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Ex Ilva, il sindaco non parteciperà all’incontro a Roma


A poche ore dal vertice per discutere l’accordo di programma, Bitetti fa sapere che non sarà presente fisicamente all’incontro al Mimit: “non ha senso partecipare di persona se non intendo firmare l’intesa”

Si svolgerà questa mattina alle 11 il vertice ministeriale sull’ex Ilva, in programma al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Nelle scorse ore il sindaco di Taranto Piero Bitetti, intervistato dal tg Rai, ha fatto sapere che non parteciperà fisicamente all’incontro a Roma: “Non ha senso partecipare di persona se non intendo firmare l’intesa. Visto che il tavolo è stato convocato, mi collegherò da remoto”, ha spiegato il primo cittadino al giornalista Danilo Giannese.
La scelta esclude così un confronto diretto con il ministro Adolfo Urso, che nelle scorse ore aveva confermato la riunione con gli enti locali. Al tavolo ministeriale sarà invece presente il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. Dopo la sessione con le istituzioni locali, il ministro proseguirà i lavori incontrando rappresentanti sindacali e associazioni imprenditoriali.

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In un post sul suo profilo Facebook, il sindaco Bitetti nei giorni scorsi aveva posto le condizioni che ritiene non negoziabili per avviare un vero confronto: protezione dell’ambiente e della salute, garanzie occupazionali e chiusura dell’area a caldo entro cinque anni.
“Cambiare la storia di Taranto eliminando nel più breve tempo possibile le principali fonti inquinanti dello stabilimento siderurgico e creando, nel contempo, nuove opportunità di sviluppo. Questo è ciò per cui abbiamo chiesto il consenso per amministrare, questo è ciò che faremo nel rispetto però del principio di realtà. – si legge nella sua lettera aperta – Il cambiamento che vogliamo, infatti, richiede tempo perché la vicenda di cui ci stiamo occupando è maledettamente complessa. Qualcuno in passato ha provato a pretendere tutto e subito ma l’esito, purtroppo, lo conosciamo: emergenza inquinamento irrisolta, migliaia di lavoratori in preda al panico per un futuro sempre più incerto, nessuna prospettiva di rilancio economico.”
Poi ha aggiunto: “Abbiamo espresso parere negativo in merito all’Autorizzazione integrata ambientale, abbiamo raccolto le sollecitazioni degli attori sociali per fare sintesi degli interessi e delle sensibilità rappresentative della comunità ionica, non abbiamo firmato l’Accordo interistituzionale di programma perché lo abbiamo considerato non all’altezza delle nostre aspettative. E tuttavia – giova sottolinearlo – essere in disaccordo con il governo non equivale a disconoscerne la funzione e i poteri che esercita; e ancora: l’Ilva non si chiude solo perché il Comune di Taranto non ha firmato l’accordo di programma.”
Bitetti chiede un decreto per Taranto. “Perché da soli non ce la faremo a cambiare la nostra storia. Abbiamo bisogno del contributo di tutti: delle forze politiche, del Parlamento, del governo, degli stessi cittadini che, mobilitandosi, ci chiedono di avere coraggio nella interlocuzione con l’Esecutivo e lungimiranza nelle scelte che faremo.”
“Le richieste di Taranto sono note: proteggere la salute dei cittadini che è un diritto costituzionale incomprimibile; tutelare l’ambiente, salvaguardare i posti di lavoro e prevedere, nel caso di possibili esuberi, alternative occupazionali credibili e cospicui investimenti in altri comparti produttivi. Il percorso di decarbonizzazione della fabbrica, da noi sostenuto e sul quale abbiamo presentato precisa proposta al governo, deve iniziare subito per consentire di chiudere l’area a caldo entro cinque anni. Qualsiasi ipotesi di accordo di programma non può prescindere da tutto questo. Non solo: il documento dovrà illustrare in modo dettagliato modalità, tempi e strumenti da attivare per raggiungere questi obiettivi. È solo su queste basi che può ripartire un confronto serio e costruttivo con il ministro Urso e tutto il governo.”



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