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Sulle politiche del lavoro attenzione a non farsi male


Occhio, presidente Proietti. Nessuno vuole crocifiggerla ma su lavoro e occupazione l’Umbria comincia a dare segnale di regressione che la danno in controtendenza rispetto al resto del Paese, che invece va.

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La governatrice chieda ai suoi tecnici l’andamento che si registrava nel 2023 in regione, secondo quanto rivelò l’Istat l’anno seguente. Ed erano significativi per davvero.

Il numero degli occupati in quell’anno (in età 15-64 anni) pari a 347 mila, aumentò di 6 mila unità rispetto all’anno precedente. Nel 2023 il tasso di occupazione in Umbria si attestò al 66,5%, in aumento di 1,6 punti percentuali rispetto al 2022, superiore sia alla media del Centro (65,9%) che a quella dell’Italia (61,5%).

I dati risultarono fortemente positivi anche riguardo alle due province e ai generi.

Ora paiono esserci problemi. L’Umbria apre il 2025 con un bilancio preoccupante sul fronte imprenditoriale. Il primo trimestre dell’anno registra un saldo negativo di 211 imprese, equamente distribuito tra le due province: -162 a Perugia e -49 a Terni. Un dato che, pur confermando il trend già emerso negli ultimi mesi del 2024, dopo le elezioni regionali, assume una portata ancora più allarmante se letto su base annuale.

Rispetto allo stesso periodo del 2024, infatti, il numero di imprese attive è diminuito di 670 unità, pari a una flessione del -0,74%, la seconda peggiore d’Italia. Solo il Molise, con un -0,80%, presenta una dinamica più negativa. In confronto, la media nazionale si ferma a -0,18%.

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È un problema dell’attuale governo regionale? Difficile sentenziarlo in maniera netta, ma certo è che il campanello d’allarme c’è e la giunta Proietti dovrà tentare di invertire la rotta. Le tasse non aiutano.

Stando così le cose, sembra quasi inutile celebrare una festa importante come quella del recente primo maggio. E ha buon gioco l’ex presidente Donatella Tesei a rivendicare il lavoro della sua amministrazione: “Durante il mio mandato da presidente della Regione, ho sempre considerato l’occupazione una priorità. Abbiamo investito in formazione, innovazione, sostegno alle imprese e conciliazione dei tempi di vita e lavoro, con particolare attenzione ai giovani, alle donne, alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

I dati ci dicono che quella visione ha prodotto risultati concreti: secondo Istat, nel 2023 il tasso di occupazione in Umbria ha raggiunto il 66,5%, ben 5 punti sopra la media nazionale.

Oggi guardo con preoccupazione a segnali di rallentamento e discontinuità, determinati anche dall’aumento delle tasse voluto dall’attuale giunta regionale, che colpirà più di tutti il ceto medio, lavoratori, imprese, artigiani, commercianti.

L’Umbria non può permettersi passi indietro: c’è bisogno di consolidare quanto fatto e rilanciare con coraggio le iniziative avviate nel recente passato. Il lavoro si incentiva con interventi strutturali e attenzione quotidiana ai bisogni reali del territorio.

Rivolgo un plauso all’impegno del Governo nazionale, che insieme all’Inail ha previsto un investimento complessivo di oltre 1 miliardo e 200 milioni per la sicurezza sul lavoro che deve essere considerata come un diritto imprescindibile”.

Forte anche il richiamo che viene dal mondo della produzione. Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, ha commentato così il quadro regionale: “I dati non sono certo buoni e non possiamo più far finta che sia colpa della congiuntura. La nostra struttura economica è ancora troppo legata a micro-imprese, spesso individuali, fragili e poco capaci di competere in un’economia globalizzata”.

Mencaroni sottolinea la necessità di un cambio di paradigma: “Manca l’ossatura imprenditoriale solida su cui costruire sviluppo e innovazione. Il rafforzamento delle società di capitale è un processo in atto da anni, ma non basta”.

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Per invertire la rotta, secondo il presidente camerale, serve investire su formazione, digitalizzazione, attrazione di capitali e giovani talenti, e accelerare la transizione ecologica. Senza questi interventi, “continueremo a galleggiare in acque stagnanti”.

Insomma, l’Umbria rischia di farsi male da sola nel confronto con le altre regioni e l’economia chiede segnali concreti per poter riprendere una rotta che era assolutamente positiva.

Ovviamente, il governo regionale è atteso alla prova dei fatti senza pregiudizio, anche se le prime mosse non hanno fatto ben sperare.

L’Umbria ha ancora molto da offrire al Paese intero e non ci si può permettere di sciupare un patrimonio. 



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