Centinaia di like per il suo post, dove chiede alle istituzioni una «svuelta» e auspica la convocazione delle forze economiche per programmare il rilancio
«La Vuelta 2025 partirà da Torino ma anche la proprietà di Iveco Group. Un grande evento sportivo è una buona notizia per il Piemonte, la vendita di un pezzo della nostra industria non lo è altrettanto. Ora serve una “svuelta” economica». Con un post su Linkedin l’ex presidente degli industriali torinesi e della Camera di Commercio, Dario Gallina sceglie l’arma dell’ironia per dare la «sveglia» a un territorio forse assopito dal caldo estivo e dalle notizie a raffica di declino industriale. E ha anche «taggato» il governatore del Piemonte Alberto Cirio, l’assessore regionale alle Attività produttive Andrea Tronzano (che ha risposto: «noi ci siamo: ad ottobre un tavolo con le multinazionali») e il sindaco di Torino Stefano Lo Russo suggerendo la convocazione delle forze economiche per «aggiornare le politiche industriali» alla luce del nuovo contesto.
Dario Gallina, la deindustrializzazione è un fenomeno in atto da un quarto di secolo. Lei per 8 anni è stato a capo del sistema delle imprese. Come conta di arrestarlo adesso?
«Serve una politica industriale più forte. Le quattro tappe della Vuelta in Piemonte sono un’ottima notizia. Da presidente della Camera di Commercio di Torino mi sono impegnato per il rilancio della città nel segno del turismo. Ma se pensiamo che eventi sportivi e ristorazione possano sostituire l’industria siamo sulla strada sbagliata. La manifattura pesa per il 25% dell’economia».
Serve un rafforzamento dell’Area di crisi complessa o una Zes come suggeriscono Cgil e e Confapi?
«Torino Area di crisi complessa è stata un pannicello caldo che non ha risolto i problemi della manifattura. Si tratta di strumenti vecchi che servono a poco. La nostra azienda di famiglia, la Dottor Gallina, non è riuscita a ottenere un euro, e infatti investiremo nel nuovo stabilimento con risorse proprie. Io immagino un nuovo modo di fare squadra».
E cioè?
«Oltre alla crisi industriale ci dobbiamo confrontare con i dazi di Trump e siamo costretti ad aprirci a nuovi mercati. La Regione Piemonte su questo può giocare un ruolo così come nell’indirizzare i fondi europei verso nuovi fronti di criticità. Inoltre, in un’ottica di sistema il Comune di Torino deve rientrare nel Ceip Piemonte superando problemi di natura politica».
Ha senso puntare ancora sull’auto?
«Ci sono tanti progetti di rafforzamento. A cui bisogna dare risposte più rapide: a cominciare dalla Città dell’aerospazio. Ovviamente non possiamo abbandonare la filiera automotive».
Dopo la fusione Fiat-Psa, la famiglia Agnelli – Elkann, ha ceduto Comau, Marelli e adesso anche Iveco. Non conviene più investire in questo territorio?
«Investire in Italia è difficile. Inutile nasconderlo. In questi anni ci è mancata una vera politica industriale. Poi bisogna capire a chi si vende. Quando si passa la mano a fondi di investimenti l’orizzonte è spesso di medio termine con unico interesse il rendimento degli azionisti. Nel caso di multinazionali straniere può essere anche un’opportunità. Così è stato per Blue Engineering di Rivoli con l’ingresso dei soci cinesi».
Dottor Gallina resterà italiana e a proprietà familiare?
«Dobbiamo ancora inaugurare il nuovo stabilimento a Borgaretto. Abbiamo radici qui sul territorio e non ce ne andiamo. Ma investiamo anche all’estero. Negli Usa e non solo. Le nostre medie aziende devono internazionalizzarsi se vogliono stare sul mercato. In questo contesto a settembre servono gli Stati generali dell’industria».
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