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Stagnaro (Istbrunoleoni): Perché le aziende italiane pagano le bollette il doppio delle tedesche


Le imprese italiane pagano l’elettricità il doppio delle concorrenti tedesche energivore. Incentivi alle rinnovabili e oneri di sistema, pur abbassando i prezzi all’ingrosso, gonfiano il costo finale. Parla Stagnaro (Istbrunoleoni)

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Le imprese italiane pagano l’energia elettrica il doppio delle competitor tedesche. Le rinnovabili possono ridurre i prezzi all’ingrosso, ma aumentano i costi di sistema. È quanto scrive Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, in un’analisi su Il Foglio a proposito del costo dell’energia elettrica per le imprese italiane, partendo da un confronto tra le posizioni di Francesco Giavazzi e Giorgio Boneschi (Elettricità Futura). Il primo sostiene che l’alto costo dell’energia, legato alla dipendenza dal gas e sussidi passati, riduce la competitività delle imprese italiane. Boneschi, invece, afferma che il mercato delle rinnovabili è ormai competitivo e risponde che i prezzi italiani non sono i più alti, portando ad esempio le bollette delle famiglie tedesche.

STAGNARO: BOLLETTE ITALIANE PIU’ SALATE DELLE TEDESCHE

Stagnaro sottolinea che esiste un divario significativo tra bollette tedesche e italiane, legato sia a fattori interni (costi di produzione e oneri) sia a politiche di sostegno meno generose. L’esperto precisa che il vero il confronto va fatto sulle imprese energivore, non sulle famiglie. Emerge così che nel 2024 il prezzo medio per le imprese tedesche è ammontato a 143 €/MWh, contro i 149 €/MWh per le italiane.

Grazie alle agevolazioni, i tedeschi arrivano a pagare appena 55 €/MWh, mentre in Italia restano tra 100 e 150 €/MWh (solo alcuni grandi consumatori scendono a 70-80 €/MWh).

IL COSTO DEGLI INCENTIVI ALLE RINNOVABILI

I nuovi schemi incentivanti Fer-2 e Fer-X costeranno 45 miliardi di euro nei prossimi 15 anni, sottolinea Stagnaro. Costi “che in gran parte ricadono sulle spalle delle piccole e medie imprese, con un ricarico fino a 70 euro / MWh (Il Foglio, 30 luglio). E’ vero che questa è principalmente l’eredità di vecchi schemi di sussidio oggi non più in vigore, ma questa consapevolezza è di scarsa consolazione per chi comunque deve sborsare gli oneri. Non è vero, invece, che i nuovi schemi incentivanti siano liberi da oneri. Intanto, garantendo un prezzo fisso per l’energia prodotta (inclusa quella che il sistema non è in grado di ritirare), comportano per definizione la socializzazione di un rischio. Secondariamente, il loro costo atteso è messo nero su bianco dai provvedimenti con cui la Commissione europea”.

Senza sostegni, però, gli investimenti in rinnovabili rallentano, come dimostra la recente asta eolica tedesca andata deserta).

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LE RINNOVABILI ABBASSANO LE BOLLETTE?

Le rinnovabili possono abbassare i prezzi all’ingrosso, ma generano anche costi per incentivi, gestione della variabilità e potenziamento delle reti. Gli effetti netti variano da paese a paese: in Spagna sono stati negativi, in Germania positivi.

“Il mero aumento della quota delle fonti rinnovabili nel mix energetico farebbe scendere i prezzi? La risposta non è ovvia. Da un lato, farebbe certamente calare i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica (come accade in Germania). Dall’altro, imporrebbe maggiori costi per l’incentivazione, per la gestione della variabilità della produzione e per il potenziamento delle reti. Quale sia il saldo netto tra queste componenti è questione empirica a cui non è possibile rispondere in generale”, aggiunge l’esperto, sottolineando i costi aggiuntivi stimati in Italia da Capacity market (1,7 miliardi €/anno), accumulo (Macse, 17,7 miliardi in 15 anni), reti (23 miliardi per trasmissione e 60 miliardi per distribuzione in 10 anni.

BOLLETTE, I PROBLEMI STRUTTURALI

I principali problemi strutturali del sistema elettrico sono due: domanda elettrica in calo e concentrazione delle rinnovabili in aree ad alta producibilità. Questo provoca prezzi all’ingrosso bassi nelle ore centrali ma anche un aumento dei costi di sistema.

“La domanda continua a calare e le rinnovabili si affollano nelle zone con maggiore producibilità (anche per effetto del Fer-X). Ciò deprime i prezzi dell’energia all’ingrosso soprattutto nelle ore centrali del giorno (col risultato che gli operatori faticano a recuperare gli investimenti) e moltiplica quelli di sistema. Senza contare l’effetto delle condotte che sembrano emergere dall’indagine dell’Arera sui mercati all’ingrosso, secondo cui nel 2023-24 i prezzi sarebbero stati invece artificialmente gonfiati. Negare che vi sia un problema coi costi dell’energia in Italia è, dunque, miope”, aggiunge Stagnaro.



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