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Sfruttamento lavorativo e colpa di organizzazione nella filiera: l’amministrazione giudiziaria tra risanamento, riforma della governance e modelli d’impresa evoluti


in Giurisprudenza Penale Web, 2025, 7-8 – ISSN 2499-846X

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Il contributo analizza l’applicazione della misura di amministrazione giudiziaria ex art. 34 d.lgs. n. 159/2011 nelle imprese caratterizzate da elevate criticità nella gestione della filiera e dal rischio sistemico di sfruttamento del lavoro.

Muovendo da recenti casi giurisprudenziali, in particolare quello che ha coinvolto Loro Piana S.p.A., l’articolo approfondisce le ragioni e gli obiettivi della misura, con particolare riguardo al ruolo dell’amministratore giudiziario quale promotore di un piano rimediale volto a correggere le vulnerabilità organizzative ed a rafforzare i presidi di controllo. L’amministrazione giudiziaria, tradizionalmente vista come misura eccezionale e talvolta percepita – anche in dottrina – come una forma di compressione della libertà di iniziativa economica, si sta rivelando, nella prassi più recente, uno strumento capace di attivare processi di risanamento e riallineamento organizzativo nelle imprese in crisi di legalità. Lungi dall’esaurirsi in una funzione meramente conservativa, essa può offrire all’impresa un’occasione concreta per diagnosticare criticità strutturali, disinnescare prassi patologiche e ricondurre l’attività entro un perimetro di legalità effettiva e verificabile.

In particolare, nei settori caratterizzati da modelli operativi labour-intensive e da filiere opache, come la moda e la logistica, l’amministrazione giudiziaria ha prodotto effetti significativi in termini di rafforzamento dei presìdi di legalità, di revisione della governance e di consolidamento del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi.

L’autrice si sofferma in particolare sulle ricadute della misura sul management, con un focus sulle funzioni Procurement e Internal Audit, nonché sull’evoluzione del ruolo dell’Organismo di Vigilanza che assume un ruolo proattivo nel presidiare l’effettività del Modello 231 lungo l’intera filiera, integrando attività di monitoraggio, indirizzo e verifica delle azioni correttive, con l’obiettivo di neutralizzare le criticità organizzative che hanno favorito l’emersione delle prassi illecite.

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Il saggio mette in luce il nesso tra competitività economica e sostenibilità regolativa, partendo dalla premessa che l’efficienza dei sistemi produttivi non può prescindere dal rispetto delle regole che ne assicurano l’equità, la trasparenza e la resilienza nel tempo. In tale prospettiva, la legalità non costituisce un vincolo esterno alla logica di impresa, bensì un prerequisito funzionale alla stessa capacità competitiva nel lungo periodo. L’amministrazione giudiziaria si pone, dunque, come presidio della sostenibilità giuridica dei sistemi d’impresa: essa interviene nei casi in cui la mancata osservanza delle regole ha generato vantaggi competitivi illeciti, compromettendo la leale concorrenza e la credibilità del mercato.

Le prassi virtuose così maturate, opportunamente codificate, possono divenire benchmark operativi e di compliance replicabili anche nelle imprese in bonis, contribuendo a diffondere modelli di prevenzione avanzata, di gestione responsabile lungo le filiere produttive e di consolidamento della competitività fondata su legalità, trasparenza e sostenibilità.

Come citare il contributo in una bibliografia:
M. Vulcano, Sfruttamento lavorativo e colpa di organizzazione nella filiera: l’amministrazione giudiziaria tra risanamento, riforma della governance e modelli d’impresa evoluti, in Giurisprudenza Penale Web, 2025, 7-8



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