando ed evedendo. Lo sfruttamento e l’illegalità non è un incidente, ma un fatto matematico. Nel caso Gruppo8 ricorre tutto questo. Più uno: Sofalegname ha sempre lavorato “in casa” di Gruppo 8, a stretto contatto con i lavoratori diretti di Gruppo 8. I dormitori e lo sfruttamento erano anche questi in spazi dati da Gruppo 8 alla Sofalegname e letteralmente sotto i loro occhi. Dire di non sapere è davvero impossibile. Perché si tratta di un esternalizzazione della produzione fatta all’interno del proprio stesso stabilimento. Immagine se la ditta cinese che sfrutta fosse stata “ospitata gratuitamente” in uno stabilimento Giorgio Armani o Loro Piana…
4. Il fatto che le commesse che avrebbero dovuto far ripartire la produzione in via Gramadora siano state trasferite a Cesena è la prova del fatto che il problema non è (solo) Sofalegname ma (prima di tutto) Gruppo8. Una volta che la Sofalegname si è vista costretta a regolarizzare i lavoratori, Gruppo8 ha spostato tutte le commesse in un altra fabbrica dello sfruttamento e lo fanno anche dopo aver firmato un accordo che diceva il contrario. Già quando lo scorso novembre un controllo trovava a Cesena lavoro nero e dormitori quella fabbrica lavorava le commesse di Gruppo8, anche in questo caso la direzione della produzione era esercitata da una funzionaria di Gruppo8 quotidianamente presente in fabbrica.
5. Accettare che Gruppo 8 sia “estranea” a questa vicensa equivale ad un via libera per loro e per altri in futuro allo sfruttamento, al caporalato e all’evasione sfrenata. Equivale a dire a chi vuole massimizzare i profitti sulla pelle dei lavoratori che non ce bisogno di delocalizzare in Cina, perché puoi ottenere la stessa cosa sfruttando operai cinesi e pakistani.
6. Gruppo 8 pone come condizione per venire al tavoli la fine dei picchetti. E veste i panni della vittima. I picchetti sono la conseguenza minima di fronte alla politica criminale dell’azienda su cui anche la Magistratura dovrebbe intervenire duramente. Se la multinazionale pensa che in Italia sia tutto permesso, deve capire che si sbaglia.
7. Siamo al paradosso: Sofalegname dice che non può attivare il Contratto di solidarietà perché non è in regola con i contributi INPS. E Gruppo 8 dice che non può lavorare con Sofalegname perché non ha il DURC (perché non ha pagato i contribiti INPS). (Ma intanto Gruppo 8 si affida ad un altra ditta dove è accertato il lavoro nero.) Insomma, l’evasione contribitiva viene presentata come una “giustificazione” al mancato rispetto dell’accordo del 20 luglio. Gruppo 8 deve immediatamente pagare tutti i contributi INPS (e gli stipendi) e mettere in attuazione quell’accordo. Non lo diciamo noi. Lo dice la legge, che obbliga i committenti a rispondere in solido su contributi e stipendi.
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