Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Comprensorio, l’affondo di Terre Alt(R)e: lo spopolamento non si combatte con le seggiovie


Siamo ad agosto, ma la discussione sul comprensorio sciistico unico tra Colere e Lizzola continua a tener banco. Nelle scorse settimane sul progetto si sono espressi sia i Consigli comunali di Colere e Valbondione sia l’assemblea della Comunità montana Valle Seriana (leggi qui). Ora, torna a far sentire la propria voce anche il gruppo Terre Alt(R)e, nato in Alta Val Seriana proprio per opporsi al collegamento fra le due stazioni sciistiche. Il gruppo ha diffuso un comunicato «in risposta alle ultime mosse dei sindaci e delle comunità montane».

Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

Nel documento, Terre Alt(R)e mette in discussione la scelta di continuare a investire in infrastrutture sciistiche in un contesto di profonda trasformazione ambientale e sociale: «Di fronte a un innegabile cambiamento climatico, di fronte alle problematiche legate al turismo di massa e al conseguente prezzo pagato dalla popolazione locale in termini di disservizi, traffico, aumento del costo della vita e più in generale, calo della vivibilità dei territori che dovrebbero essere “Casa”, ancora si punta, senza guardarsi attorno, a un comprensorio sciistico e a degli impianti di risalita».

La critica si concentra poi sulle priorità degli amministratori locali. Terre Alt(R)e chiama anzitutto in causa Comuni e Comunità Montane che «anziché lottare e pretendere (e non chiedere!) che i fondi disponibili vengano usati per sopperire alle lacune nei servizi (tra i quali mancanza di medici di base, la recente polemica per le camere ardenti nelle chiese fuori norma da quasi trent’anni, il nuovo bando di Regione Lombardia per l’emergenza urgenza nei comuni dell’Alta Valle)» scelgono di fappoggiare il progetto di un privato facendo leva sul fatto che la realizzazione porterebbe anche (ma non solo) benefici alla cosa pubblica in termini di turismo, come se questa “industria del terziario” possa rispondere ai bisogni dei nostri territori».

Il gruppo non risparmia neppure la politica. Nel mirino finisce la gestione della questione da parte del Partito Democratico: «E mentre succede tutto questo, agli “Stati Generali delle Orobie”, convegno tenutosi recentemente a Clusone, il PD ha ben pensato di non accennare minimamente alla tematica del comprensorio sciistico poiché sarebbe stato in evidente contrasto con la politica dell’ “accontentiamo tutti” che porta avanti con insuccesso da tempo».

Al centro della proposta alternativa di Terre Alt(R)e c’è una diversa visione dello sviluppo territoriale, incentrata sul supporto alle piccole realtà economiche locali: «Sarebbe bello vedere questi fondi a disposizione delle imprese locali, degli artigiani, delle attività famigliari che stanno nascendo e che devono spendere tempo e denaro per corsi di formazione, di sicurezza e burocrazia. Qualche nuovo posto di lavoro verrebbe creato, non trovate?». La critica si fa più aspra quando si parla della destinazione dei finanziamenti: «Invece no! Aiutiamo sempre e solo il gigante a diventare sempre più grande». Si parla del «sogno di gloria del narcisismo di pochi, piuttosto che un progetto di rilancio per tutti».

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Il comunicato denuncia anche una mancanza di visione innovativa: «Manca il coraggio di proporre idee nuove, partire dal piccolo, fare vera ricerca e approfondire cosa potrebbe funzionare (vedi Beyond Snow che studia come rilanciare quei paesi che vivevano di neve, ora che la neve non c’è più, o Riabitare l’Italia). Ci si accontenta di giocare una carta già giocata sessant’anni fa e che avrà anche funzionato in passato ma la partita è andata avanti!».

Il gruppo lamenta inoltre la semplificazione del dibattito pubblico: «La scelta è di ridurre il confronto in scontro tra chi lavora e i buontemponi che difendono l’ambiente, polarizzando la discussione e inducendo le persone a prendere posizione per partito preso, senza approfondire».

La visione di Terre Alt(R)e per contrastare davvero lo spopolamento è radicalmente diversa e punta su investimenti strutturali: quando si «potenzieranno i servizi che vanno zoppicando, dalla sanità pubblica ai trasporti; quando si investirà in strutture ed infrastrutture che permetteranno alla gente di abbandonare la vitaccia nelle città (con affitti da 1200 euro per un trilocale) e di vivere e lavorare anche nei comuni più periferici. Allora sì che si combatterà lo spopolamento! Non con le seggiovie, non con lo sci». Il gruppo sottolinea come si tratti di «fondi pubblici che con questo progetto finiscono, per mera volontà politica, nelle tasche di privati».

Il comunicato si chiude con una riflessione sui problemi strutturali dei piccoli centri montani, che secondo il gruppo non possono essere risolti da un impianto sciistico. L’analisi tocca le ragioni profonde dello spopolamento: i giovani non restano perché questi territori «hanno poco da offrire per chi è cresciuto girando l’Europa con 50 euro di Ryanair», le famiglie si spostano verso paesi con più servizi, e la scelta di vivere in montagna «è per pochi; l’isolamento non è per tutti, ma per chi lo cerca». La domanda finale è provocatoria: «Quale è l’opportunità imperdibile? Lasciar fare il super-investimento a questi individui mentre tutte le seccature vecchie e nuove legate al turismo di massa ce le teniamo noi?».

A questo link si può trovare il comunicato in versione integrale.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Source link

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale