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Giornalisti uccisi a Gaza, ennesima ferita alla libertà di stampa


Anas Al-Sharif

di Andrea Olimpi

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CRONACA INTERNAZIONALE – Nel terzo millennio, sia come libero cittadino in un mondo che dovrebbe essere libero nell’informarsi e nel conoscere, sia come giornalista, non riesco ad accettare che raccontare fatti, fare informazione, diventi un rischio per la propria vita se non addirittura un possibile rischio di morte pianificata.
Ogni volta che un collega perde la vita per documentare la realtà, è un colpo inferto non solo a una persona, ma alla verità stessa e al diritto universale di essere informati e alla libertà di stampa. Ciò che è accaduto e che ormai da mesi accade quotidianamente a Gaza è inaccettabile.

Un raid mirato contro la stampa

Sei operatori dell’informazione – cinque dell’emittente qatariana Al-Jazeera e un giornalista freelance – sono rimasti uccisi in un raid israeliano definito “mirato”.
Le vittime sono i reporter Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqeh, il freelance Mohammed Al-Khaldi, e i cameramen Ibrahim Zaher, Mohammed Noufal e Moamen Aliwa. Al momento dell’attacco si trovavano in una tenda allestita per la stampa nei pressi dell’ospedale al-Shifa di Gaza City.

La figura di Anas Al-Sharif nel mirino

Secondo l’emittente Al Jazeera, il raid sarebbe stato diretto contro Anas Al-Sharif, accusato dall’esercito israeliano di essere “un terrorista di Hamas” e “a capo di una cellula responsabile di attacchi con razzi contro civili e truppe israeliane” e di essersi “spacciato per giornalista”.

In un post pubblicato sul profilo ufficiale su X, le Israel Defense Forces hanno scritto: “🎯STRUCK: Hamas terrorist Anas Al-Sharif, who posed as an Al Jazeera journalist. Al-Sharif was the head of a Hamas terrorist cell and advanced rocket attacks on Israeli civilians and IDF troops. Intelligence and documents from Gaza, including rosters, terrorist training lists and salary records, prove he was a Hamas operative integrated into Al Jazeera. A press badge isn’t a shield for terrorism“.(🎯COLPITO: Il terrorista di Hamas Anas Al-Sharif, che si è spacciato per un giornalista di Al Jazeera. Al-Sharif era a capo di una cellula terroristica di Hamas e ha condotto attacchi missilistici contro civili israeliani e truppe dell’IDF. L’intelligence e i documenti provenienti da Gaza, tra cui elenchi di personale, liste di addestramento per terroristi e registri salariali, dimostrano che era un agente di Hamas integrato in Al Jazeera. Un tesserino stampa non è uno scudo per il terrorismo).

Di fatto con questo post, l’esercito israeliano conferma quanto asserito da Al Jazeera, la paternità del raid e delle uccisioni.

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Anas Al-Sharif era uno dei volti più noti dell’emittente giornalistica: aveva 28 anni, era laureato in comunicazione presso l’Università Al Aqsa, con specializzazione in radio e televisione. Aveva realizzato numerosi reportage dal nord di Gaza, recentemente dedicati al tema della mancanza di cibo. Al-Jazeera ha respinto con forza le accuse israeliane, definendo l’operazione “un assassinio mirato” e “un attacco premeditato alla libertà di stampa”.

La condanna di Al Jazeera e le parole di Salah Negm

Il direttore di Al Jazeera English, Salah Negm, ha dichiarato alla BBC che non sorprende l’accusa israeliana, ma ha sottolineato che “non hanno provato nulla” e che è “ridicolo” continuare a definire “terroristi” i giornalisti di Gaza.
Negm ha affermato: «Conosciamo il background e la formazione dei nostri giornalisti e verifichiamo i loro contenuti da diverse fonti. Lavoro nel giornalismo da circa 40 anni… ho visto vittime in guerra, ma non omicidi deliberati come questo. Chi li commette resta impunito, ma questo ci dà la determinazione di continuare il nostro lavoro».

Un bilancio drammatico

Con queste nuove vittime, sono oltre 200 i giornalisti, reporter e operatori video che hanno perso la vita documentando il conflitto nella Striscia di Gaza.

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