pv magazine Italia ha intervistato due analisti di Bain & Company su uno studio rivolto al segmento nazionale del Commerciale e Industriale del fotovoltaico (C&I). L’Italia si conferma come uno dei protagonisti principali, puntando a un incremento da 17 GW a 42 GW, posizionandosi come secondo mercato europeo dopo la Germania, puntando su soluzioni energetiche complete, integrate, digitali e su misura.
L’azienda di consulenza globale Bain & Company ha di recente effettuato l’analisi Energy Forward dedicata al segmento Commerciale e Industriale del fotovoltaico (C&I), gettando luce anche sullo spazio Behind-the-Meter, la parte dell’impianto elettrico che si trova dal lato dell’utente, dopo il contatore rispetto alla rete pubblica, comprendendo tutte le soluzioni di generazione, accumulo e gestione dell’energia che consentono di gestire e consumare direttamente energia elettrica, senza che questa debba transitare prima nella rete pubblica.
Dal lavoro è emerso che nel 2024 sono stati installati circa 2 GW di nuova capacità fotovoltaica nel segmento C&I, pari al 30% del totale nazionale, ma che la sola generazione distribuita non basta più. e che la domanda delle imprese sta evolvendo verso modelli integrati che combinano generazione, accumulo, climatizzazione efficiente, mobilità elettrica, sistemi di gestione e trading energetico.
pv magazine Italia ha intervistato Roberto Prioreschi, SEMEA Regional Managing Partner di Bain & Company ed Alessandro Cadei, Senior Partner e Responsabile EMEA Energy & Natural Resources di Bain & Company.
Quali sono le principali evidenze emerse dall’analisi?
Il fotovoltaico, in particolare nella sua forma di Generazione Distribuita, sta conoscendo una forte accelerazione nel segmento C&I, sia in Italia che in Europa. Solo nel 2024, in Italia sono stati installati circa 2 GW di nuova capacità C&I, pari al 30% del totale nazionale, portando il cumulato del segmento a 17 GW. L’obiettivo di raggiungere i 42 GW entro il 2030 è ambizioso ma plausibile, soprattutto considerando le proiezioni europee, che stimano tra 275 e 320 GW installati entro fine decennio.
L’evoluzione più rilevante?
Riguarda il cambiamento della domanda: le imprese non cercano più solo impianti singoli, ma soluzioni energetiche complete, integrate, digitali e su misura. Questo spostamento ha reso lo spazio Behind-the-Meter (BtM) il nuovo baricentro dell’innovazione nel settore. Le aziende vogliono gestire attivamente il proprio fabbisogno energetico attraverso piattaforme che combinano generazione, accumulo, flessibilità, efficienza e servizi digitali.
Alla luce di questo, come si stanno comportando le imprese del segmento C&I in termini di investimenti in impianti fotovoltaici?
Stanno accelerando gli investimenti spinte da tre principali fattori. In primo luogo, la convenienza economica dell’energia autoprodotta: la produzione on-site consente una riduzione strutturale dei costi energetici, particolarmente attrattiva dopo la forte volatilità dei prezzi seguita al conflitto in Ucraina. A questo si aggiunge il desiderio di maggiore autonomia, sicurezza energetica e decarbonizzazione, motivato da ragioni strategiche e reputazionali. Il secondo driver è rappresentato dall’accesso a incentivi di tipo “indiretto”, come la possibilità di partecipare ai mercati della flessibilità e del bilanciamento. Un esempio significativo è l’introduzione del nuovo Testo Integrato del Dispacciamento Elettrico (Tide), che da quest’anno apre l’accesso ai servizi di rete anche a risorse distribuite e utenti retail aggregati, rafforzando così il ruolo attivo delle imprese nella transizione energetica nazionale. Infine, sta prendendo piede il consolidamento di modelli As-a-Service e di Power Purchase Agreement (PPA), che abbassano sensibilmente la barriera all’ingresso per molte PMI eliminando l’esigenza di un investimento iniziale in Capex. Nonostante queste opportunità, persistono alcuni ostacoli rilevanti.
Quai sono tali ostacoli?
Tra i principali c’è un cambio culturale nel paradigma di consumo e la burocrazia/complessità dei processi autorizzativi, soprattutto per impianti di dimensioni medio-grandi. A ciò si aggiunge la carenza di competenze interne: molte imprese non dispongono di team strutturati in grado di valutare e gestire progetti energetici complessi. Per questo motivo, le aziende ricercano sempre più spesso partner con soluzioni che integrino anche soluzioni e competenze specialistiche.
Qual è il ruolo delle soluzioni “as-a-service” e dei modelli di business come PPA e leasing nella diffusione del fotovoltaico C&I?
I modelli “as-a-service” stanno emergendo come catalizzatori fondamentali. Le aziende prediligono soluzioni flessibili, a basso impatto Capex e a ridotta complessità gestionale, che includano un’offerta integrata di tecnologie e servizi: dal fotovoltaico allo storage, dalle pompe di calore ai sistemi di riscaldamento, fino alla gestione energetica e al trading sui mercati. In questo contesto si inseriscono i modelli Capex-as-a-Service (CaaS), che combinano generazione, fornitura e gestione dell’energia, offrendo soluzioni modulari e personalizzabili. La domanda si orienta sempre più verso offerte “integrate”, che includano non solo gli asset fisici ma anche servizi avanzati come il trading e la gestione della flessibilità, sia lato rete che mercati energetici. A supporto di questa evoluzione, crescono anche i Power Purchase Agreement (PPA), saliti del 22% in Europa nel 2024, come riportato da SolarPower Europe, con 7,6 GW di capacità contrattualizzata, rispondendo al bisogno di contratti di lungo termine, stabili e competitivi. Anche il leasing operativo si sta affermando, in particolare tra le PMI, interessate a evitare oneri gestionali e rischi tecnologici. Il mercato italiano del CaaS per il segmento C&I Behind-the-Meter potrebbe raggiungere un valore tra 800 milioni e 1,2 miliardi di euro entro il 2030, segnando una trasformazione profonda nel modo in cui le imprese gestiscono il proprio approvvigionamento energetico.
Quindi le prospettive future per il fotovoltaico C&I in Italia ed Europa sono estremamente positive?
Esattamente. Entro il 2030, si prevede che il mercato europeo della capacità C&I raggiungerà tra i 275 e i 320 GW, con un tasso di crescita annuo composto (Cagr) superiore al 15%. L’Italia si conferma come uno dei protagonisti principali, puntando a un incremento da 17 GW a 42 GW, posizionandosi come secondo mercato europeo dopo la Germania, che passerà da 32 GW a oltre 65 GW. Questo sviluppo sarà sostenuto da una crescente pressione competitiva sui costi energetici per il comparto manifatturiero, dall’accelerazione delle politiche aziendali per la decarbonizzazione, che rendono l’autoproduzione energetica una leva strategica, e dalla diffusione di tecnologie complementari, come i sistemi di accumulo, i servizi di energy management e il trading. Queste soluzioni permetteranno una gestione più efficiente e redditizia dell’energia prodotta, anche grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che abiliterà capacità predittive avanzate e ottimizzazione dinamica dei flussi energetici
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