La piattaforma StudyWise usa l’AI nel mondo dell’istruzione e per potenziare le capacità di insegnanti privati, imprese e organizzazioni governative.
di Erika Sità
Uno strumento in mano agli educatori, che impiega l’intelligenza artificiale per ridefinire i processi di creazione e valutazione degli esami. Ma non solo. Anche un sostegno alle aziende – per la formazione e lo sviluppo della forza lavoro – e agli uffici governativi – per la produzione di test e il monitoraggio delle competenze dei dipendenti.
Si tratta della piattaforma StudyWise AI, una startup israeliana fondata nel maggio del 2024 – a pochi mesi dallo scoppio del conflitto in Medio Oriente – da Ori Nurieli (Ceo), Guy Aronson (Cto) e Chen Berger (Vp R&D) e utilizzata ormai da più di 200 istituzioni e da oltre 150mila insegnanti e studenti in tutto il mondo.
Da esperienza locale infatti, la piattaforma si è ormai trasformata in prodotto globale, con programmi pilota per l’istruzione attivi anche in Italia.
Obiettivo? Potenziare le capacità di insegnanti privati, imprese e organizzazioni governative sfruttando l’intelligenza artificiale avanzata. La mission di StudyWise è infatti “quella di fornire un approccio trasformativo all’impostazione degli esami, garantendo l’eccellenza nell’istruzione e nella formazione della forza lavoro in diversi contesti”, fanno sapere dall’azienda.
La piattaforma si rivolge appunto a diversi tipi di pubblico, tra cui docenti, aziende e uffici pubblici. Il cuore dell’innovazione di StudyWise – utilizzata sia nelle scuole ebraiche che in quelle arabe – sta nella sua capacità di generare valutazioni, automatizzare i voti e fornire feedback precisi, identificando le lacune di conoscenza degli studenti e suggerendo azioni specifiche per colmarle.
Con l’AI Exam Generator, ad esempio, è possibile generare le domande di quiz ed esami, e questo riduce il carico di lavoro degli insegnanti, facendo risparmiare loro tempo prezioso.
Per gli studenti, invece, il sistema restituisce un quadro chiaro e costruttivo dei progressi compiuti, rendendo l’apprendimento un percorso più autonomo: indipendentemente da dove essi si trovino, o dalle sfide che devono affrontare – o che si tratti di aule, ambienti remoti o contesti ibridi – la piattaforma mira a fornire continuità e chiarezza in modo personalizzato.
La scuola di domani prende forma
Nell’era dell’AI la ricerca sfrutta le nuove tecnologie per individuare i punti deboli della didattica tradizionale
di Margherita Lopes
Come sempre, quando si parla di innovazione, c’è chi guarda più alle sfide e chi – magari con uno spirito più ottimista – alle opportunità.
In questi mesi molti si sono interrogati sull’impatto dell’AI nel mondo dell’istruzione: per la prima volta gli insegnanti si trovano a fare i conti con nativi digitali esaltati dalle tante (troppe?) possibilità offerte dall’intelligenza artificiale.
Così mentre alcuni corrono ai ripari, cercando di capire come distinguere gli elaborati (e i compiti in classe) fatti con l’aiuto di ChatGpt da quelli ‘farina del sacco’ dello studente, altri sottolineano l’importanza di lezioni dedicate, per formare i lavoratori di domani.
E poi ci sono gli imprenditori come Ori Nurieli, Guy Arondon e Chen Berger che mettono a punto soluzioni smart che sfruttano l’intelligenza artificiale avanzata per migliorare l’apprendimento. Ma cosa dice la ricerca?
Il dibattito tra i fautori delle ‘lezioni di AI’ e i critici è acceso negli Stati Uniti, mentre in Cina sono passati da tempo ai fatti. Il punto è che non si tratta solo di insegnare ai giovanissimi ad usare tutte le potenzialità di questa tecnologia: l’idea è quella di impiegarla per ottimizzare la didattica.
Le lezioni in aula hanno infatti ancora un ruolo cruciale per la trasmissione del sapere, ma anche per costruire relazioni, coinvolgere i giovanissimi e gettare le basi per il futuro successo accademico. Ce lo ha dimostrato la pandemia. Ebbene, proprio l’analisi dei modelli di insegnamento può contribuire a individuare quelli più utili a creare un ambiente ideale per l’apprendimento, migliorando le performance degli studenti.
Questo però comporterebbe la raccolta di una notevole quantità di video e la loro valutazione costerebbe tempo e denaro. Ecco allora che la scommessa di un team cinese è stata quella di sfruttare l’AI.
Il progetto
Yihe Gao e Xiaozhe Yang della East China Normal University hanno utilizzato l’intelligenza artificiale per rivoluzionare l’analisi delle lezioni in presenza.
Il loro studio, pubblicato su ‘ECNU Review of Education’, introduce il sistema detto High-Quality Classroom Intelligent Analysis Standard (CEED).
“Questo sistema basato sull’intelligenza artificiale applica tecniche di apprendimento automatico ed elaborazione dati multimodale per classificare gli interventi, analizzare il comportamento e valutare le interazioni fra insegnanti e studenti. Automatizzando l’analisi dei video in aula su larga scala, il sistema CEED segna un significativo progresso rispetto ai tradizionali metodi di osservazione, che richiedono molto lavoro e moltissimo tempo”, spiega Gao.
Il sistema CEED si basa sulla capacità dell’AI di gestire i dati relativi a linguaggio, comportamento e psicologia, per valutare le condizioni della classe, con particolare attenzione agli scenari di apprendimento degli studenti. Un approccio multidimensionale che, assicurano i ricercatori, può fornire una comprensione completa degli standard attuati nelle aule scolastiche di tutto il mondo.
I risultati nel mondo dell’istruzione
Il team ha raccolto video relativi a migliaia di classi della scuola primaria e secondaria, in lingua cinese. Analizzando le performance di 1.008 classi, i ricercatori hanno rilevato che prevale l’approccio incentrato sull’insegnante.
In media, la presentazione da parte del docente ha occupato il 51,9% del tempo, mentre l’interazione insegnante-studente il 30,5%. Inoltre, i compiti individuali e le attività di gruppo hanno rappresentato rispettivamente il 12,3% e il 5,3%.
“Il nostro studio non solo fornisce un’istantanea delle attuali pratiche didattiche, ma anche uno strumento per facilitare gli adattamenti dal punto di vista della didattica per migliorare le interazioni in classe – ha osservato Yang – L’analisi basata sull’intelligenza artificiale apre nuove strade per aumentare l’efficienza dell’insegnamento e promuovere soluzioni più incentrate sullo studente”.
Insomma, secondo i ricercatori questo approccio può fornire le basi per la progettazione di nuovi programmi di formazione, per una scuola più smart e al passo coi tempi.
L’articolo originale è stato pubblicato sul numero di Fortune Italia di luglio-agosto 2025 (numero 6, anno 8)
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