Soltanto nel primo trimestre del 2025 le imprese pugliesi hanno esportato verso gli Stati Uniti prodotti per un valore di 194 milioni, il 9% sul totale dell’export regionale. Gli Usa sono diventati, così, il secondo mercato di sbocco per la Puglia, sarebbe una buona notizia questo incremento se non fosse per l’introduzione dei dazi voluti da Trump.
I dati
I dati, elaborati da Confartigianato Puglia, contengono due notizie: la prima è che ad inizio 2025, quando ancora i dazi non facevano irruzione nella vita delle aziende, le esportazioni verso il mercato statunitense stavano conoscendo una incoraggiante espansione, tanto da imporsi come il secondo dopo quello tedesco (351 milioni di export nel primo trimestre). La seconda notizia è che, adesso, questo passo in avanti è messo a forte rischio: centinaia di imprese potrebbero ritrovarsi a fare i conti con un calo di ordini e, di conseguenza, fatturato.
Analizziamo la situazione: tra gennaio e marzo di quest’anno, la Puglia ha esportato prodotti per 351 milioni verso la Germania (pari al 16,2% del totale dell’export regionale), a seguire gli Usa (194 milioni e 9% sul totale), Francia (192 milioni, 8,9%), Spagna (173 milioni e 8%), Svizzera (106 milioni, 4,9%), Turchia (97 milioni, 4,5%), Regno Unito (79 milioni, 3,7%), Polonia (71 milioni, 3,3%) Belgio (66 milioni, 3,1%) e infine Albania (66 milioni, 3,1%). Quali sono i principali prodotti esportati dalla Puglia nel primo trimestre? Al primo posto ci sono i medicinali e preparati farmaceutici: 208 milioni, 9,6% del totale. Seguono gli accessori per auto e loro motori (138 milioni, 6,4%); prodotti agroalimentari (126 milioni, 5,8%); altri macchinari per impieghi speciali (121 milioni, 5,6%); mobili (105 milioni, 4,9%) e prodotti da forno e farinacei (90 milioni, 4,1%).
Allarme dazi
Un business che è messo a repentaglio dai dazi al 15%. Svimez ha calcolato che la Puglia potrebbe vedere andare in fumo circa 117 milioni, con 1300 posti di lavoro in bilico. Il calo delle esportazioni regionali si attesterebbe al –13%, mentre per il sistema italiano la contrazione complessiva sarebbe da quasi 6 miliardi di euro, -14%. Un quadro nefasto che andrebbe a colpire in maniera più diretta le imprese del Nord, l’area del Paese a maggiore trazione industriale ed esportatrice verso gli Usa, ma che rischia di mettere in ginocchio anche le imprese del Meridione, in particolare quelle pugliesi che hanno puntato molto sul mercato americano investendoci, come dimostrano i primi dati ufficiali sul 2025. Scorrendo i numeri di Svimez, la diminuzione delle esportazioni sul mercato a stelle e strisce colpirebbe in doppia cifra tutte le regioni italiane, le uniche eccezioni Sardegna e Sicilia, dal 10% della Calabria al 34% della Valle d’Aosta.
Non solo dazi, però. A preoccupare le micro e piccole imprese pugliesi è anche la riduzione costante dei prestiti bancari. Da marzo 2019 a marzo 2025, infatti, le aziende con meno di 20 lavoratori hanno visto i finanziamenti ridursi da 6,2 miliardi di euro a 5,2 miliardi di euro. “L’economia pugliese – evidenzia Confartigianato – è a uno snodo complesso: più che i dazi di Trump, il cui effetto indiretto rischia comunque di farsi sentire, sono i dati sui prestiti nei confronti di micro e piccole imprese a far scattare l’allarme”. Il trend è nazionale ma in Puglia è accentuato: basti pensare che dopo una piccola ripresa a cavallo tra il 2021 e il 2022, da marzo 2022 a marzo 2025 si è passati da 6,4 a 5,2 miliardi di prestiti, -1,2 miliardi. È proprio la costanza del fenomeno a preoccupare: “Negli ultimi quindici anni – si legge nel report di Confartigianato – il sistema bancario italiano ha infatti drasticamente ridotto le erogazioni alle imprese, un fenomeno con pochi paragoni in altri Paesi, nonostante il loro rafforzamento organizzativo e patrimoniale. A ciò si aggiunge la difficoltà del mercato dei capitali italiano nel far emergere strumenti e operatori non bancari (piattaforme di crowdfunding, private equity, venture capital). La contrazione del credito bancario è più marcata per le imprese più piccole, e in termini reali l’impatto è ancora più pesante a causa dell’inflazione elevata”. Quello della difficoltà nell’accesso al credito rischia di essere un problema ancor più rilevante se valutato nel quadro generale dell’instabilità economica mondiale, considerate le ultime mosse degli Stati Uniti e l’introduzione dei dazi. “È l’incertezza, a conti fatti, il nemico numero uno per chi fa impresa. Sebbene gli Stati Uniti – si rileva nello studio – siano un partner commerciale chiave, posizionandosi al secondo posto per le esportazioni pugliesi con una quota del 9 per cento, al momento non si rilevano preoccupazioni immediate per le piccole imprese dovute a dazi che possono colpire in maniera diretta produzioni chiave della nostra regione. Tuttavia, più difficoltoso è stimarne gli effetti indiretti. Molte piccole imprese artigiane operano come fornitori o subfornitori per aziende più grandi, sia a livello nazionale che internazionale. Eventuali ripercussioni su queste ultime, causate da variazioni delle tariffe o da complessità nelle catene di approvvigionamento globali, potrebbero tradursi in un impatto significativo sull’indotto e, di conseguenza, sulle piccole realtà pugliesi”.
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