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Imprese, tecnologia e ambiente. Solo il 22% fa investimenti: “Incertezza e credito ‘difficile’”


Ferrara tiene il passo, ma perde terreno. Nel 2024 appena il 22,5% delle imprese private con dipendenti dell’industria e dei servizi ha investito in tecnologie o prodotti a minor impatto ambientale o a più alto risparmio energetico. Un dato che la colloca sotto la media regionale (25,9%) e nazionale (24,7%), ma soprattutto segna un netto calo rispetto al quinquennio precedente, quando la quota ferrarese si attestava al 31,1%. L’istantanea arriva dal dal centro studi di Confartigianato Emilia Romagna, ma è il segretario di Confartigianato Ferrara, Paolo Cirelli che analizza la situazione da una prospettiva territoriale. “Un arretramento di 8,6 punti percentuali – dice Cirelli – frutto di un contesto economico incerto e di un credito bancario ancora difficile da ottenere”. Anche l’Emilia-Romagna soffre, pur in misura minore: la contrazione. Si attesta sui 4,2 punti percentuali. Va detto, però, che il tessuto produttivo mantiene un respiro leggermente più ampio: il 28,1% delle imprese che hanno fatto formazione ha puntato su temi di transizione green e sostenibilità, contro il 27,1% del ferrarese. La transizione digitale, che spesso cammina di pari passo con quella ambientale, vede ancora una volta Ferrara in affanno. “Il 59,3% delle imprese locali – analizza il segretario provinciale – ha investito in almeno un ambito digitale: questo dimostra che la traiettoria è quella giusta. Gli investimenti sono stati finalizzati per lo più all’adozione di nuove tecnologie per modelli di business integrati. Anche in questo frangente però il dato (66,8%) è inferiore rispetto alla media regionale e nazionale”. Sulla formazione collegata al digitale, le aziende estensi si dimostrano reattive: il 33,6% di quelle che hanno investito in tecnologia ha avviato corsi per aggiornare le competenze interne, un dato perfettamente in linea con la media regionale (33,1%) e superiore a quella italiana (32,2%) a dimostrazione che le imprese artigiane e pmi estensi comprendono benissimo quanto sia strategico l’adeguamento digitale per mantenere competitività. Guardando alle scelte specifiche, le imprese ferraresi privilegiano l’accesso a internet ad alta velocità e la sicurezza informatica (entrambe al 38%), seguite da software per la gestione e acquisizione dei dati (36%). Un quadro che rispecchia le priorità infrastrutturali: in Emilia-Romagna dove il 69,9% delle famiglie è raggiunto da fibra Ftth, poco sotto la media italiana del 70,8%. Ma se la regione può vantare una crescente diffusione dell’Intelligenza Artificiale, con oltre 3.100 imprese artigiane coinvolte, a Ferrara il fenomeno è meno strutturato e ancora da misurare in modo organico. “Il nodo resta l’accesso al credito – rimarca Cirelli –: in Emilia-Romagna, a marzo 2025, i prestiti alle imprese calano del 3,3% (contro il -1,5% nazionale) e per le piccole aziende il tasso di riduzione tocca il 6%. Il costo del denaro è il più basso d’Italia per le imprese medio-grandi (5,0%), ma per le piccole sale all’8,0%, un divario che rallenta la capacità di investire proprio nei settori più strategici per il futuro. Servono misure e strumenti specifici e concreti di sostegno al credito soprattutto per artigiani e pmi”. Il risultato è un territorio, quello ferrarese, che fatica a tenere il passo della media regionale su entrambe le transizioni in corso. Dunque, che fare? “La distanza non è incolmabile – la ricetta di Cirelli in chiusura – ma servono politiche mirate, formazione di qualità e un accesso al credito meno penalizzante. Perché, in un contesto in cui l’innovazione è la misura della competitività, restare fermi equivale a retrocedere”. re. fe.

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