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Ex Ilva, ecco il piano di salvataggio: si parte con la manutenzione degli Altiforni, nuova gestione nel 2026




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Ultim’ora news 13 agosto ore 20


Il salvataggio dell’ex Ilva, tra piani industriali e piani di decarbonizzazione, si è trasformato in un’opera di ingegneria e finanza. Ma anche in un’impresa di ricucitura morale, ambientale e sociale. Da completarsi, auspicabilmente, entro il 1° aprile 2026.

E così il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dato mandato ai commissari straordinari e ai tecnici di Via Veneto di prevedere di più per Taranto: più fondi per la sanità, più imprenditori coinvolti, più futuro. Si riparte da settembre, il mese delle fondamenta.

Settembre: l’accordo di programma e il nuovo investitore

Il primo appuntamento è per lunedì 15 settembre, in uno degli uffici di Via Veneto. Entro quella data, infatti, gli imprenditori interessati ad acquisire Acciaierie d’Italia dovranno presentare le offerte vincolanti conformi al bando di gara aggiornato che, tra le altre cose, introduce l’obbligo vincolante della piena decarbonizzazione dell’ex Ilva.

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Il futuro acquirente degli stabilimenti – d’intesa tra governo e amministrazioni locali – dovrà impegnarsi a spegnere tutte le aree a caldo alimentate a carbone e sostituirle con forni elettrici, fino a coprire la capacità produttiva autorizzata di 6 milioni di tonnellate all’anno, nel rispetto dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata il 25 luglio.

Una volta aperte le buste, il ministro convocherà il tavolo con Regione Puglia e Comune di Taranto per analizzare le prime evidenze delle procedure di gara. Da crono-programma si prevede di identificare l’investitore più idoneo entro il 31 settembre.

L’intesa con la Regione rende più chiaro il contesto per gli investitori

Intanto, durante la riunione, sarà esaminata l’ipotesi di un polo nazionale del Dri (Direct Reduced Iron, ndr) utile all’approvvigionamento dei forni elettrici nello stabilimento jonico, qualora sia possibile assicurare il necessario apporto energetico. Ma la decisione sul fronte spetterà soprattutto al territorio. L’approccio al tavolo sarà «partecipativo», ha più volte ribadito il ministro.

L’obiettivo ultimo della riunione, comunque, resta la firma dell’Accordo di Programma. Per renderlo «ufficiale». Martedì 12 agosto gli enti locali, la Regione Puglia e il ministero si sono già impegnati a sottoscrivere il documento. Tanto che la firma è stata già recepita dagli analisti e da Piazza Affari. Equita, nell’indicare il target price di 41 euro su Danieli (leader globale nella tecnologia dei forni arco elettrici) osserva che «l’intesa serve a rendere più chiaro il contesto per investitori privati che dovranno presentare le offerte per rilevare l’ex Ilva».

Secondo quanto indicato dal Mimit nelle scorse settimane, ricordano gli analisti, «gli investimenti in decarbonizzazione hanno un valore che va dai 3 miliardi, includendo solo i forni arco elettrici, fino ai 9 miliardi, se si include anche il Dri e la carbon capture».

Si parte con la manutenzione degli impianti

Successivamente si chiederà il via libera industriale a Bruxelles: la verifica da parte dell’Antitrust europeo, e sull’eventuale golden power, è una tappa fondamentale per affidare il gruppo a un nuovo proprietario. Sempre secondo l’intenzione del dicastero, l’obiettivo è ottenere le autorizzazioni necessarie tra ottobre 2025 e marzo 2026.

Di pari passo saranno avviate le manutenzioni sugli altiforni: toccherà subito ad AFO 2 e AFO 4, poi una volta dissequestrato sarà la volta di AFO 1. La volontà è rispettare la scadenza di marzo 2026: entro quella data il ministero punta a renderli attivi, con una produzione a regime di 6 milioni di tonnellate. Ne consegue che il mandato è quello di far partire la nuova gestione dal 1° aprile 2026.

Con il nome del papabile acquirente in una mano e con la strategia industriale nell’altra, sul tavolo di Via Veneto si esaminerà poi tutto il «di più» che si sta prevedendo per Taranto. Sul fronte ambientale, l’impegno è quello di rafforzare il monitoraggio e di aumentare le risorse del Fondo sanitario regionale. Per i proprietari degli immobili del quartiere Tamburi, quello in cui sorge l’ex Ilva, sono previsti interventi tramite la semplificazione delle procedure e rifinanziamento del fondo di sostegno. È poi allo studio c’è il potenziamento del porto e la creazione di un polo tecnologico di ricerca sostenibile. (riproduzione riservata)

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