La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

Perché la sinistra sbaglia ad arroccarsi sul Ponte sullo stretto


L’opera non incontra il favore degli italiani di tutte le regioni, comprese quelle più direttamente interessate. Ma se l’opera si farà – cosa non ancora certa – riconsiderare le proprie posizioni potrebbe non essere un’idea sbagliata per la sinistra

Vuoi acquistare in asta

Consulenza gratuita

 

È poco probabile che la sinistra cambi idea sul Ponte sullo Stretto di Messina. Lo conferma il sondaggio appena pubblicato da Ilvo Diamanti su Repubblica. I contrari sono prevalenti soprattutto tra i simpatizzanti dei partiti di sinistra (due su tre), ma più in generale l’opera non incontra il favore degli italiani di tutte le regioni, comprese quelle più direttamente interessate. Segno che lunghi anni di battaglie intorno al Ponte hanno lasciato tracce pesanti nell’opinione pubblica.

Riconsiderare le posizioni

Tuttavia, se il Ponte comunque si farà – cosa non ancora certa – riconsiderare le proprie posizioni, ed evitare di arroccarsi in una critica che non incide sul processo, potrebbe non essere un’idea sbagliata per la sinistra. Non sarebbe un cedimento alla retorica trionfalistica del governo e del ministro Salvini. Ma piuttosto una decisione ponderata alla luce del ristagno o del peggioramento delle condizioni economiche e sociali del Sud e della mancanza ormai da tempo di idee nuove per lo sviluppo.

Il Governo Meloni vanta come ‘svolta’ e novità l’estensione a tutto il Sud delle Zes (Zone economiche speciali). In realtà si tratta dell’ennesima versione dei vecchi incentivi per attrarre investimenti di cui è costellata la storia del Mezzogiorno, senza risultati significativi.

In questo quadro il vero punto forte del governo per il Sud diventa il Ponte, per gli interessi che muove. Per contro la sinistra ripete le sue argomentazioni contrarie. Si tratta di motivazioni relative alla sicurezza, dato l’elevato rischio sismico; al costo notevole (oltre 13 miliardi, destinati a crescere) rispetto ai benefici; all’impatto ambientale e paesaggistico. Sono argomenti da prendere in seria considerazione.

Ma tra questi, quelli veramente dirimenti sono due. Il primo riguarda i rischi per la sicurezza (voci autorevoli hanno sottolineato come l’attuale progetto – non ancora esecutivo – sottovaluti il rischio sismico). L’altro ha a che fare con la correttezza delle procedure e i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata.

La tua casa dei sogni ti aspetta

partecipa alle aste immobiliari!

 

Ma supponiamo che su entrambi i piani si diano garanzie adeguate, per quali motivi la sinistra dovrebbe a questo punto partecipare più attivamente? Anzitutto per non presentarsi all’opinione pubblica con un volto che guarda più all’indietro che a nuove realizzazioni sfidanti sul piano del progresso tecnico e dell’occupazione, quindi in contrasto con le tradizionali posizioni e con l’immagine stessa della sinistra.

Ma c’è un secondo aspetto ancor più rilevante. Se si farà, Il Ponte sarà la scossa più grande per il Mezzogiorno nel prossimo decennio in termini di occupazione e crescita di imprese. Potrebbe essere allora l’occasione per puntare a un obiettivo importante per la sinistra: il rilancio dell’intervento pubblico con un progetto strettamente legato al Ponte di adeguamento e potenziamento di tutta la rete infrastrutturale (ferrovie, rete viaria, porti ecc.), anche di quella minore.

Nuovi obiettivi

Inoltre, sia la realizzazione del Ponte che della rete infrastrutturale potrebbero avere anche un obiettivo nuovo di politica industriale: promuovere la specializzazione di imprese meridionali che attraverso la partecipazione alla realizzazione delle opere acquisiscano competenze da poter spendere anche altrove.

Non è vero che non ci sarebbero le risorse, come spesso si dice mettendo in alternativa costruzione del Ponte e rete infrastrutturale. Basti pensare alle decine di miliardi di fondi strutturali europei, e del Pnrr, che non si riesce a spendere e che potrebbero essere utilizzati con una negoziazione, certo difficile ma non impossibile, con la Commissione europea (mi riferisco non a progetti da definanziare, ma a risorse non utilizzate).

Il problema principale, come mostra l’esperienza passata, è piuttosto quello di valersi di una struttura dotata di competenze adeguate di progettazione, capace di dialogare con i governi locali e regionali, ma fornita anche di adeguati poteri di coordinamento e di decisione. Così il Ponte potrebbe non diventare l’ennesima “cattedrale nel deserto” o l’ennesimo spreco di risorse, come sembrano temere molti italiani.

© Riproduzione riservata



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Microcredito

per le aziende

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Trasforma il tuo sogno in realtà

partecipa alle aste immobiliari.