Decarbonizzazione, leva strategica
Come aprire la strada a una riflessione economico-industriale su competitività e transizione energetica in Europa e Italia
Nel cuore del dibattito sulla competitività dell’Europa, la decarbonizzazione emerge come una frontiera decisiva. Jamie Dimon, CEO di JPMorgan Chase, ha riaffermato il ruolo cruciale del capitale privato nel sostenere la transizione verso un’economia sostenibile, evidenziando come l’investimento in tecnologie a basso impatto climatico sia un’opportunità tanto ambientale quanto economica
Capitale privato e decarbonizzazione: la visione di JPMorgan
Dimon ha sottolineato che “scaling climate solutions requires us to think differently about capital”, rimarcando l’importanza di politiche chiare e stabili per consentire al capitale privato di accelerare la transizione. Questa logica si traduce in azioni concrete: già nel 2023, JPMorgan ha finanziato 1,29 $ in energie verdi per ogni dollaro investito in energia ad alto contenuto di carbonio, segnalando una netta preferenza verso le tecnologie pulite.
Parallelamente, la banca ha definito obiettivi di sostenibilità ambiziosi: entro il 2030, intende ridurre del 36% le emissioni Scope 3 per unità di energia, allineandosi agli scenari IEA per raggiungere il net-zero entro il 2050. Nel 2025, secondo quanto riporta Barron’s, ha concluso un accordo di lungo termine per acquistare crediti di carbonio per 450.000 tonnellate di CO₂ da un progetto di cattura presso un mulino statunitense, con l’obiettivo di consolidarsi come banca di riferimento nel mercato volontario dei crediti di carbonio.
Europa e Italia: rilanciare la competitività industriale attraverso l’energia verde
L’Europa affronta una sfida cruciale: la sua quota del PIL globale e il numero di aziende nella Fortune 500 sono in calo (da 142 nel 2004 a 98 nel 2024), evidenziando la necessità di ridisegnare la propria strategia economica. L’ex presidente della BCE Mario Draghi ha più volte avvertito che senza una distribuzione equa dei benefici della decarbonizzazione, i costi energetici – già superiori rispetto agli Stati Uniti – continueranno a ostacolare la crescita industriale.
In questo contesto, l’Italia con la sua forte vocazione industriale e turistica può trarre vantaggio dalla transizione energetica. Investire in infrastrutture rinnovabili, potenziare le interconnessioni elettriche e creare un quadro normativo favorevole potrebbero favorire la riduzione dei costi energetici, stimolare innovazione e attrarre capitali, pubblici e privati.
Rischi e contraddizioni: dalla retorica alla realtà
Nonostante le dichiarazioni di sostenibilità, JPMorgan continua a finanziare progetti nel settore dei combustibili fossili: tra il 2016 e il 2021, ha investito circa 317 miliardi di dollari nel settore, superando ogni altro istituto. Inoltre, alcune sue linee di investimento “green”, soprattutto in Europa, hanno finanziato oltre 4 miliardi di dollari nei giganti del petrolio, sollevando dubbi sulla coerenza delle strategie ESG, secondo quanto sostiene l’autorevole testata DeSmog.
Anche a livello politico, la banca ha suscitato critiche: nel 2024, Jamie Dimon aveva annunciato un ritiro da impegni pubblici vincolanti come il Climate Action 100+ e i Principi Equator, optando per termini più cauti come “aspirazioni”. Ciò ha sollevato preoccupazioni tra i senatori statunitensi sulla direzione della politica climatica della banca.
Nuovo posizionamento: la decarbonizzazione come strategia economica strategica per l’Europa (e l’Italia)
Oggi però le parole di Jamie Dimon invitano a guardare alla decarbonizzazione non come un costo, ma come una leva strategica che richiede un coordinamento solido tra investimenti privati e visione politica. Per l’Europa e l’Italia, questa transizione rappresenta un’opportunità per:
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Ridurre la vulnerabilità energetica e abbassare i costi per le imprese;
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Accrescere la competitività industriale e tecnologica;
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Creare nuovi posti di lavoro e stimolare l’innovazione verde.
La domanda è: riuscirà l’Europa a trasformare questa necessità in un vantaggio competitivo reale, conciliando sostenibilità ed efficacia economica?
Le politiche attuali dovrebbero orientarsi verso un potenziamento delle interconnessioni energetiche tra i vari Stati membri, facilitando l’accesso a fonti di energia rinnovabili e promuovendo la diversificazione delle fonti. Tuttavia, la transizione energetica può essere realizzata solo attraverso l’adozione di misure politiche concrete che stimolino commerci e investimenti in energie alternative. In recenti incontri tra leader politici e imprenditoriali, è emerso un forte consenso sulla necessità di consolidare il mercato energetico europeo, eliminando le barriere nazionali e rendendo l’intero sistema più coeso ed efficiente.
Il concetto di un “regime 28”
Il concetto di un “regime 28” proposto da Stéphane Séjourné è emblematico di questo sforzo collaborativo, mirato a semplificare le operazioni delle aziende a livello europeo: è un progetto pensato per superare l’attuale frammentazione normativa dei 27 ordinamenti nazionali. Si tratta di un quadro giuridico opzionale, valido in tutta l’UE, che affianca ma non sostituisce le leggi nazionali. In pratica, le imprese avranno la possibilità di scegliere, al momento della costituzione o dell’espansione, un “regime unico” che include regole societarie, fiscali, del lavoro, fallimentari, nonché standard digitali e procedure semplificate
Questo approccio non solo sosterrebbe la crescita di aziende esistenti, ma incentiverebbe anche nuove iniziative imprenditoriali che potrebbero sorgere a seguito di un ambiente normativo più favorevole.
La questione fondamentale rimane: saranno i leader europei in grado di implementare queste riforme con l’urgenza e la determinazione necessarie?
Inoltre, le istituzioni europee devono affrontare le sfide legate ai costi energetici elevati che, al momento, ostacolano la competitività. Solo attraverso politiche incisive e investimenti mirati l’Unione Europea potrà emergere come un leader nella transizione verso un’economia verde, creando opportunità occupazionali e promuovendo l’innovazione. La sinergia tra il settore pubblico e privato gioca un ruolo cruciale in questo processo, e rende essenziale un impegno condiviso per sviluppare soluzioni innovative che possano garantire un futuro energetico sostenibile e competitivo per l’Europa.
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