Il comune di Rovigo ha rinunciato a 1 milione di euro provenienti da fondi PNRR per realizzare alloggi dignitosi per i braccianti agricoli e contrastare così attivamente il caporalato. Lo ha denunciato il sindacato dei lavoratori agricoli Flai Cgil: si tratta dei fondi, 200 milioni di euro complessivi, stanziati nel 2022 per finanziare 36 progetti in tutta Italia, rimasti bloccati per quasi tre anni e sbloccati solo il 23 luglio di quest’anno dal prefetto Maurizio Falco, Commissario Straordinario del Governo per l’attuazione del PNRR M5C2-I5 – Superamento degli insediamenti abusivi per combattere lo sfruttamento dei lavoratori in agricoltura.
Nella lista compaiono due interventi finanziati in Veneto, entrambi in Polesine: uno a Castelgugliemo e uno a Rovigo. Ma mentre per il primo caso i fondi, 1 milione 630 mila euro, saranno spesi per ristrutturare due edifici creando 50 posti letto per braccianti agricoli regolari già presenti sul territorio, nel caso del capoluogo di provincia la scelta è stata opposta.
La sindaca Valeria Cittadin non vuole «una sacca di disagio»
«Io farò sempre ostruzionismo e mi opporrò sempre, per tutto quello che è in mio potere, rispetto al crearsi di situazioni di questo tipo. Sarebbe stato assurdo creare in una frazione tranquilla come la nostra Concadirame una sacca di disagio» ha dichiarato la sindaca di Rovigo Valeria Cittadin, di centrodestra, ai microfoni del Tgr Veneto.
Il progetto finanziato dal PNRR a Rovigo prevede di realizzare in un’ex scuola abbandonata e nell’ex ufficio dell’anagrafe alloggi dignitosi per 30 braccianti agricoli, per sottrarli al meccanismo del caporalato, in cui i lavoratori agricoli sono costretti a pagare ai loro “intermediari” di lavoro per avere un giaciglio in cui dormire. «Un posto letto sul pavimento costa 150 euro al mese – denuncia nello stesso servizio Rai Dario Pitacco, segretario generale della Flai Cgil Rovigo –. Un posto letto sul pavimento con un materasso costa 200 euro al mese».
La Cgil: «Lavoratori in balia di sfruttatori senza scrupoli»
In un comunicato congiunto Giosuè Mattei, Segretario generale Flai Cgil Veneto, Dario Pitacco, Segretario generale Flai Cgil Rovigo, Silvana Fanelli, Segreteria regionale Cgil Veneto, e Pieralberto Colombo, Segretario generale Cgil Rovigo, affermano che «il rischio concreto di questa rinuncia potrebbe essere quello di lasciare questi lavoratori stagionali stranieri, di cui le aziende dichiarano di avere così tanta necessità, in balia di sfruttatori senza scrupoli, alimentando l’illegalità». Secondo gli esponenti Cgil «già dal suo insediamento, è del tutto evidente che questa amministrazione su questo tema ha assunto un approccio esclusivamente ideologico, così come del resto fa la maggioranza di governo sul tema migranti, invocando a parole la sicurezza ma favorendo di fatto l’illegalità».
Il progetto era frutto di un lavoro della rete territoriale delle organizzazioni del terzo settore, allargata alle organizzazioni sindacali, che in coordinamento con la Prefettura e con l’Anci, assieme ai Comuni di Castelguglielmo e Rovigo. aveva a suo tempo elaborato un progetto, denominato “Incas”, inserito nel piano locale multisettoriale per la valorizzazione del lavoro agricolo ed il contrasto allo sfruttamento lavorativo e al caporalato. «Il Ministero aveva individuato tali Comuni polesani proprio perché in passato erano emersi fenomeni di caporalato e sfruttamento in quelle realtà comunali – spiegano dalla Cgil –. Il progetto era finalizzato alla promozione della qualità dei prodotti agricoli della nostra Provincia, alla tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti per completarsi con un’opera di riqualificazione urbana di uno stabile presso la frazione di Concadirame, che si sta spopolando sempre di più».
«La Flai e la Cgil di Rovigo e del Veneto non arretreranno di un millimetro rispetto alle rivendicazioni e alle proposte da attuare per estirpare tutte quelle concause che alimentano il lavoro sfruttato e sommerso – si conclude la nota –. Riproporremo tutte le nostre ragioni e iniziative dentro la Sezione Territoriale del Lavoro agricolo di qualità che si è appena insediata e che necessariamente dovrà elaborare una strategia per contrastare ed estirpare questi fenomeni».
