La Dia ha individuato società collegate a diverse organizzazioni criminali interessate ai lavori per l’evento. Trenta interdittive emesse nei primi sette mesi del 2025
I Giochi olimpici invernali 2026 in Valtellina, ormai alle porte, fanno gola alle cosche. Non è una novità, del resto, e da tempo gli apparati investigativi sono al lavoro per evitare infiltrazioni mafiose negli appalti banditi per la manifestazione internazionale a cinque cerchi. Anche nelle scorse settimane il campanello d’allarme è risuonato forte, visto che a luglio la struttura per la prevenzione antimafia del Ministero dell’Interno ha adottato due provvedimenti interdittivi verso altrettante società che avevano chiesto l’iscrizione nell’anagrafe antimafia degli esecutori per partecipare alle opere dell’importante appuntamento olimpico e paralimpico di Milano-Cortina 2026. Teatro della kermesse saranno anche le piste da sci di Bormio e Livigno, dove oggi sono aperti cantieri milionari. Le ditte finite nel mirino degli investigatori della Dia fanno parte di un elenco completato da altre cinque aziende, interessate anche alla ricostruzione post terremoto del 2016 in Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.
Secondo gli accertamenti del Viminale, infatti, sono collegate a organizzazioni riconducibili alla criminalità organizzata: cinque alla camorra, due alla ‘ndrangheta e una a un gruppo mafioso di matrice rom.
Le interdittive mirano a escludere, in via preventiva, le imprese da commesse pubbliche e, per la ricostruzione, anche private con contributi pubblici, contrastando infiltrazioni che potrebbero alterare la concorrenza a danno delle aziende sane. Nei primi sette mesi del 2025 i provvedimenti sono saliti così a 30, con un incremento del 15% rispetto al 2024 (26), anche grazie a una più stretta collaborazione con Dia, Gruppo Investigativo Centrale e Gruppi Interforze Antimafia delle prefetture. Il direttore della struttura, Paolo Canaparo, ha inoltre disposto misure di prevenzione collaborativa ex articolo 94-bis del Codice antimafia per una società della provincia di Milano con accertati tentativi di infiltrazione di natura occasionale negli appalti olimpici. Il provvedimento, della durata di 12 mesi, prevede misure organizzative e obblighi di comunicazione; al termine dell’anno sotto tutela, se verranno meno le cause, sarà rilasciata l’informazione antimafia liberatoria.
A dare la notizia di questa nuova iniziativa è stata la Struttura commissariale per la ricostruzione post terremoto 2016. Le aziende, la maggior parte edili, sono state collegate a organizzazioni criminali. Le interdittive sono frutto, in prevalenza, dell’intensificazione dell’analisi info-investigativa, su indicazione del ministro Piantedosi e di una più stretta collaborazione con la Direzione Investigativa Antimafia, Gruppo Investigativo Centrale e Gruppi Interforze Antimafia delle Prefetture.
«Il contrasto alle infiltrazioni – ha dichiarato Guido Castelli, commissario alla ricostruzione ricordando il lavoro con l’unità di missione antimafia – è sempre stata una priorità. E sottolineo che difendere i nostri territori significa garantire ogni giorno la legalità». Nei mesi passati ci fu anche lo stop preventivo a un’impresa con agganci con le cosche che aveva cercato di allungare le mani sul ricco boccone legato alla realizzazione della tangenziale di Bianzone-Villa di Tirano-Tirano e, in un altro caso, a una società che, invece, puntava alla costruzione del maxi-parcheggio di Livigno.
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