Firmato il Contratto Collettivo Regionale per i lavoratori del settore Tessile-Chimico. L’intesa siglata da Confartigianato, Cna e Casartigiani con Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil
È stato firmato il Contratto Collettivo Regionale di Lavoro per i lavoratori delle imprese artigiane dei settori tessile e chimico della Regione Piemonte, che si rivolge a circa 1500 imprese e a 7.000 lavoratori. Nel Biellese il nuovo contratto riguarda 1.200 lavoratori. L’intesa è stata siglata dalle associazioni di Confartigianato Imprese, Cna e Casartigiani, insieme alle organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil.
Nel comunicato stampa congiunto, i sindacati evidenziano: «Il rinnovo del contratto arriva in un contesto particolarmente sfidante soprattutto per il comparto del tessile, che sta affrontando una profonda crisi strutturale evidenziata anche dai dati Fsba, con un significativo ricorso agli ammortizzatori sociali e una pressione crescente sulla tenuta occupazionale e produttiva, in particolare nel territorio del Biellese, Novarese e Vercellese. In tale scenario, l’accordo rappresenta un passo decisivo per dare stabilità alle relazioni sindacali nel settore, strutturando un modello di confronto permanente e collaborativo. Con questo spirito l’accordo prevede la costituzione di un Osservatorio regionale di settore, che avrà il compito di monitorare l’andamento del comparto, analizzare le dinamiche territoriali e settoriali, individuare i fabbisogni formativi e professionali e promuovere azioni volte a sostenere la competitività e la formazione continua delle imprese e dei lavoratori, e l’organizzazione incontri unitari tra Parti sociali, con l’obiettivo di favorire il confronto costante su temi strategici quali la formazione, le politiche attive e l’innovazione tecnologica e organizzativa».
L’accordo prevede inoltre il riconoscimento di un “elemento economico regionale” pari all’1,5 per cento dei minimi retributivi vigenti, e di un “elemento di produttività regionale”, un premio variabile calcolato sulla base di parametri specifici legati all’andamento economico e occupazionale del settore, con l’impegno di introdurre ulteriori indicatori legati alla formazione e alla sicurezza. È infine prevista un una tantum a titolo di compensazione per la scopertura contrattuale.
«Un ottimo risultato, che dà dignità ai lavoratori e alle lavoratrici del comparto» commenta Filippo Sasso, segretario della Filctem-Cgil. «Ci sono risposte significative sul piano economico, ma anche importanti riconoscimenti normativi nell’ottica della tutela della qualità e della sicurezza del lavoro lungo tutta la filiera. Il settore artigiano è caratterizzato da professionalità molto alte, cui spesso non corrispondono adeguati trattamenti salariali. In questo caso» aggiunge Sasso «va dato atto dello sforzo delle associazioni di categoria di colmare un’assenza di contrattazione regionale che durava da anni. Speriamo che quanto sottoscritto per gli artigiani, possa essere replicato presto nel settore dell’industria. In questo senso servirebbe una regia per rispondere a esigenze che sono tanto dei lavoratori quanto del territorio».
In termini economici i lavoratori avranno un primo riconoscimento a settembre, di 90 euro lordi e poi un altro a gennaio, di circa 90 euro lordi. Spiega Sasso: «Queste somme rappresentano gli arretrati, cui si aggiungeranno progressivamente gli aumenti del rinnovo regionale (il 1,5 per cento dei minimi retribuitivi e di un riconoscimento di produttività su base regionale, variabile settore per settore). Inoltre sono previsti degli una tantum sia a novembre sia a gennaio per un totale di 230 euro. Il tutto per arrivare ad un aumento potenziale di circa 900 euro lordi all’anno. Un’importante boccata d’ossigeno, insomma, frutto di un lavoro di intesa tra le parti che andava avanti da un anno.
L’Osservatorio tessile di quadrante legato al nostro distretto avrà il compito di monitorare tutti gli aspetti produttivi e occupazionali del settore, con specifici obiettivi di tutelare la qualità delle condizioni di lavoro, anche alla luce dei problemi emersi in alcune aziende la cui produzione è legata ai grandi nomi della moda italiana. Il tutto» conclude il sindacalista «nell’ottica di evitare potenziali situazioni di sfruttamento e mancanza di tutele per i lavoratori».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link