La campagna “Diritti in campo” in Polesine
Il 12 luglio a Rovigo, è stata presentata la campagna regionale di sindacato di strada “Diritti in campo”, che da lunedì 14 luglio a venerdì 18 luglio ha attivato le Brigate del Lavoro, composte da sindacalisti e attivisti di varie associazioni, nei campi e lungo le strade percorse dai lavoratori agricoli per presidiare le campagne e diffondere e costruire legalità. «I dati dicono che nel settore agricoltura nella nostra regione ci sono oltre 6000 lavoratori invisibili, anche a causa degli effetti di un decreto flussi che, per come è strutturato, alimenta lo sfruttamento lavorativo» ha denunciato il segretario regionale Flai Cgil Giosuè Mattei.
Vendemmia 2025, il sindacato di strada arriva a Treviso
Con l’aprirsi della stagione della vendemmia 2025, le “brigate del lavoro” arriveranno a Treviso, promosse dalla Flai della Marca e regionale: porteranno “sul campo” informazioni su diritti, tutele e servizi a disposizione dei lavoratori dell’agricoltura, attivando allo stesso tempo un presidio sul territorio in grado di intercettare eventuali fenomeni di irregolarità e illegalità. Nel 2024, ad esempio, proprio il sindacato di strada fece emergere casi di caporalato ai danni di 13 lavoratori provenienti dall’India impiegati irregolarmente nelle campagne di Oderzo e Ponte di Piave. La comunità indiana di Ormelle (Treviso) ha espresso la sua gratitudine conferendo un premio proprio alla Flai Cgil.
Secondo la Flai, questo 2025 è un anno importante per il territorio trevigiano perché «si è finalmente insediata a marzo scorso la Sezione Territoriale della Rete del Lavoro Agricolo di Qualità che ha subito varato lo strumento della check list per le aziende appaltatrici per consentire un controllo di regolarità e legalità all’interno degli appalti, meccanismo in cui spesso si nascondono gravi problematiche quali caporalato e sfruttamento lavorativo». La Rete si è attivata nelle province di Treviso e di Rovigo, con la partecipazione di enti e istituzioni del territorio tra cui Inps, Inail, Anci, Ater, i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, Coldiretti, Confagricoltura, Cia e Veneto Lavoro.
Caporalato a Porto Viro e nel Basso Vicentino
Intanto fanno notizia le operazioni delle forze dell’ordine contro il caporalato in Veneto. A fine giugno a Porto Viro la Guardia di Finanza di Rovigo ha scoperchiato un sistema di sfruttamento ai danni di 18 braccianti stranieri, fra cui due lavoratori in nero e un lavoratore privo di documenti, che lavoravano fino a 12 ore consecutive con temperature anche sopra i 30 gradi per circa 6 euro all’ora. Due caporali li portavano ogni mattina nei capi di quattro aziende agricole e la sera li riportavano in alloggi fatiscenti privi di servizi igienici e docce.
L’11 agosto i Carabinieri del nucleo Ispettorato del lavoro di Vicenza hanno riscontrato gravi violazioni in un allevamento di pollame a Barbarano Mossano e in un’azienda agricola di coltivazione di tabacco a Pojana Maggiore. Secondo Giosuè Mattei, Segretario generale Flai Cgil Veneto, «sono presenti anche nella provincia berica sacche di sfruttamento, lavoro nero e illegalità che spesso sono accompagnate dall’intermediazione illecita di manodopera, soprattutto nel settore degli allevamenti avicoli dove gli accasamenti del bestiame e successivamente gli svuotamenti dell’allevamento per la macellazione sono operazioni che vengono effettuate nel cuore della notte da lavoratori “fantasmi” reclutati da caporali senza scrupoli che approfittando del loro stato di bisogno costringono i malcapitati ad accettare condizioni di lavoro massacranti per pochi euro».
Mattei aggiunge che «la responsabilità di questa catena dello sfruttamento, oltre che del caporale il quale recluta la manodopera, è dell’imprenditore agricolo autoctono, che per quanto ci riguarda è il vero datore di lavoro che impartisce gli ordini, organizza il lavoro e che utilizza e sfrutta lavoratori a basso costo». Il sindacato si mette a disposizione per i lavoratori sfruttati delle due imprese agricole, offrendo supporto legale per regolarizzare i lavoratori che sono sprovvisti di titolo di soggiorno, come previsto dalla Legge n.199/2016.
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