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Australia, tassi di interesse al 3,6%: terza riduzione nel 2025


A poche ore dall’annuncio, le quattro principali banche australiane hanno adeguato i propri tassi sui prestiti, riducendoli di un quarto di punto percentuale. Un intervento immediato che, nelle intenzioni della banca centrale, dovrebbe contribuire a liberare risorse per famiglie e imprese. Tuttavia, la stessa Reserve Bank ha chiarito che tassi più bassi, pur favorendo l’attività economica, comportano anche rischi concreti per il mercato del lavoro.

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Previsioni economiche riviste

Oltre alla riduzione dei tassi, la banca centrale ha diffuso nuove stime macroeconomiche. La previsione di crescita della produttività è stata rivista al ribasso, dall’1% allo 0,7% per i prossimi due anni. Secondo gli analisti dell’istituto, il percorso di riduzione non si fermerà qui: le proiezioni indicano ulteriori cali fino a un possibile 2,9% entro la fine del 2026. L’obiettivo dichiarato è riportare l’inflazione entro l’intervallo di riferimento, ma la governatrice Michele Bullock ha riconosciuto che questo processo avrà anche l’effetto collaterale di ridurre l’occupazione in alcuni settori.

Un contesto di incertezza

Bullock ha descritto l’attuale scenario economico come “fortemente incerto”, influenzato da dinamiche interne e da fattori esterni legati all’economia globale. Ha però sottolineato che la politica monetaria australiana resta “ben posizionata per rispondere con decisione agli sviluppi internazionali”. Un elemento cruciale per la tenuta dell’economia è la Cina, principale partner commerciale di Canberra, la cui crescita – secondo Bullock – appare “relativamente resiliente” nonostante le turbolenze globali.

Effetti attesi e rischi

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I tassi più bassi dovrebbero tradursi in mutui e finanziamenti meno onerosi, con un impatto positivo sulla spesa delle famiglie e sugli investimenti delle imprese. Tuttavia, una politica monetaria così espansiva potrebbe anche ridurre la redditività del settore bancario e indebolire il dollaro australiano, con effetti contrastanti sulle esportazioni e sulle importazioni. Inoltre, il calo dell’occupazione previsto dalla stessa Reserve Bank rappresenta un campanello d’allarme che potrebbe condizionare la fiducia dei consumatori.

Le critiche dell’opposizione

Il portavoce per il Tesoro dell’opposizione conservatrice, Ted O’Brian, ha interpretato le nuove previsioni economiche come un segnale negativo nei confronti della politica economica del governo. Secondo O’Brian, la revisione al ribasso delle stime di crescita e produttività equivale a “un voto di sfiducia” della banca centrale nei confronti dell’esecutivo, mettendo in evidenza la fragilità delle strategie in atto.

Una strategia da confermare

Per la Reserve Bank, i prossimi mesi saranno decisivi. Il margine di manovra sui tassi resta ampio, ma le scelte dovranno bilanciare l’esigenza di stimolare l’economia con quella di preservare la stabilità finanziaria e occupazionale. Bullock ha ribadito che la politica monetaria resterà flessibile, pronta a reagire in caso di shock esterni o di segnali di surriscaldamento inflazionistico. In un contesto internazionale in rapida evoluzione, la sfida sarà trovare il punto di equilibrio tra sostegno alla crescita e tutela dell’occupazione, senza compromettere la fiducia dei mercati.



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