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Attuazione del Pnrr, ci stiamo giocando 35 miliardi


194,4 miliardi di euro da spendere, 159 miliardi in qualche modo impegnati, 35 miliardi rischiano di rimanere inutilizzati. L’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è traballante.

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Il quadro dei dati aggiornati al 30 giugno 2025, come risultano dalla piattaforma ReGis, è preoccupante, a dispetto delle dichiarazioni ottimistiche delle ultime settimane da parte di esponenti del Governo e dei vertici di grandi società pubbliche.

35 miliardi + 3 = 38 miliardi

Ai 35 miliardi “vanno aggiunti circa 3 miliardi e oltre 12 mila progetti dei quali ReGis non è in grado di certificare a che punto è la fase di attuazione” scrive la Cgil in una nota. Ma c’è di più. La spesa effettivamente sostenuta al 31 maggio è pari a 74,3 miliardi di euro, il 38,22 per cento del totale. L’incremento della spesa rispetto a febbraio 2025 è di circa 8,582 miliardi di euro, poco meno di tre miliardi al mese.

“Va peggio sul fronte dei pagamenti che al 30 giugno 2025 risultavano pari a poco più di 70 miliardi – prosegue la nota -. 5,63 miliardi di euro in più rispetto al 31 marzo 2025. Ciò significa che, a poco più di un anno dalla conclusione del PNRR, non si è riusciti a spendere nemmeno la quota parte di risorse ricevute per Milestone e Target conseguiti dal governo Draghi (prefinanziamento e 3 rate), pari a 85 miliardi di euro”.

Quanti progetti?

Il numero dei progetti censiti è 298.339. Essi prevedono fondi Pnrr per 159,101 miliardi di euro e mobilitano risorse comprensive da altre fonti di finanziamento pari a 214,512 miliardi di euro. I progetti che si sono conclusi o hanno raggiunto il segmento finale nell’iter di attuazione fanno riferimento a risorse pari a circa 65 miliardi di euro.

“Con questi dati è chiaro che si va inesorabilmente verso il definanziamento di investimenti pubblici fondamentali – affermano dalla Cgil – o il loro finanziamento con altre risorse e tempi più lunghi o, peggio, verso lo spostamento di imponenti risorse per le politiche di riarmo. E tutto questo avviene nonostante la forte riduzione dell’ambizione dei target finali rispetto a quelli previsti dal Pnrr originario, lo spostamento di grandi risorse dagli investimenti pubblici agli incentivi alle imprese e la creazione di un numero senza precedenti di commissari, con tanto di strutture tecnico-amministrative e deroghe a norme e procedure di carattere generale”.

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Riduzioni e perdite

I collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud sulle linee Napoli-Bari, Salerno-Reggio e Palermo-Catania: da 274 km a 114 km. La costruzione di 87 km di ferrovia ad alta velocità di connessioni diagonali: ridotta a 15 km. Lo sviluppo del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (cosiddetto Ertms): passato da 3.400 km a 2.785 km.

Poi c’è la vicenda dei piani urbani integrati per il superamento degli insediamenti abusivi in agricoltura, per i quali il Pnrr ha stanziato 200 milioni di euro e che per precise responsabilità politiche rischiano di essere definitivamente persi.

Gestione senza confronto

“Una situazione di questo genere suggerirebbe l’apertura di tavoli di confronto per affrontare le situazioni più critiche e individuare soluzioni – scrive ancora la Cgil -. Niente di tutto questo sta avvenendo. Il governo continua imperterrito a gestire con modalità proprietarie l’intero Piano, considerando il confronto con le parti sociali, e in particolare quelle sindacali, non solo un inutile orpello ma un ostacolo alla realizzazione del Pnrr”.

E in effetti a livello nazionale le parti sociali non sono convocate alle riunioni della cabina di regia nazionale dal 6 dicembre 2023, mentre a livello locale si sono formalmente costituite le cabine di coordinamento territoriali che nella maggior parte dei casi sono strutture sulla carta e, là dove funzionano hanno visto una partecipazione solo episodica delle parti sociali.

Quali e quanti dati?

Il sistema ReGis da cui derivano questi dati, sviluppato dalla ragioneria generale dello Stato, rappresenta la modalità unica attraverso cui le amministrazioni centrali e territoriali, gli uffici e le strutture coinvolte nell’attuazione possono adempiere agli obblighi di monitoraggio, rendicontazione e controllo delle misure e dei progetti finanziati Pnrr.

“La scelta di quali e quanti dati pubblicare e le modalità di assemblaggio e filtraggio sono il frutto di decisioni assunte unilateralmente dal governo e dall’autorità preposta alla piattaforma – conclude la nota Cgil -. Ciò spiega, da un lato, il fatto che l’estrapolazione fa riferimento a una data di varie settimane antecedente all’effettiva pubblicazione e, dall’altro, che le informazioni presenti sulla piattaforma sono molte di più di quelle rese pubbliche, al netto dei dati legati alla privacy. Ribadiamo, la necessità di accesso diretto e in tempo reale alla piattaforma, a partire dalla tipologia di dati a oggi pubblicati”. 



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