Secondo le stime elaborate dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio, la spesa degli italiani per mangiare e bere in bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, sagre e altri luoghi del fuori casa toccherà nel mese ben 9,3 miliardi di euro.
Dai dati del report, inoltre, emerge che 2 italiani su 3 approfitteranno di agosto per concedersi qualche uscita in più, anche rimanendo in città e rinunciando alle ferie.
Le cifre nel dettaglio: dove si spende e quanto
La voce principale della spesa degli italiani ad agosto resta la ristorazione tradizionale: ben 5,4 miliardi di euro, che diventano 6 miliardi se si include anche la ristorazione veloce, con paninoteche, fast food e catene di ristorazione informale.
Ai bar, intesi nella loro accezione più ampia (colazioni, snack, aperitivi), saranno destinati 1,8 miliardi di euro. I take away e lo street food assorbiranno 900 milioni, mentre le gelaterie e le discoteche si spartiranno 100 milioni di euro ciascuna.
A completare il quadro ci sono le sagre, le fiere e gli eventi enogastronomici locali, che attireranno mezzo miliardo di euro di spesa.
Entrando ancora più nel dettaglio, la cena fuori casa si conferma la regina del consumo, con una spesa stimata di 4,9 miliardi di euro, seguita dal pranzo con 2,4 miliardi.
Gli aperitivi si confermano una voce in crescita, capaci di attrarre 600 milioni di euro, cifra eguagliata dalle colazioni al bar.
I break di metà giornata (snack, spuntini veloci) e il dopocena (cocktail, digestivi, dolci) si attestano intorno ai 400 milioni di euro ciascuno.
Un settore che crea valore economico e sociale
Il dato dei 9,3 miliardi non è solo una buona notizia per le imprese della ristorazione e dei pubblici esercizi, ma è anche un segnale positivo per l’economia nazionale.
Le attività legate al food and beverage sono tra le più capillari sul territorio, contribuiscono a valorizzare i centri urbani e i borghi, creano occupazione locale e promuovono la cultura enogastronomica italiana.
Dietro ogni pasto consumato fuori casa c’è una filiera di valore che coinvolge produttori agricoli, fornitori, distributori, imprese di logistica, professionisti del marketing, cuochi, camerieri, baristi, manager della ristorazione. Una rete complessa che genera Pil, occupazione e identità.
E non va dimenticato che la ristorazione italiana rappresenta una leva fondamentale anche per il turismo, contribuendo in modo determinante all’attrattività del Paese.
Per milioni di viaggiatori stranieri, infatti, l’Italia è sinonimo di buona cucina e accoglienza calorosa: due asset che trovano la loro massima espressione proprio nei ristoranti, trattorie, gelaterie e bar del Belpaese.
Cambiano consumi e scelte
Il report Fipe sottolinea anche una trasformazione nelle abitudini alimentari e negli stili di vita degli italiani. Si afferma una maggiore fluidità nei tempi del pasto.
Ovvero, non esistono più solo i “classici” pranzo e cena, ma si moltiplicano le occasioni di consumo come l’aperitivo, il brunch, il dopo cena, in contesti spesso informali.
Cresce anche l’importanza del servizio rapido, della flessibilità degli orari, e della qualità percepita.
Cambia anche il modo in cui si sceglie dove andare. Infatti è risultato che le persone sono più sensibili a temi come la sostenibilità, il km zero, l’inclusività e l’esperienzialità. Sempre più locali offrono menu tematici, opzioni vegetariane e vegane, piatti gluten-free, e valorizzano i prodotti del territorio.
Le sfide del comparto: lavoro e continuità
C’è da dire, tuttavia, che nonostante l’ottimismo dei numeri, il settore della ristorazione affronta sfide importanti. Una delle principali è quella del reperimento del personale qualificato.
Molti esercizi, anche in alta stagione, segnalano difficoltà a trovare camerieri, cuochi, baristi. Una problematica strutturale che richiede interventi formativi, incentivi all’assunzione e maggiore valorizzazione delle professioni del settore.
Inoltre, la stagionalità dei consumi, come dimostrano i picchi di agosto, rende difficile la programmazione economica e occupazionale per molte imprese.
Per questo motivo strategie per destagionalizzare la domanda, attraverso la promozione turistica delle città d’arte, degli itinerari enogastronomici, degli eventi culturali in periodi diversi dall’estate.
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